Cattedrale di N.S. Assunta |
Ventimiglia
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Oggi a Ventimiglia l’ordinazione presbiteriale di Marco Castagna e diaconale di Claudio Fasulo/FOTO

15 dicembre 2013 | 19:35
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Oggi a Ventimiglia l’ordinazione presbiteriale di Marco Castagna e diaconale di Claudio Fasulo/FOTO
Oggi a Ventimiglia l’ordinazione presbiteriale di Marco Castagna e diaconale di Claudio Fasulo/FOTO
Oggi a Ventimiglia l’ordinazione presbiteriale di Marco Castagna e diaconale di Claudio Fasulo/FOTO
Oggi a Ventimiglia l’ordinazione presbiteriale di Marco Castagna e diaconale di Claudio Fasulo/FOTO
Oggi a Ventimiglia l’ordinazione presbiteriale di Marco Castagna e diaconale di Claudio Fasulo/FOTO
Oggi a Ventimiglia l’ordinazione presbiteriale di Marco Castagna e diaconale di Claudio Fasulo/FOTO

Il Vescovo diocesano, S.E. Mons. Alberto Maria Careggio ha ordinato sacerdote il diacono don Marco Castagna e ha conferito il diaconato al seminarista Claudio Fasulo.

Il Vescovo diocesano, S.E. Mons. Alberto Maria Careggio ha ordinato sacerdote il diacono don Marco Castagna e ha conferito il diaconato al seminarista Claudio Fasulo. La cerimonia ha avuto luogo oggi pomeriggio alle 15.30 presso la cattedrale Nostra Signora Assunta di Ventimiglia

Oggi è incominciato anche il cammino di preghiera continua per chiedere a Dio il dono di vocazioni sacerdotali, religiose, contemplative e missionarie che si protrarrà per tutto il periodo dell’Avvento. A don Marco ed a Claudio la redazione di Diocesi24 assicura il ricordo nella preghiera e la vicinanza dell’amicizia in questo momento così importante per la loro vita e per quella della nostra Chiesa.

Omelia del vescovo diocesano, S.E. Mons. Alberto Maria Careggio

Cari Marco e Claudio, oggi siete voi al centro dell’attenzione di tutto il Popolo di Dio, simbolicamente rappresentato dalla gente che riempie questa Cattedrale: la riempie di preghiera e di canti, di amore sincero e profondo, di commozione autentica, di gioia umana e spirituale. In questo Popolo, hanno un posto particolare i vostri genitori e familiari, gli amici, i compagni, i superiori e gli educatori del Seminario, venuti anche da Roma, le comunità parrocchiali che vi hanno accompagnato nel vostro cammino e quelle che voi stessi avete già servito pastoralmente.
Saluto tutti con affetto, condividendo la gioia intensa di questa celebrazione straordinaria. Per Claudio, con l’ordinazione diaconale, è sempre più vicina la vetta del sacerdozio, meta intravista quando un’altra soluzione gli sembrava essere il sogno della vita, tanto era allettata da una solida posizione economica ed una esperienza affettiva spiritualmente ricca e desiderabile. Per Marco, con l’ordinazione presbiterale, si compie un progetto a lungo coltivato nel suo cuore e atteso da Dio, un cammino maturato nel corso di esperienze varie e di studi, tanto da rendere promettente il suo avvenire, se saprà leggere il passato alla luce dei piani misteriosi di Dio. Per tutti è sempre vero che l’homme s’agite, Dieu le mène, l’uomo si agita, Dio lo conduce.
Ci rallegriamo tutti di fronte al dono che oggi Dio fa alla Chiesa diocesana. Nei canti di questa assemblea ha preso una dimensione attuale e concreta la voce di quella folla immensa che, nel libro dell’Apocalisse, esultava per le nozze dell’Agnello e acclamava: Rallegriamoci ed esultiamo, diamo gloria a Dio, perché il Signore ha preso possesso del suo regno, il nostro Dio, l’Onnipotente. Alleluia (Cfr Ap 19, 6.7).
Tra i primi cristiani era un luogo comune rappresentare l’unione tra Dio e il popolo dell’Alleanza come un fidanzamento o un matrimonio. Nulla, quanto una vera e santa intimità coniugale, può meglio suggerire la stretta comunione che Dio ha con il suo popolo per mezzo del Figlio suo, Gesù Cristo.
Depositari e ministri di questa eterna alleanza tra Dio e il popolo di sua conquista, oggi lo diventate voi, Marco e Claudio, ciascuno nel proprio specifico grado. Entrambi siete chiamati al sacerdozio ministeriale visto come ripresentazione sacramentale di Gesù Cristo, Capo e Pastore. Dovrete proclamare autorevolmente la Parola di Dio; a suo tempo ripeterete i gesti di perdono e di offerta della salvezza operata da Gesù, ne eserciterete l’amorevole sollecitudine nella celebrazione dei Sacramenti, fino al vostro dono totale nell’Eucaristia, celebrata per il gregge che dovrete raccogliere nell’unità e condurre al Padre.
Questa, carissimi fedeli, è l’identità del presbitero che emerge dalla Pastores dobo vobis (cfr n. 15). Per Marco oggi, con l’ordine del Presbiterato, diventa totalmente sua; per Claudio, quando egli arriverà al termine del cammino di preparazione, ma che già oggi riceve una copiosa caparra con il sacramento del Diaconato.
A nessuno dei presenti sfugge che quella del sacerdozio sia un’altissima vocazione, che rimane un grande mistero anche per quanti l’hanno ricevuta in dono. Non basterà una lunga vita per percepirne la grandezza: essere comunicatori di Grazia, portare al mondo l’annuncio di un Amore che salva, l’annuncio di una pienezza di vita e, con Cristo, anche il dono di se stessi!
Totalmente gratuita, conferma quanto si legge nel Vangelo di Marco: Gesù salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva … (Mc 3, 13-19). È proprio qui il mistero della volontà divina. Una volta preti o vescovi, quante volte vi dovrete confrontare con persone dalle doti spirituali e morali ben superiori alle vostre, con qualità umane da far, per così dire, invidia a chiunque: loro lasciati e voi, invece, scelti. Quante volte sarete indotti a dire: perché proprio a me e non a lui? In questo caso dovremo pensare che la Chiesa non è nostra, ma di Cristo e che noi siamo soltanto gli operai della sua vigna. Siamo certi che nulla di buono, fatto in nome suo, va perduto. Se rimarremo fedeli alla Sua chiamata, un giorno ci dirà: Bene, servo buono e fedele; sei stato fedele nel poco… prendi parte alla gioia del tuo padrone (Mt 25, 21). In punto di morte, la consapevolezza di aver dato al Signore tutto, proprio tutto quel poco o quel tanto che siamo, sarà la nostra più grande pace e andremo con gioia incontro a Lui come Amico e Padre.
Ma, di fronte a Dio, chi di noi può sentirsi grande? Quante meschinerie ci sono nel mondo e anche in campo ecclesiastico! Papa Francesco, seguendo le raccomandazioni di San Paolo a Timoteo, ha il coraggio di metterle spesso in luce. Sono la smania di fare carriera, il desiderio di ammantarsi di titoli accademici, di occupare posti di prestigio, di essere destinati a parrocchie importanti e, se non soddisfatti, ecco il vezzo della critica e la gelosia. Questi malsani desideri e comportamenti hanno gravi conseguenze che non vanno sottovalutate. Tolgono al sacerdote la gioia, ne spengono la carità pastorale, allontanano i fedeli. Papa Francesco, nella sua recente esortazione apostolica Evangelii gaudium, non teme di affermare: Che Dio ci liberi da una Chiesa mondana sotto drappeggi spirituali o pastorali! (n. 97) Dice pure di non accontentarsi di una teologia da tavolino perché la Chiesa è chiamata ad evangelizzare, a portare sempre speranza, a prendersi cura della fragilità, specie delle persone più indifese (cfr n. 133). Se l’evangelizzazione e la promozione umana vanno di pari passo, capiamo perché Gesù, nell’ultima Cena, ha affermato che grande è solo colui che serve (cfr Lc 22,27).
Richiamando il brano evangelico già citato, si legge che Gesù chiamò a sé quelli che volle, perché stessero con lui e per mandarli a predicare (Mc 3,14). In Gesù non vi è nessuna contrapposizione tra la vita contemplativa e quella attiva. Il presupposto di una feconda evangelizzazione e di un ministero ricco, è la frequentazione assidua di Gesù nella preghiera, nella meditazione, nella contemplazione. Ne risulta una figura di prete che San Gregorio Magno, nella sua celebre opera Vita Pastoris, tratteggia un questo modo: cogitatione mundus, actione praecipuus, discretus in silentio, utilis in verbo, singulis compassione proximus, prae cunctis contemplatione suspensus, bene agentibus per utilitatem socius, ossia, retto nelle intenzioni, efficace nell’agire, riservato e prudente, costruttore di bene nel parlare, vicino ad ogni singola persona, primo nella contemplazione dei divini misteri, non distratto dalle occupazioni esteriori senza peraltro trascurarle.

Cari Marco e Claudio, con questo impegno vi auguro di proseguire nel cammino intrapreso, sotto lo sguardo materno di Maria, madre del Cristo sacerdote e madre della Chiesa. Alla sua mediazione affidiamo la nostra Diocesi, in grande sofferenza per la scarsità estrema di operai. A voi, cari fedeli, il dovere di pregare molto per le vocazioni sacerdotali e religiose, ricordando che i doni si ottengono in ginocchio, si accolgono ringraziando e si fanno fruttificare lavorando con pazienza e fiducia.
Che la gioia di questa meravigliosa giornata, la profondità spirituale di questa solenne celebrazione e la luminosa testimonianza dei carissimi Marco e Claudio possa contagiare tanti giovani della nostra Diocesi, infiammarli di amore per Dio e per i fratelli, nella certezza che seguire il Signore più da vicino è un tesoro prezioso e una felicità immensa.

Fotoservizio di Remo Calì