L’Aniep sulla Legge di Stabilità: “Perdiamoci di vista Per i disabili? Niente e così sia”

22 novembre 2013 | 18:47
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L’Aniep sulla Legge di Stabilità: “Perdiamoci di vista
Per i disabili? Niente e così sia”

Ancora una volta, il Governo ed il Parlamento considerano il tema dell’assistenza ai disabili come un ambito di interventi discrezionali e comprimibili, piuttosto che un contesto di diritti positivi e di solidarietà

In queste settimane, il Governo Letta-Alfano di cosiddette “larghe intese” sta ampiamente discutendo in materia di legge di stabilità.
Le notizie sull’iter del provvedimento sono confuse e cambiano ogni giorno, e per quanto riguarda la sicurezza sociale si profilano tagli ai finanziamenti alle Regioni ed ai Comuni e una riduzione del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali.

Questo significa che, ancora una volta, il Governo ed il Parlamento considerano il tema dell’assistenza ai disabili come un ambito di interventi discrezionali e comprimibili, piuttosto che un contesto di diritti positivi e di solidarietà
In questi giorni a Roma c’è stata una grande manifestazione di persone disabili che si sono radunate dinanzi ai Palazzi del Potere per protestare contro la nuova legge di stabilità del Governo Letta-Alfano.
L’Aniep è stata presente alla manifestazione, ed ha convintamente aderito alla protesta contro il determinarsi di nuove situazioni di grave disagio e di grande umiliazione civile e sociale per i disabili e per i loro familiari.
Non è la prima volta che si verificano tali situazioni, e non è la prima volta che in tempi di crisi economica subito si tagliano i finanziamenti per l’assistenza, per la sanità, per la scuola, per il sostegno ai cittadini deboli e più poveri (ricordiamo il Governo Amato negli anni Novanta).
Mai come questa volta, però, l’intervento del Governo è stato accettato dai più come qualcosa di inevitabile e di secondario, nell’indifferenza e nel silenzio generale.
Insomma, per i disabili ed i loro familiari, si può dire, da parte del Governo niente e così sia!
Dunque, c’è poco da stare allegri, tanto più che si profila anche un forte taglio, dopo quello degli anni passati, al Fondo per la non autosufficienza.
Dobbiamo, dunque, prendere atto che l’attuale Governo non è riuscito a definire un progetto di sicurezza sociale, e ha proceduto e continua a procedere a successive e contingenti approssimazioni.
Il Governo, ed in particolare il Ministro dell’Economia, sembrano voler interpretare le politiche di welfare solo e soltanto nella dimensione del controllo e della riduzione della spesa, anziché come diritto e come vincolo di solidarietà.
Cosa vuol dire questa situazione in termini concreti, per i disabili e per i loro familiari?
Vuol dire che le pensioni e le indennità non aumentano, e che un disabile grave deve continuare a sopravvivere con 270 euro al mese, che le possibilità di vita indipendente e di inserimento al lavoro sono diminuite, che la realtà delle persone disabili e delle loro famiglie viene appiattita sui loro bisogni, che gli handicappati, in quanto oggetto di benevolenza e di compassione, devono essere buoni, pazienti e riconoscenti…perché richiedono l’aiuto di tutti e non hanno utilità sociale.
Insomma, la prima legge di stabilità del Governo Letta-Alfano, se non interverranno modifiche significative e stando a quanto sembra profilarsi al momento, rappresenterà un bilancio umiliante, non solo per i disabili e per i loro familiari, ma per l’intero Paese che dovrà ancora una volta sopportare importanti tagli nel settore del welfare e della sicurezza sociale.
Se le cose stanno così, caro Presidente Letta, parafrasando un vecchio film, Le diciamo: perdiamoci di vista!
Da parte nostra, continuerà l’impegno politico e culturale, in tutte le sedi, per la piena integrazione dei disabili nella scuola, nella formazione, nel lavoro e nella vita familiare e sociale: vogliamo far capire al Governo ed al Parlamento che i disabili devono essere considerati protagonisti e partecipi della vita della comunità nei normali contesti in cui si svolge; vogliamo che non vengano più messi in discussione i diritti costituzionali ed i diritti acquisiti, vogliamo liberare i disabili dal bisogno.
Per questo, chiediamo con forza al Presidente Letta, al Governo ed al Parlamento: non tagliate la spesa sociale, e soprattutto, nel mare di emendamenti che ci si appresta ad esaminare nell’ambito della legge di stabilità, inserite interventi concreti a difesa dei diritti civili e sociali delle persone handicappate, anche valutando – come viene promesso ma mai attuato da anni – l’adeguamento delle pensioni di invalidità, che oggi ammontano a 270 euro, a 516 euro mensili!
Chiediamo, infine, con energia, ricordando – come diceva il nostro indimenticabile Gianni Selleri – che i diritti non si discutono, ma al massimo si spiegano, di cancellare quanto prima la scellerata norma introdotta dal Governo precedente nell’ambito della riforma del Ministro Fornero per quanto riguarda il cambiamento delle regole per accedere alla pensione prima del raggiungimento del requisito di età anagrafica con 42 anni e 3 mesi di contributi.
È inaccettabile, in un Paese che ritiene di essere civile, che le persone disabili ed i loro familiari, prima di accedere al pensionamento debbano lavorare circa due anni in più per restituire tutte le giornate in cui hanno usufruito dei permessi e/o dei congedi straordinari previsti dalla Legge 104 del 1992 e successive modifiche.
Questa barbarie è ancora più inaccettabile se pensiamo che da oltre trent’anni tutti i Governi che si sono succeduti, di tutti i colori politici, hanno sempre promesso ma mai mantenuto di concedere una riduzione sull’età contributiva per accedere alla pensione a tutti disabili in situazione di gravità ed ai loro familiari che li assistono in modo continuativo ed esclusivo.

Presidente Letta, Signori del Governo, Signori del Parlamento: provvedete al più presto!

Per il Comitato Direttivo Provinciale
Il Presidente
Isabella Podda