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Carlo Capacci:”Agnesi, pasta abbinata a prodotti del territorio e ritorno alla qualità di una volta”

29 novembre 2013 | 01:15
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Carlo Capacci:”Agnesi, pasta abbinata a prodotti del territorio e ritorno alla qualità di una volta”
Carlo Capacci:”Agnesi, pasta abbinata a prodotti del territorio e ritorno alla qualità di una volta”
Carlo Capacci:”Agnesi, pasta abbinata a prodotti del territorio e ritorno alla qualità di una volta”
Carlo Capacci:”Agnesi, pasta abbinata a prodotti del territorio e ritorno alla qualità di una volta”
Carlo Capacci:”Agnesi, pasta abbinata a prodotti del territorio e ritorno alla qualità di una volta”
Carlo Capacci:”Agnesi, pasta abbinata a prodotti del territorio e ritorno alla qualità di una volta”

Una lunga disamina dove il sindaco di Imperia propone possibilità di rilancio dell’Agnesi, in cui si inserisce una forte critica alla Banca Carige “che ha sempre privilegiato solo una ristretta cerchia, di fatto bloccando la crescita e la concorrenza”

E’ stata approvata nel corso del consiglio comunale di questa sera ad Imperia la delibera, condivisa e sottoscritta da tutti i gruppi consiliari il 22 novembre scorso, che prevede la costituzione di un tavolo di concertazione, in sinergia con la Regione Liguria, composto da un Consigliere Comunale in rappresentanza di ogni Gruppo Consiliare, i Sindacati di categoria, gli Enti Locali interessati compreso il Comune di Imperia, nonché il Gruppo Colussi, per concordare possibili soluzioni alternative alla chiusura del mulino dello stabilimento Agnesi e garantire il mantenimento dell’attuale livello occupazionale nonché gli investimenti del Gruppo stesso sul nostro territorio.

Il sindaco Carlo Capacci ha esposto nel suo intervento un’ampia disamina delle problematiche economiche del nostro territorio a partire dalle dinamiche che hanno determinato la crisi economica a livello internazionale. Questa sera in sala erano presenti rappresentanze dei lavoratori, dei sindacati e l’ingegner Riccardo Agnesi, l’ultimo proprietario della fabbrica degli eredi Agnesi.

“Il nostro paese e l’Europa stanno attraversando un grave periodo di crisi” – ha esordito il sindaco di Imperia – “le cause risalgono a svariati motivi, tra cui, in primis, ritengo vi sia la smania di realizzare investimenti, sia pubblici che privati, facendo ricorso esclusivamente al debito e una volta chiarito che non è più rimborsabile è stato cartolarizzato, creando ulteriori problemi. Oggi il debito lo paghiamo noi, il debito è arrivato nella Comunità Europea, in Italia, a Imperia. Credo che nel nostro paese si sia instaurato un circolo vizioso: quasi tutte le aziende stanno facendo ricorso al concordato preventivo. Chi invece non fa ricorso al concordato preventivo, ovvero le aziende sane, vive con la paura che i clienti possano fare ricorso al concordato. Questo circolo vizioso ha fatto sì che il sistema bancario non eroghi più la liquidità che è necessaria alle aziende per poter funzionare, nonostante la Banca Centrale Europea le abbia abbondantemente rifornite di liquidi due anni fa e l’anno scorso”

Il sindaco è quindi passato a considerare un altro problema italiano, il costo del lavoro, che nel nostro paese è il più alto d’Europa: “negli altri paesi europei il costo del lavoro sta scendendo e sta iniziando a convergere con quello dei paesi emergenti” – ha osservato Capacci – “un fenomeno naturale che deriva dalla globalizzazione dei mercati. L’unico paese dove questo fenomeno non è neanche iniziato, è l’Italia: questo significa che il nostro paese ha fallito politicamente ed è tecnicamente fallito”.

“Credo inoltre che sia un errore continuare a finanziare la rendita immobiliare e finanziaria” – ha proseguito il primo cittadino di Imperia – “perché in questo modo non potrà mai ripartire l’investimento dell’attività produttive, che è il vero motore dell’economia di una nazione. Chi vuole una bassa tassazione sugli immobili, non comprende che a medio e lungo termine non avrà più inquilini, che gli immobili perderanno valore. Chi vuole una bassa tassazione sulle rendite finanziarie non capisce che immobilizzare i capitali non rimette in moto l’economia e senza economia non ci saranno più cose da comprare”.

Un altro punto preso in considerazione dal sindaco è la difficoltà a fare impresa in Italia. “Gli imprenditori sono obbligati ad adempiere ad infinite burocrazie, ad un regime di tassazione insopportabile con una mancanza di certezze” – ha affermato Carlo Capacci – “perché nessuno è più in grado di programmare niente, poiché andiamo a dormire questa sera con una normativa e ci sveglieremo domani con una nuova normativa. Da un certo punto di vista posso quindi comprendere, capire perché nessuno voglia più investire in Italia, perché non ci sono certezze”.

A proposito della situazione della regione Liguria, definita particolarmente depressa, Carlo Capacci ha puntato l’indice contro la Banca Carige “che ha sempre privilegiato solo una ristretta cerchia di persone” – ha dichiarato il sindaco – “di fatto bloccando la crescita economica e la concorrenza, una parola quest’ultima che nella nostra regione è sconosciuta”.

In merito al caso specifico dell’Agnesi, azienda alla quale ha detto di sentirsi particolarmente legato e in cui ha lavorato dal 1990 al 1993, Carlo Capacci ha dichiarato: “Ritengo che come amministrazione dovremmo organizzare un tavolo – e mi fa piacere che si tratti di un’iniziativa condivisa da tutti – chiedendo la presenza obbligatoria del signor Colussi, parlare direttamente con l’imprenditore, per chiedergli un chiarimento vero sulle intenzioni del suo gruppo, a breve, medio e lungo termine, soprattutto relativamente allo stabilimento di Imperia”.

“Io penso che il gruppo Colussi oggi sia troppo piccolo per poter competere con i grandi e troppo grande per poter produrre con la qualità dei piccoli” – ha osservato il sindaco – “Non mi permetto di suggerire al signor Colussi una filosofia imprenditoriale ma lo invito a ragionare sulla dimensione del suo gruppo in relazione al mercato oltre magari a pensare alla produzione di alimentari diversi aventi un legame con la nostra terra che magari abbinate alla pasta potrebbero far crescere il mercato. La qualità della pasta Agnesi è crollata il giorno in cui ha deciso di intraprendere la strada della fabbricazione per conto terzi per i supermercati. Le vendite del marchio Agnesi hanno subito un calo perché i consumatori non sono stupidi: trovano al mercato la pasta Agnesi e la pasta X ma al contempo leggono che il posto di produzione è lo stesso”.

Potremmo proporre a Colussi lo spostamento dello stabilimento, sempre all’interno del nostro territorio” – ha prefigurato Carlo Capacci – “ad esempio una fabbrica su un piano anziché su cinque avrebbe costi di manutenzione inferiori e produttività più elevata, chiaramente chiedendo garanzie in cambio. Potremmo proporre la creazione di un polo alimentare avente come tema l’alimentazione mediterranea, di cui l’Agnesi potrebbe fare parte, ma la prima cosa da fare è chiedere quali siano le intenzioni del gruppo Colussi”.

Foto di Alessandro Del Vento