Amministrare un Comune non significa solo scrivere indirizzi politico-strategici per il territorio
Dedicato a tutti i Sindaci che vivono il loro ruolo nella e per “la bellezza del bene comune”
Amministrare un Comune non significa solo scrivere indirizzi politico-strategici per il territorio che si rappresenta, poiché ad ogni Ente Locale è conferita una potestà tributaria, in funzione della quale dovrebbe corrispondere una riduzione del centralismo dello Stato.
Una così profonda innovazione strutturale a carico degli Enti Locali induce gli Amministratori ad attuare un modus operandi completamente diverso rispetto al passato, prevedendo altresì competenze specialistiche al passo con i tempi.
Un buon amministratore dovrà disporre dunque dei mezzi e delle conoscenze adeguate, nonché di collaboratori sempre in grado di reperire nuove risorse; dovrà cimentarsi al meglio nella ricerca di finanziamenti europei, statali e regionali; dovrà mostrare elasticità e capacità progettuali, ponendosi sempre l’obiettivo di ridurre i costi e tramutarli in investimenti, in ogni singola fase del percorso amministrativo.
Oggi con le responsabilità che gravitano e pesano su chi amministra si può parlare e definire il ruolo di Sindaco con: “una vocazione passionale d’amore per il proprio comune vicino al martirio civico".
Difatti mancano le risorse finanziarie, mancano le risorse umane, non trovi interlocuzione nei livelli superiori, non si prendono indennità e per qualsiasi problema la colpa, "immancabilmente", è del Sindaco”.
Eppure fare politica, amministrare per il proprio comune, è per così dire "bello". Cito una frase "la bellezza ci salverà". La bellezza nella fattispecie è servire il "bene comune".
Ed allora su queste basi bisogna costruire un nuovo modo di partecipare a tutto titolo per questa bellezza. Partecipare fattivamente significa condividere scienza, conoscenza, azione, monitoraggio in forma attiva, costante e permanente.
Significa critica propositiva con responsabilità di vero cittadino che prende parte ad ogni problema del territorio e si adopera per la migliore soluzione possibile.
Certo chi si propone per amministrare ne è perno e motore, ma chi è amministrato non deve abdicare, solo delegare. La delega io la intendo come presa in carico di responsabilità anche operativa.
Ad esempio da terzo settore. Ma non basta. Bisogna trovare insieme momenti rapidi e pragmatici di confronto e azione. Bisogna per ogni campo, tema, materia, disporre di persone professionalmente preparate a supporto, disponibili che gli daranno “una mano”. Una comunità/squadra di volti positivi in assoluto e non solo.
Non è l’anagrafe che mortifica il progressismo, ma l’insipienza dell’ignavia e delle idee legate al luogo comune, al pregiudizio e al disfattismo.
Certo essere "giovani" ha un bel vantaggio,quale un percorso più lungo davanti, e di contro uno più breve affrontato che non ha consentito oggettivamente inciampi, rispetto a chi si ritrova invece per anagrafe "giovane attempato" comunemente chiamato anziano. Tra un giovane ed un anziano non è il tempo ad aver potere di confini, ma piuttosto sarà la grazia delle età ad allargarne gli orizzonti.
Ed allora io credo che chi si identifica in questi profili debba fare un passo in avanti e dire: "presente". Sarà la positività nell’umiltà a fare di un comune una "cosa Grande" per tutti che si chiama bene comune.
C’è bisogno di conoscenza del sapere e del fare in tutti i campi oggi per traguardarci ad importanti obiettivi. C’è bisogno di professionalità quali: (Enti locali), (welfare), (comunicazione), (riforme), (economia), (lavori pubblici), (cultura). Non basta più e non si può più in questo mondo, senza offesa e riferimenti, essere semplici se pur impegnati, onesti, prestatori d’opera.
Certo ogni incarico istituzionale va inteso protempore, ed è per questo che quanto sopra deve essere copioso di partecipazione ed impegno. Questo garantirà democrazia, alternanza e soprattutto a mio avviso responsabilità di conoscenza civica e del modo di viverla e tramandarla. Un vero salto culturale verso l’alto valore del bene comune a portata di tutti.
Cari Sindaci così, io credo non vi sentirete mai soli ed ogni critica vi verrà posta in forma partecipata e costruttiva tra "pares inter primis" perché saremo tutti pronti per il bene comune a rispondere coscientemente e responsabilmente: "presente".
Grazie di cuore a tutti i Sindaci che vivono il loro ruolo nella e per "la bellezza del bene comune"
Luigi Diego Elena
Consigliere comunale Pd Cervo (IM)