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I 100 anni della chiesa russa ortodossa ai Martedì Letterari il 28 maggio

24 maggio 2013 | 12:56
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I 100 anni della chiesa russa ortodossa ai Martedì Letterari il 28 maggio

Padre Sergio Mainoldi e il professor Mickail Talalav, Accademia di San Pietroburgo ricordano i Cento anni della chiesa Russa di Sanremo, attraverso l’analisi storica di documenti e foto

Il 28 maggio alle ore 17.30 nell’ambito dei Martedì Letterari Padre Sergio Mainoldi e il professor Mickail Talalav, Accademia di San Pietroburgo ricordano i Cento anni della chiesa Russa di Sanremo, attraverso l’analisi storica di documenti, foto che testimoniano l’evoluzione di un monumento religioso parte integrante della città e della sua tradizione. Verranno proiettate immagini e foto della Chiesa.

Storia della Chiesa Russa Ortodossa di Sanremo

Seguendo l’esempio della zarina Maria Aleksandrovna, moglie dello zar Alessandro II, che trascorse a San Remo l’inverno tra il 1874 ed il 1875, i membri dell’aristocrazia russa e della casa imperiale fecero della città ligure una meta privilegiata dei loro soggiorni invernali, nell’ultimo scorcio del XIX secolo.

In segno di riconoscenza la sovrana donò alla città degli alberi di palma per ornare la splendida passeggiata a mare, allora in costruzione, che le fu poi intitolata dall’allora sindaco Conte Roverizio di Roccasterone, ed è ancora oggi chiamata “passeggiata Imperatrice”.

Tra i membri della famiglia imperiale, il granduca Aleksej Michajlovic, malato di tubercolosi, venne a San Remo per curarsi nel 1895, ma vi morì all’età di soli venti anni e fu poi sepolto nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a San Pietroburgo. Nello stesso periodo soggiornò a Villa Flora il granduca Sergej Michajlovic, a cui successivamente, come anche alla zarina Maria Aleksandrovna, fu ascritta la prima idea della costruzione della chiesa russa.

Numerose famiglie aristocratiche, come ad esempio gli Olsuf’ev, i Seremetev ed i Demidov, possedevano ville per trascorrere l’inverno in Riviera. Molti russi malati di tubercolosi scelsero San Remo come luogo di soggiorno e cura. Per servire questa numerosa comunità, sorsero in città un bagno, una farmacia, ed un forno russi.

Verso la fine del ‘800 l’idea della costruzione della chiesa prese definitivamente corpo tra i membri della Colonia Russa, ma il progetto venne a lungo rimandato a causa dell’assenza di mezzi finanziari. Fino al 1908, quando fu consacrata la cappella russa nel cimitero comunale della Foce, le Liturgie si svolgevano talvolta in alcune cappelle private, quali quella presso Villa Gloria, di proprietà della signora Strekalova, o quella situata nell’edificio di Via Roma 22 (casa Ermiglia).

Solo nel 1910 venne costituito il Comitato “di sorveglianza”, denominato in seguito “di fabbriceria”, con a capo l’ex procuratore-capo del Santo Sinodo (massima autorità della Chiesa russa) il senatore V. Sabler, che nel 1882 aveva trascorso sei mesi a San Remo per curarsi. Secondo le sue parole egli “…aveva visto di persona quanto fosse necessaria la chiesa in una città visitata da molte migliaia di malati”.

Nel 1911 Sabler divenne nuovamente procuratore-capo del Santo Sinodo, ed il progetto di costruzione della chiesa ricevette un nuovo impulso.

Con il decreto di S.M. Imperiale Nicola II del 12 marzo 1912 n° 9938, il Santo Sinodo, ascoltata la proposta del procuratore-capo, approvava il Comitato costituito per l’erigenda Chiesa di San Remo, e permetteva “…di condurre ovunque in Russia la raccolta d’offerte”: l’Imperatore vi contribuì personalmente con duemila rubli d’oro.

Il Comitato era composto da sacerdoti russi, diplomatici e membri della colonia; tra essi possono essere citati il vescovo Vladimir Putjata, pastore negli anni 1907-1911 di tutte le chiese russe all’estero; l’arciprete Nikolaj Akvilonov, rettore della Chiesa di Mentone; l’ambasciatore russo a Roma A. Krupenskij; il console generale a Genova principe A. Gagarin; la contessa E. Olsuf’eva; gli architetti A. Scusev, P. Agosti e A. Tornatore; il sottoprefetto P. Bodo; il sindaco di San Remo A. Natta Soleri; il presidente della Società Bancaria Italiana F. Debreaud.

Vicepresidente fu eletto il conte B. Scheremetev, che risedeva stabilmente a San Remo, sebbene anima e organizzatore di tutta l’impresa fosse il conte Giuseppe Tallevici, aristocratico di famiglia russo-romena. Il conte Tallevici e sua moglie prestarono al Comitato un’ingente somma di denaro, che permise di portare a termine i lavori di costruzione.

Il Comitato individuò un bellissimo appezzamento di terreno in centro città, di fronte alla stazione ferroviaria e, simbolicamente, all’inizio di Corso Imperatrice; tale terreno fu acquistato, nel maggio 1912, con i diciottomila rubli raccolti, e venne intestato al conte Tallevici.

Gli schizzi della costruzione furono eseguiti dall’architetto A. Scusev, celebre esperto di architettura religiosa russa, che in quel periodo aveva effettuato il restauro dell’antica cattedrale di Ovruc e aveva progettato ed edificato il monastero moscovita di Marta e Maria.
A San Remo l’architetto sostò durante un viaggio per Bari, dove seguiva i lavori di edificazione della chiesa russa di S. Nicola. I progetti definitivi, sottoposti all’approvazione delle autorità italiane, furono però presentati dall’architetto Pietro Agosti, il quale può essere considerato il costruttore principale dell’opera. L’architetto faceva anche parte della locale giunta comunale e dopo la sua morte gli fu dedicata una via cittadina.

La prima pietra fu posata il 9 dicembre (26 novembre, secondo il calendario giuliano) da padre Nikolaj Akvilonov di Mentone, alla presenza di numerosi cittadini di San Remo. Dopo la posa della prima pietra il Comitato lanciò una raccolta di offerte: “cattolici, luterani, battisti, valdesi hanno le proprie chiese sulla Riviera italiana, quando invece…” – ma di denaro ne arrivò ben poco…

Per la progettazione del tempio, l’architetto Scusev trasse ispirazione dall’architettura di Mosca e Suzdal’ dei secoli XVI-XVll, rifacendosi in particolare agli ornamenti della chiesa di S. Pietroburgo “il Salvatore sul sangue”.

Il volume principale del tempio, di forma quasi cubica, è coronato da "kokosniki" (copricapi tradizionali delle donne russe) e da cinque cupole. La chiesa è orientata, secondo la tradizione, ad oriente “verso Gerusalemme”. Alla parte orientale è annessa l’abside, a quella occidentale il nartece, mentre il campanile si staglia presso il muro meridionale. L’altezza complessiva dell’edificio, compresa la croce, raggiunge i 50 metri circa.

L’”ossatura” principale fu eretta in soli cento giorni dalla ditta Vernassa, sotto la guida dell’ing. Francesco Malacrida. Nelle mura perimetrali, ricoperte di mattoni a vista, sono incastonate croci, mattonelle decorative e trifore con balaustre, di grande eleganza.

Tre ordini di "kokosniki" danno un’impressione di armoniosa transizione alle quattro cupolette strette attorno alla cupola centrale, simboleggianti i quattro Evangelisti attorno al Salvatore o i quattro lati del mondo. Le forme protese verso l’alto delle cupole russe vengono poeticamente paragonate ai cuori dei credenti, tesi al Cielo, oppure alle fiamme delle candele ardenti. Le cupole sono ricoperte da mattonelle policrome sfaccettate, e sono coronate da croci russe a tre braccia.

L’abside semisferica è ricoperta da una cupola con cupoletta e croce, in una configurazione complessa. Il campanile è costruito secondo lo schema “ottagono su quadrato” con alta “tenda” ottagonale e piccola cupola. Mancano le campane, sebbene inizialmente ne fossero previste cinque. Il basso nartece è ricoperto da tenda semisferica e da cupola con cupoletta. Le pareti del nartece sono decorate da balaustre con “anfore”; l’ingresso dal mosaico “Occhio di Dio”.

Notevole è il contrasto tra l’esterno riccamente decorato e l’interno spoglio del tempio. In realtà furono progettati affreschi che ebbero mai esecuzione: la chiesa all’interno può parere spoglia per la nudità delle pareti, sebbene la comunità non abbia mai cessato di sperare in un completamento delle decorazioni. Nell’anno 2000 la parrocchia ha completato con grande sforzo economico il restauro del santuario e della navata: A. Molcanov, iconografo di San Pietroburgo, ha completato l’iconostasi e ha arricchito l’interno del tempio con una serie di splendide icone, che conferiscono una sensazione di armonia e di gradevole continuità tra le pareti e l’iconostasi.

Verso la fine del 1913 la costruzione era stata completata solo a grandi linee, ma “…per non lasciare senza il conforto della preghiera i compatrioti che erano giunti per questa stagione” fu deciso di consacrare la chiesa e di iniziare a celebrarvi la Liturgia. Il Santo Sinodo inviò a San Remo il vescovo Vladimir Putjata, che il 23 (10 n.c.) dicembre, in concelebrazione con il clero russo di Nizza, Cannes, Mentone e Roma, celebrò la Liturgia di consacrazione della chiesa, alla presenza del corpo diplomatico russo e della Colonia russa della città. Durante la prima Liturgia nei kliros cantarono due cori russi, quello di Nizza e quello di Mentone.

La chiesa fu dedicata a Cristo Salvatore, e l’altare a Santa Caterina martire e a San Serafino di Sarov, da poco canonizzato (inizialmente era stato proposto di consacrare la chiesa unicamente a Cristo Salvatore, come ancor oggi abitualmente viene chiamata).

La nuova chiesa fu ascritta all’eparchia di San Pietroburgo tra le “estere dei luoghi di cura”. Primo rettore di San Remo divenne lo ieromonaco del monastero di S. Alessandro Nevskij p. Varsonofij. Il p. Nikolaj Akvilonov, sacerdote di Mentone, seguì i primi passi della comunità russa di San Remo, prodigandosi per essa. A Pietroburgo, della costruzione della nuova chiesa si occupò San Veniamin di Pietrograd, allora vescovo di Gdov, vicario dell’eparchia, che fu ucciso nel 1921 e proclamato santo nel 1992.

La chiesa fu consacrata a soli pochi mesi dai fatti che dovevano cambiare il corso della storia mondiale. Il primo parroco, lo ieromonaco Varsonofij, dopo l’inizio della I Guerra mondiale, non fece ritorno a Sanremo. Le liturgie iniziarono ad essere celebrate con regolarità solo nel 1922, quando venne in aiuto alla comunità il rettore della chiesa russa di Firenze, p. Michail Stel’masenko, che fondò un Comitato tutorio per le necessità spirituali della popolazione ortodossa di S. Remo e dintorni. In quel tempo il principale “sponsor” dell’edificazione, il conte Tallevici, aveva ipotecato la chiesa: fu necessario organizzare una raccolta di denaro per riscattare l’edificio: in questo senso fu di grande aiuto la locale Colonia Inglese.

La Colonia Russa, inizialmente una delle più fiorenti a San Remo, cominciò a perdere rapidamente il suo peso, cambiando radicalmente la propria composizione: in luogo dei nobili e ricchi villeggianti giunsero a San Remo solo emigranti privi di mezzi.

Dopo il distacco dal Patriarcato di Mosca la comunità entrò a far parte della Metropolia russa dell’ Europa Occidentale, guidata dal metropolita Evlogij (Georgievskij).

Le Liturgie nella chiesa venivano celebrate alternativamente dai sacerdoti di Firenze, Mentone, Roma. Dal 1926 la parrocchia fu associata alla chiesa di Mentone. Nel 1935 divenne rettore l’archimandrita di Roma p. Kallist (morto nel 1964 a Roma); talvolta celebrava lo ieromonaco russo p. Zosima (morto a Roma nel 1960).

Nel 1940 una bomba, lanciata da un aereo, cadde sull’edificio e sfondò il pavimento. I parrocchiani riempirono la chiesa di sacchetti di sabbia e continuarono a celebrare la Liturgia nella cripta e nella Cappella del cimitero della Foce…..

Dal 1952 al 1973, un ruolo di rilievo nella vita della comunità fu esercitato dalla starosta della parrocchia, Maria A. Efremova in Stansfield (succeduta alla defunta Maria P.Botkina Tret’jakova), che seppe costruire nella sua villa Devachan, un focolaio di cultura russa, l’angoletto russo.

Dopo la scomparsa di M. Efremova, dal 1974 prese la guida della comunità Natalia Burmazovic, in Sperlari, di origine serba († 1991) Lo starosta attuale è il Sig. Roberto Nobile.

Dal 1952 cominciò a servire stabilmente nella chiesa russa p. Apollon Smarzevskij di Milano, e dal 1957 monsignor Silvestr’ (Haruns), di Nizza, vescovo titolare di Messina.

Nel 1961, dopo un restauro di manutenzione eseguito a spese del Comune di San Remo, la chiesa fu dichiarata monumento d’arte. La fama crescente del monumento e le difficoltà in cui versava la comunità russa diedero luogo a numerosi tentativi da parte del Comune di acquistare la chiesa per allestirvi un museo, una biblioteca o altro. La comunità comunque riuscì a restare in possesso del proprio tempio: la sua situazione si semplificò dopo che nel 1966, per Decreto del Presidente della Repubblica, la parrocchia ricevette lo status di persona giuridica e fu riconosciuta come ente morale (gazzetta ufficiale n°275 del 5/11/1966).

Grande merito nella crescita della vita parrocchiale spetta a padre Ivan Jankin di Nizza, rettore a San Remo dal 1963 al 1996, anno della sua morte. Nel 1988 p. Jankin rucevette il titolo onorifico di “Amico di San Remo”, per aver donato alla città la pergamena celebrativa originale della “conferenza internazionale della pace” svoltasi nel castello Devachan dal 19 al 26 aprile 1920.

Nell’estate del 1990 è stata collocata nel nartece una lapide di marmo che riassume la storia della costruzione e della conservazione della chiesa.