Si è ripetuta a Dolceacqua una tradizione che si tramanda da secoli
Malgrado il tempo inclemente sono stati accesi i tre fuochi, uno in piazza Mauro nella “Tera”, uno in piazza Garibaldi nel Borgo ed uno nella Fravega
Anche quest’anno, proseguendo una tradizione che si perpetua nei secoli, a Dolceacqua sono stati accesi i tre fuochi, uno in piazza Mauro nella "Tera", uno in piazza Garibaldi nel Borgo ed uno nella Fravega intorno ai quali si riuniscono le persone non solo del paese ma anche i turisti attirati dal calore e dalle "monachine", le scintille di fuoco, che sembrano fuggire dal falò per avviarsi verso il buio, senza sapere che lontano dalla vampa che l’ha generate quasi immediatamente perderanno la loro forza ed il loro calore.
Quest’anno purtroppo il tempo inclemente ha reso molto difficoltoso il mantenere accesi i falò che però sono stati immediatamente riaccesi dopo il passaggio della tempesta di Natale per ricordare alla natura la caparbietà dell’uomo ed il suo attaccamento alle proprie tradizioni.
Già nella serata di ieri tutti fuochi brillavano della vivida e calda luce ed ancor oggi hanno continuato ad essere punto di aggregamento delle persone, tutti tranne quello acceso nella grande piazza del quartiere più antico del paese dei Doria: in piazza Mauro infatti la tradizione si è spenta non per la pioggia torrenziale ma per la mano dell’uomo che la mattina del 27 dicembre mentre tutti gli altri fuochi brillavano circondati dalle persone e dai bambini, quello dinnanzi alla Chiesa Patronale veniva spento con gli idranti lasciando al posto dei tronchi lambiti dalle fiamme una montagna di terra e cenere bagnata che per tutta la giornata, ironia della sorte, veniva fotografata dai turisti incuriositi dai miseri resti.
Chissà cosa avrebbero pensato gli antichi abitanti del quartiere che hanno sempre combattuto una gara affinchè il proprio fuoco fosse l’ultimo a spegnersi.
Ivano Anfosso