… non è il benessere che rende felici; ciò che rende felici è il bene
26 ottobre 2013 | 05:00

Il malessere della nostra società è fondamentalmente imputabile alla diffusa convinzione che l’uomo può ottenere la felicità cercando di procacciarsi sempre più consistenti risorse economiche al fine di soddisfare ogni sfizio e voluttà
Una considerazione dell’Abbé Pierre si rivela, in particolare oggi, quanto mai vera e attuale: “L’uomo è stato ingannato. Sì, siamo stati ingannati e ancora oggi si continua a ingannare dicendo che il benessere e il divertimento danno la felicità. Non è vero: non è il benessere che rende felici; ciò che rende felici è il bene”. Difatti il malessere della nostra società è fondamentalmente imputabile alla diffusa convinzione che l’uomo può ottenere la felicità cercando di procacciarsi sempre più consistenti risorse economiche al fine di soddisfare ogni sfizio e voluttà. Ritenere che con i soldi si può comprare tutto, è gravido di conseguenze amare per disillusioni e non di rado induce persino a compiere gesti drammatici e irreparabili. La presunzione del “self made man”, cioè dell’orgoglio dell’uomo che non vuole riconoscere i propri limiti e intende affermare la propria autonomia e la capacità di realizzarsi, in effetti invece costituisce la causa prima dell’insuccesso e della infelicità. Il sostituirsi a Dio, il non riconoscerlo e il non volere accettare la sua legge, è mistificare la verità e a fare dell’inganno il fondamento della vita. Dio non è un antagonista che vuole impedire all’uomo la libertà e la felicità. Anzi, osservava Papa Giovanni Paolo I: “Con Dio si può amare un sacco di altre belle cose. A un patto: niente sia amato contro o sopra o nella stessa misura di Dio. In altre parole: l’amore a Dio non è necessario che sia esclusivo, basta sia prevalente, almeno nell’estimazione”. E’ chiaro allora che il credente ha una marcia in più, in quanto considerando le creature e le cose alla luce della Verità, è premunito e tutelato dall’inganno nella ricerca della felicità e, quindi, dalle relative conseguenze. Non stupiscono così espressioni di non credenti, come quella di Anatole France: “Io non ho la fede, ma vorrei averla: considero la fede come il più prezioso bene di cui si possa godere in questo mondo”.
In allegato "Il Punto" in versione audio