Amnistia e indulto: la posizione di Riccardo Giordano e del Partito Democratico
Il principio della legalità, la coerenza morale, il progetto di una società “altra”….
Conoscendo da molto tempo Riccardo Giordano, ed essendovi legato dai tempi in cui la scuola non doveva solo riempire di contenuti delle teste vuote ma, soprattutto, interagire con quelle teste per contribuire a svilupparne abilità complesse, ho difficoltà emotive a dissentire con il suo pensiero espresso il 15 ottobre (giordano pd daccordo con renzi amnistia ed indulto sono provvedimenti inutili e poco seri); ma proprio per questo mi sento in dovere di farlo.
Giordano, in quanto soggetto autorevole del Partito Democratico, è uno degli eredi di quella storia che nella opposizione ad un ventennio oscuro e tremendo trovò la forza di far alzare la testa ad un popolo, liberandolo un 25 aprile formidabile.
Di una storia, quindi, costruita su un progetto di società “altra”, non tanto “onesta” (questo è un prerequisito), ma libera ed equa: una società di cittadini, non un’ azienda con servi/clienti e padroni: e nella prima (una società di cittadini) le galere sono un accidente spiacevole di cui dolersi e di cui liberarsi il più presto possibile, come la Costituzione raccomanda in più punti; nella seconda le galere sono una necessità, (per isolare quei pochi davvero pericolosi e colpevoli anche moralmente), ed una “utilità” (per internare una quantità di “ultimi” poco inclini al consumo passivo o ad obbedir tacendo, e sul cui essere “ultimi” la sola responsabilità ricade sull’ intera gestione della società/azienda: monetizzazione dei servizi essenziali, demolizione della scuola pubblica, scomparsa dell’ edilizia sociale, “valorizzazione” – cioè svendita speculativa – dei beni comuni come il Lavoro, l’ Acqua, l’ Energia, la Salute,… ). Col progredire dell’ aggressione del sistema economico-finanziario al concetto stesso di società (“privato è bello e giusto”, ”i servizi vanno pagati”, “solo ciò che rende profitti è sviluppo ed avanzamento sociale”), le galere hanno anche assunto sempre più lo scopo di espellere ogni tipo di dissenso che la società-azienda considera criminale, operando, col consenso popolare, ottenuto a suon di propaganda, l’ astuta trasformazione del dissenso e delle differenze in crimine, (come seppero fare i regimi più efferati – nazifascismo, inquisizione cattolica -, e come fanno ancor più efficacemente i regimi economici attuali, trasformando in “probabile” delinquente e “matto del villaggio” chi pensa “in direzione ostinata e contraria”, e in criminali tout-cour tutti coloro che quei regimi economici hanno reso disperati, tanto da considerare il probabile affogamento un male minore.
Nel perseguire, invece, quel progetto di società migliore, più equa e più giusta, l’amnistia e l’indulto rappresentano uno strumento indispensabile per porre mano ad alcune delle storture della società presente: evidenziano, infatti, le falle della legislazione penale, sottolineano gli e/orrori delle legislazioni emergenziali (quando si porrà mano a quel 41 bis, erede diretto – in salsa moderna – dell’ inquisizione ?), obbligano alla ricerca di soluzioni legislative in linea con gli articoli 13, 16, 17, 18, 21, 22 e 27 della Costituzione Italiana. Ne consegue, parafrasando Riccardo Giordano in riferimento ad amnistia ed indulto, che si tratta proprio di una questione di legalità (politica) e di coerenza (morale): un decreto che finalmente preveda l’ amnistia (cioè la cancellazione del reato) per il reato di immigrazione clandestina, restituirebbe un barlume di legalità politica ad un parlamento da almeno due decenni ostaggio di una visione abnorme dei diritti e quindi della stessa legalità.
Mentre la coerenza morale con un minimo sindacale di principi di giustizia e democrazia e di rispetto dell’art. 27 della costituzione (“… le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità ….” ) imporrebbe, poi, l’ indulto (cioè uno sconto di pena che non estingue il reato) per una moltitudine di detenuti colpevoli di reati tipici degli “ultimi” della società, non certo per i grandi evasori e corruttori. Certo ha anche ragione Giordano: se ci si limita ad un intervento esclusivamente finalizzato ad alleggerire le galere non si va lontano, ma una amnistia che colpisca al cuore la Bossi-Fini (clandestinità) e la Fini-Giovanardi (consumo e/o autoproduzione e minimo mercato di cannabis e derivati) sarebbe uno “start” fondamentale per mettere in discussione l’ intero impianto di quei due mostri giuridici.
Va, inoltre, tenuto sempre presente che accanto alle scelte strategiche (via la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi), vanno effettuate anche scelte che ”urgentemente” alleggeriscano alcune conseguenze di gravi errori precedenti. Ho sentito di dover replicare a Riccardo per ricordare a quanti si sentono eredi – “maturi”, “moderni”, “pacificati” e “post-ideologici” -, di quella storia di liberazione che fu il Partito Comunista con la generosa compagnia di tanti cristiani coerenti, che le derive securitarie ed i luoghi comuni sacralizzati dalle tante “porta a porta” mediatiche, di quella storia e di quel progetto non fanno parte, e non ne faranno parte mai.
Frasi come quelle di Renzi “Che giustizia c’è anche nei confronti dei detenuti che hanno scontato la pena dal primo all’ultimo giorno?" sono prive di senso logico e mostruose politicamente e storicamente: sarebbe come dire che dopo quel 25 aprile, per rispetto di chi era morto nelle galere fasciste, non si sarebbero dovuti liberare quelli che ancora vi giacevano, fortunosamente (e fortunatamente !), vivi…
Alberto Gabrielli