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E’ morta la poetessa cervese Nicoletta (Lina) Briasco. Aveva 85 anni

2 gennaio 2014 | 10:54
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E’ morta la poetessa cervese Nicoletta (Lina) Briasco. Aveva 85 anni

Nicoletta (Lina) è stata una delle voci più importanti della poesia cervese. La sua penna ha scritto in versi mille storie tra carruggi e fasce, persone e personaggi, flora e fauna, sottolineandoli con la sensibilità e umanità

E’ scomparsa all’età di 85 anni la poetessa cervese Nicoletta (Lina) Brasco. Era nata nel 1928 a Cervo, dove risiedeva. Lettrice da sempre, sin da bambina coltiva la passione per la poesia esprimendo così le proprie emozioni e sentimenti. In pensione dopo una vita particolarmente attiva, adorava il suo piccolo paese a picco sul mare.

Presente nella prestigiosa "Agenda dei Poeti 2005" – OTMA Edizioni – Milano con un suo davvero significativo brano dal titolo: "Un cervese fucilato" e nell’edizione 2006 con: "Fior di ginestra per Emanuela", "Due fiori di prato" è la sua poesia che figura nell’edizione 2007 mentre nel 2008 ha pubblicato: "Ultimo viaggio".

Di seguito un ricordo di Nicoletta Braschi di Luigi Diego Elena, consigliere comunale a Cervo: 

"La Parca inesorabile ha reciso il tenue stame di vita"  avrebbe scritto Nicoletta (Lina). Oggi lei ci manda "sull’ali del vento" il suo estremo saluto. La sua vita di poetessa e scrittrice della "umana semplicità del quotidiano Borgo natio si è spenta, ma aleggia nei versi dedicati "all’irta sua rupe montana che ancora la rammenta e l’ama" Nicoletta (Lina) è stata una delle voci più importanti della poesia cervese. La sua penna ha scritto in versi mille storie tra carruggi e fasce, persone e personaggi, flora e fauna, sottolineandoli con la stessa sensibilità e umanità di chi conosce il valore pieno della vita.

Fogli e quaderni di memorie vive e vivide di una vita dedicata al senso del rispetto universale. Quando recitava parlava il suo cuore aperto, libero che lievitava gioia nello sguardo suo e per empatia in chi le stava accanto. Ricordo tutte quelle poesie all’interno di una scatola, scritte su foglietti ripiegati e cuciti con ago e filo.  Sembravano tanti ricami ad uncinetto, anche perché lei conosceva quell’arte. Nicoletta (Lina) sapeva coniugare amori e sofferenze in maniera profonda e la sua grande sensibilità riemergeva attraverso le sue poesie ed anche racconti.

L’affetto nei confronti delle persone che più amava ha caratterizzato la sua intera vita, e per queste ha scritto migliaia di lettere colme di struggenti riflessioni sulla vita, sull’amicizia, sull’amore, sulla morte. Per quel che mi riguarda, oltre che essere suo cugino di primo grado, sono gli insegnamenti ricchi di valori e le memorie del suo natio Borgo.

Molti dei miei scritti portano, come base, le sue testimonianze simbolo dei temi cari a Nicoletta (Lina), l’amore nella sua grandezza, o meglio nella sua totalità, con le parole della vita nella semplicità che si fa gioia. Nicoletta (Lina) si è sempre soffermata sul senso delle parole e la loro importanza: quando una parola è detta, o scritta, non ha esaurito la sua funzione, perché proprio in quel momento quella parola inizia a vivere nella memoria di chi l’ha ascoltata o letta.

Leggere i versi di Nicoletta (Lina) è trovarsi di fronte a una sorta di racconto molto concreto, a uno svolgersi dei fatti che dà una sensazione di familiarità, con appena un accenno a nostalgici ricordi (i bambini a scuola, gli ulivi nelle fasce, gli animali domestici, i colori di albe e tramonti, i profumi del focolare domestico) e a un senso di fresco concretizzato nella rugiada che scende sul corpo vestito di garza e tulle. Nicoletta (Lina) ci ha lasciato col suo essere e fare gentile, ma comunque sempre con dignità, decisa a rispettare i suoi appuntamenti.  "Non scegliamo noi di fermarci, di interrompere la nostra vita, ma è lei che arriva, si ferma alla nostra porta e non ha bisogno di imporsi con la forza, perché sa di essere inevitabile".

Ricordo tra le tante, queste sue parole nei nostri fattivi e piacevoli dialoghi. E l’ultimo viaggio si fa in solitudine, noi, la morte, e quel mistero insondabile che è l’eternità. Il percorso è lento: la morte, messaggera dell’eternità, non ha certo fretta.  I secoli che passeranno saranno ormai senza tempo, brevissimi in confronto a quel lungo giorno in cui capimmo subito che quel viaggio apparentemente familiare era quello che ci portava verso l’eternità. Grazie Nicoletta (Lina) di questa memoria nel tuo viaggio ora verso l’eternità"

Luigi Diego Elena