“I legami segreti della Repubblica di Genova con i Barbareschi”

24 dicembre 2013 | 12:58
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“I legami segreti della Repubblica di Genova con i Barbareschi”

“Troviamo torri liguri in gran parte del Ponente e testimoniano quel complesso di relazioni di pace e di guerra, di commerci e di intrecci umani che caratterizzarono quel periodo della storia delle nostre contrade”, scrive Pierluigi Casalino

Nel corso della loro storia politica, i genovesi non mancarono di allearsi con chiunque potesse essere loro utile; ciò avvenne al tempo delle Crociate, ma anche quando La Superba (come l’aveva definita il Petrarca per la bellezza dei suoi palazzi), peraltro impegnata ufficialmente nella difesa di Costantinopoli, affittò e in certi casi vendette proprie navi al Gran Turco. I legami segreti con i Barbareschi e la Mezzaluna ottomana sono noti e spesso passarono per le sventure delle genti delle Riviere, chiamate
a pagare riscatti maggiorati dall’interessata mediazione genovese. Nel Medioevo i genovesi erano temuti anche dai loro amici e ad essi sono state attribuite malefatte peggiori di quanto non fosse in realtà (la Francia, per vincere la concorrenza ligure e genovese presso la Sublime Porta, arrivò a calunniare i mercanti liguri, facendo girare la voce che spacciavano moneta falsa). Sta di fatto che ancora oggi, nella moderna Turchia, le mamme per spaventare i loro bambini dicono ancora:"Stai bravo! Altrimenti chiamo i genovesi!". "Il mamma li Turchi" che riecheggiava lungo le coste liguri sembra impallidisse di fronte alle gesta di Genova nel Levante.

Nel XIII secolo i mongoli invasero la Persia e si impadronirono di essa con il ramo degli Ilkhanidi, che si alleò con i genovesi avversari dell’espansione veneziana verso Oriente. Fu così che la "Via della Seta", che attraversava la Persia, soprattutto quella Safavide, e i caravanserraglio furono aperti ai tradizionali nemici commerciali di Venezia, che con la missione di Marco Polo, spia del Papa e di Venezia, aveva tentato di collegarsi con la Cina (ormai sotto la pax mongolica) in funzione anti araba, al fine di rompere l’accerchiamento economico del Vecchio Continente. I liguri misero a segno tuttavia un colpo da maestro con l’alleanza con i persiani, che si erano da tempo sganciati dall’influenza del Califfato arabo.

Il sistema di fondaci (colonie) – termine di origine arabo – e delle fortificazioni liguri non solo nel Mediterraneo, ma anche in Crimea e in molte località del Vicino e Medio Oriente, rappresentavano il segno della potenza genovese: l’intero territorio costiero ligure, in coincidenza con le punte e i capi della costa, è tuttora munito di tali costruzioni, molte in rovina, altre ristrutturate. Erano punti di avvistamento per gli attacchi dal mare e da esse venivano trasmesse le notizie a mezzo di fuochi notturni e di fumi di
giorno. Troviamo torri liguri in gran parte del Ponente e testimoniano quel complesso di relazioni di pace e di guerra, di commerci e di intrecci umani che caratterizzarono quel periodo della storia delle nostre contrade.

Pierluigi Casalino