Protocollo d’intesa tra Regione Liguria e Poste Italiane

18 settembre 2013 | 11:45
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Protocollo d’intesa tra Regione Liguria e Poste Italiane

Della Bianca (Gruppo Misto): “Regione Liguria dovrebbe pensare alle numerose ‘incompiute’ in campo sanitario che da anni si trascina dietro, invece di firmare protocolli d’intesa che rischiano di alimentare una guerra tra poveri”

La consigliera Raffaella Della Bianca interviene in merito all’accordo firmato pochi giorni fa tra l’assessorato alle Finanze regionale e Poste italiane. Tra gli obiettivi elencati nel documento c’è anche quello di trasformare in terminali del servizio sanitario i 164 uffici postali della Liguria dotati di ‘Sportello amico’.

“In questo modo – spiega Della Bianca – Poste italiane erogherebbero servizi come la prenotazione di visite specialistiche, il pagamento del ticket sugli esami e la consegna di medicinali ad anziani e residenti in zone disagiate. Condivido lo sconcerto di Federfarma, e proprio per questo motivo, chiedo all’assessore Rossetti di presentare in Commissione sanità il protocollo d’intesa, e di spiegarne in modo chiaro ogni singolo punto”.

In Liguria si contano 165 uffici postali a fronte di 581 farmacie private e pubbliche, capillarmente distribuite nei centri abitati e rurali.

“Le farmacie sono un presidio sanitario importante, e offrono servizi anche nelle zone in cui gli uffici postali non sono presenti – dice la consigliera -. Regione Liguria dovrebbe pensare alle numerose ‘incompiute’ in campo sanitario che da anni si trascina dietro, invece di firmare protocolli d’intesa che rischiano di alimentare una guerra tra poveri. Ricordo il percorso che la Giunta regionale delineava a sé medesima e garantiva al Ministero dell’Economia all’inizio dell’ormai lontano 2007. Ben pochi degli interventi previsti sono stati realizzati, e per quelli che pure si sono concretizzati, l’esito in termini di maggiore efficienza ed efficacia è quanto meno dubbio”.

Raffaella Della Bianca fa l’elenco delle numerose ‘incompiute’ in ambito sanitario di Regione Liguria:

1)modernizzazione del parco ospedaliero: edificazione di nuovi presidi e rifunzionalizzazione degli esistenti (da Imperia a Spezia, dall’ospedale unico di ASL 3 al secondo monoblocco per San Martino, al nuovo Galliera) poco o nulla è stato fatto.
2)riconversione dell’assistenza ospedaliera in territoriale: qualcuno ha visto le case di salute con l’assistenza primaria attiva 24 ore al giorno e sette giorni alla settimana attraverso i medici di medicina generale ? Quanti e quali piccoli ospedali sono stati riconvertiti ?
3)potenziamento dell’assistenza domiciliare: dovevano essere utilizzati senza maggiori oneri gli esuberi di personale derivanti dalla riduzione dei posti letto ospedalieri; dai dati ufficiali di fonte ministeriale non risultano effettivi incrementi di assistenza;
4)efficientamento del sistema mediante l’integrazione tecnico-amministrativa: anche qui quasi un deserto. In Liguria, al contrario di Toscana ed Emilia non esiste una logistica comune, magazzini unificati, procedure e sistemi condivisi per la gestione degli elettromedicali, un sistema unico di gestione degli stipendi e il sistema di acquisti centralizzati è ancora in fase di avvio, dopo anni di tentennamenti da parte della Giunta;
5)coordinamento e integrazione dei servizi sanitari di supporto: stiamo ancora aspettando la revisione della rete dei trasporti sanitari, la istituzione del laboratorio unico metropolitano, una gestione coordinata del sangue e degli emoderivati, la centralizzazione nella preparazione degli anti-blastici;
6)reti integrate dell’offerta sanitaria: il sistema hub & spoke per le diverse specialità è ancora un miraggio in Liguria, con il risultato che “tutti fanno tutto” e strutture inadeguate, con ridottissime casistiche si imbarcano in attività a forte rischio di esito;
7)governo clinico: ancora non delineati percorsi assistenziali standard e protocolli clinici ed organizzativi attraverso la revisione della letteratura internazionale; l’Agenzia sanitaria ha costituito solo nominalmente le reti di specialità;
8)reingegnerizzazione della gestione informatica: dal punto di vista informatico asl e ospedali costituiscono ancora isole che non si parlano tra loro, non esiste un datawarehouse strutturato regionale, il Fascicolo sanitario personale elettronico è ancora in discussione, quando la Liguria aveva già una ottima esperienza pilota (ASL 4) con un vantaggio competitivo considerevole rispetto alle altre regioni;
9)comunicazione con i cittadini: le azioni di miglioramento della comunicazione e informazione agli utenti si sono viste sono nell’imminenza della campagna elettorale e hanno costituito un macro spot per la Giunta uscente a spese dei contribuenti. Da allora niente o quasi. I siti internet delle aziende sanitarie, tranne alcune lodevoli eccezioni, per la loro indeterminatezza non aiutano, ma scoraggiano la fruizione del sistema;

10)operazioni istituzionali per il contenimento dei costi: le fusioni (San Martino-IST), le incorporazioni (ASL 2 – Santa Corona; ASL 3 – Villa Scassi), le joint ventures (Evangelico – Ospedale di Voltri), hanno scontato la mancanza di un disegno strategico e di pragmatismo operativo. Ad anni di distanza la Giunta non sa ancora se esse sono servite effettivamente a ridurre i costi e a migliorare l’assistenza, come dimostra il silenzio nei confronti di mie numerose interrogazioni.
“L’Assessore Montaldo – continua Della Bianca – ha proposto la sua ricetta: potenziare le strutture, scegliere i professionisti migliori, collaborare meglio con i privati, responsabilizzare le aziende sanitarie, governare con le altre regioni la mobilità, specie quella più a rischio di inappropriatezza.
Come non dargli ragione? Peccato però che il grande balzo in avanti al quale la Regione si preparerebbe, e i rimedi proposti, sono minestra vecchia che sentiamo declamare da almeno sette anni senza che nel frattempo reali e risolutivi passi siano mossi nella direzione giusta. La perdita di attrattività della Liguria, in sanità, come in altri settori (vedi turismo) è tutta qui: si parla, si fanno buoni propositi, si declamano le ricette ai giornali e agli elettori, ma poi si resta fermi al palo, prigionieri delle rispettive consorterie, dei localismi, della paura di innovare e del massimalismo delle vecchie guardie”.

“Basta con le guerre tra poveri – conclude la consigliera -. E’ ora che la Regione pensi alle vere priorità, per salvaguardare i posti di lavoro e garantire l’efficienza dei servizi per i cittadini”.