Consiglio sul Casinò.Francesco Prevosto:”La soluzione: opzioni di solidarietà su tutti i lavoratori”

29 maggio 2013 | 02:17
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Consiglio sul Casinò.Francesco Prevosto:”La soluzione: opzioni di solidarietà su tutti i lavoratori”
Consiglio sul Casinò.Francesco Prevosto:”La soluzione: opzioni di solidarietà su tutti i lavoratori”
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Consiglio sul Casinò.Francesco Prevosto:”La soluzione: opzioni di solidarietà su tutti i lavoratori”

Francesco Prevosto: “Invito a non drammatizzare, perché le soluzioni si trovano”. Andrea Gorlero: “No ad investimenti che determinano riduzioni del personale”. Moroni: “In questi anni incapacità e sprechi, e le colpe sui lavoratori”

L’analisi presentata dal presidente del cda del Casinò Giancarlo Ghinamo, aperto la discussione sulle sorti della casa da gioco, argomento all’ordine del giorno della seduta consiliare di ieri sera a Palazzo Bellevue.

L’intervento del consigliere Andrea Gorlero, capogruppo del Pd in consiglio comunale: “Risulta Indispensabile far capire ai protagonisti di questa vicenda e all’opinione pubblica i ruoli che ognuno deve giocare in questa vicenda. Il Pd anni fa disse che non c’erano le condizioni perché troppi rappresentanti partecipassero all’amministrazione della casa da gioco. E’ complicato per un partito di opposizione partecipare all’amministrazione di un azienda che si professa privatistica. Se è una società che reclama la propria autonomia, cosa ci stiamo a fare in consiglio comunale stasera? Credo che il socio, il sindaco, possa poco senza avere alle spalle un orientamento di carattere politico complessivo".

"Non mi piace la piega che sta prendendo la trattativa" – ha proseguito Andrea Gorlero – "perché individuo in alcuni passaggi, sul piano formale, un atteggiamento per il quale potrebbero esserci problemi di intoppo sulla procedura. Il presidente Ghinamo ha chiarito i due obiettivi, messa in sicurezza e riorganizzazione complessiva: ma, se non facciamo lo sforzo intellettuale di tenere distinte queste due vicende, andremo a creare danni al Comune".
"Ritengo che la crisi discenda da scelte sbagliate del management degli anni passati, deve essere chiaro che la leggere 223 , che regola licenziamenti collettivi, giustifica l’imprenditore che sbaglia. La Corte conti fa sapere che non saranno ammessi trasferimenti erariali a favore di Casino Spa e il rischio è che si vada verso il fallimento"

"Non crediamo sia giusto questo tipo di approccio" – ha concluso Gorlero – "vi invitiamo fortemente a valutare questo tipo di ragionamento, fate investimenti che determinano riduzione del personale. E poi ci sono esternalizzazioni nel settore dei servizi ausiliari e della cassa generale, non siamo d’accordo a creare esuberi attraverso investimenti e esternalizzazioni, altra cosa è eliminazione di sprechi e privilegi".

Massimilano Moroni, consigliere di maggioranza, ha affermato: “Questa relazione parte da un punto sbagliato. Al Casinò si dà lavoro a tutti, anche a chi non è capace, ma in fondo la casa da gioco è nata per dare occupazione. In questi anni una quantità di incapaci non ha prodotto nulla e ha impoverito la città. Il 6 febbraio 2013 quando sollevaste un conflitto che non esisteva, conflitto tra il ruolo di consigliere e di dipendente, noi abbiamo detto che non avremo mai votato ma partecipato alla discussione in senso generale. In quella riunione si parlo di ridimensionamento fino a 5 milioni e nessuno in quell’assise parlò di esuberi. Successivamente, nel corso dell’incontro con il Prefetto, ho la sensazione che sua eccellenza sia stata strumentalizzata. Iniziò uno stillicidio sistematico, si partì da 50 esuberi fino a 123 esuberi. Questa strategia di comunicazione determinò un ricatto contro la base".

"Noi abbiamo la funzione far sì che questa azienda dia benessere ai cittadini, al Comune, ai dipendenti" – ha sottolineato Moroni – "Se si mandano a casa persone, non si devono assumere altri. Una parte delle mance dei tanto vituperati croupier era destinata ai servizi sociali. Voi tutti avete il dovere di controllare, noi siamo i detentori delle licenze e se qualcosa, perché teniamo i riscaldamenti accesi, perché continuiamo a servirci dell’Adecco, la verità e che qui non si parla più di gioco".

“Dobbiamo focalizzare il tema dello stato di crisi in relazione ai licenziamenti collettivi" – ha esordito il consigleire di minoranza Daniela Cassini – "abbiamo parlato a più riprese girando intorno al tema ma non lo abbiamo preso di petto. Di questo tema il consiglio comunale avrebbe potuto parlare con un più di terzietà. Il 5 febbraio abbiamo esaminato il primo piano di impresa che definiremo Ghinamo, 15 marzo è stato dichiarato lo stato crisi, il 27 marzo è stato quindi siglato un preaccorso di contenimento costi, il 19 aprile è stato bocciato, al 23 aprile risale l’ufficiale attivazione della procedura di licenziamento collettivo".

"Con questo vortice il consiglio comunale ne parla per la prima volta questa sera" – ha fatto notare Daniela Cassini – "perché l’ultimo piano di impresa Di Meco parlava ancora di interventi strutturali, di riorganizzazione area giochi, slot, ufficio clienti, potenziamento area informatica, formazione e nuovi processi organizzativi, solo un cenno alla situazione del personale citando l’incentivazione all’esodo come unico ammortizzatore sociale disponibile, abbassando il livello del costo del personale. Questo consiglio comunale, davanti all’apocalisse che si stava verificando fuori".

Ancora Daniela Cassini: "Il pre-accordo di marzo 2013, accordo bocciato, per quanto mi riguarda è avvenuto a tempo scaduto, fotografa una situazione palesemente iniqua, ingiusta, questo mi fa pensare che si volevano chiudere conti precedenti, che erano riferiti solo a interessi di parte, ed esprimeva una logica tutta interna. Gli incassi del casinò sono passati dai 78 milioni di euro del 2009 ai 44 mln previsti per il 2013. Nel 2010, 2011, 2012, il bilancio del Comune ha coperto perdite del Casinò per circa 8 milioni di euro, ha conferito immobili per trasferirle alla casa da gioco".
"Bisogna che i lavoratori siano flessibili, senza rinunciare ai diritti" – ha affermato Daniela Cassini – "Al Comune spetta fare scelte di fondo, su quale Casinò si vuole, ragionare sulla prospettiva. Se il Cda mi dice che ci sono 123 esuberi, vuol dire che l’azienda è sovradimensionata, allora dobbiamo per forza avere in mente un’altra idea del casinò. La pianta organica attuale, non tanto numeri ma nei livelli, rappresenta la storia del Casinò, una storia ingrassata a dismisura e senza razionalità, con un uso clientelare delle assunzioni. Prendo solo area amministrazione: come possono esserci 40 capi su 80 impiegati? Un capo su due? Occorre fare un lavoro serio, da chirurghi, in parte doloroso, ma credo ne valga ancora la pena, per il bene del casinò e per il bene della città”.

Il consigliere Massimo Donzella: “ Credo che 7 milioni di euro siano un investimento poco più che simbolico per rilanciare la casa di gioco, quando nelle altre case da gioco, con riduzioni di introiti molto più limitate, la forza degli investimenti è di decine di milioni di euro. Il consiglio comunale ha un ruolo di indirizzo e non può entrare nel dettaglio delle scelte del consiglio di amministrazione. Dobbiamo ragionare di un casinò diverso, che forse non avrà più le potenzialità di un tempo, perché è cambiato il mondo”.

L’intervento del consigliere di minoranza Eugenio Nocita: “Problema che riguarda le città da Ventimiglia ad Alassio che hanno goduto delle prebende del Casinò. Lo stato diede solo a 4 città la possibilità di erogare il gioco di azzardo, durante governo D’Alema vi è stata l’inaugurazione sale bingo, poi i videopoker. Oggi il problema più importante è sulla pelle dei nostri cittadini che lavorano all’interno del Casinò. Mi auguro che i provvedimenti che porteranno alla riduzione del costo del lavoro siano i meno dolorosi possibile, spalmando i sacrifici su quante più persone possibile. Instaurare una sorta di network tra le case da gioco, a livello europeo, ma anche oltre atlantico, perché il brand Casinò di Sanremo è ancora conosciuto nel mondo, è una soluzione da valutare".

"Fino a poco tempo fa il casinò era il veicolo attraverso il quale i turisti venivano a visitare Sanremo, il rapporto si deve invertire Dobbiamo informare i turisti delle opportunità di gioco e opportunità turistiche in senso lato, per portare nuova linfa alle casse della casa da gioco", ha concluso Eugenio Nocita.

“Qualcosa sta cambiando, il casinò è una struttura che si sta lentamente aprendo e rendendosi pubblica" – ha detto Giuseppe Sbezzo Malfei nel suo intervento – " un corso di una politica aziendale, economica, mondiale, che ci ha reso più visibili, un corso iniziato da Giuseppe Di Meco e che adesso prosegue con l’attuale cda".

"SIamo alla sfida finale" – ha incalzato Sbezzo Malfei – "oltre questo la chiusura della struttura o la locazione a terzi. Da questo passaggio ritengo si aprano diversi aspetti: l’amministrazione ha posto attenzione per la salvaguardia e la conservazione di un’impresa primaria per tutto l’ambito provinciale. Il lavoro iniziato è stato estremamente attento e oculato. Dal bilancio 2011 al 2012 ci sono stati tagli sostanziali ai costi, per esempio da 608.000 euro a 465.000 euro il costo materie prime, da 28.252.000 euro, a 26.941.000, il costo del personale. La macrovoce rimane il costo dipendenti. Sappiamo tutti che quando ci sono interessi economici dovuti a prestazioni lavorative si alza la tensione. Ritengo che il cda in questa fase della gestione abbia affrontato con estrema attenzione i passaggi istituzionali, ha cercato di capire le problematiche, il riassetto organico, il prepensionamento per alcuni, una riduzione orario lavoro basata sulla diversa programmazione dei turni di lavoro stesso. Tutto ciò che poteva fare il Comune lo ha fatto".

“Ci siamo trovati a dover accettare un continuo depauperamento fino all’azzeramento delle risorse del Casinò. Mi sono sentito un po’ preso in giro, nel vedere questa flessione senza ricevere mai una spiegazione logica" – ha affermato polemicamente Claudio Borea – "Ho detto più volte che la situazione come veniva spiegata non era aderente alla realtà e adeguata ad affrontare i veri problemi. Si sono cambiati programmi ed obiettivi ogni tre mesi, quando i 123 non sono certo nati negli ultimi 3 mesi. Il partito del facciamo finta di niente è contro gli interessi del Casinò, dell’indotto che il casinò genera, contro gli interessi della città. Cda ha obbligo di intervertire ad affrontare una situazione che è cambiata radicalmente. E’ chiaro che c’è un problema di riorganizzazione, quando si dimezza il giro di affari"

“Non sono portatore di consigli al cda" – ha puntualizzato Alessandro Sindoni – "Sono felice che si ricominci a parlare con continuità del casinò, c’è collaborazione con il cda, sono convinto sia composto da persone serie, e credo siano in grado di far capire la serietà della situazione. Sebbene non dobbiamo entrare nelle scelte di gestione, dobbiamo dare indirizzi, piu volte dall’opposizione abbiamo cercato di far capire quanto fosse importante parlare del casinò, chiedendo per 4 anni un piano di impresa, mentre si è parlato più che altro di argomenti correlati. Quello che avanzava era solo un sitema di concorrenza dello Stato, il primo nostro competitor, ma il Comune non innescava meccanismi di salvaguardia verso i mini-casinò"

L’intervento e l’analisi del consigliere Francesco Prevosto: “La crisi del gioco è mondiale. E’ crisi irreversibile, oppure è crisi di settore? Se ci sono possibilità di sviluppo la proprietà deve trovare la capacità di fare degli investimenti. La questione degli sprechi, dei giusti top player, sono elementi importanti, ma non sono sufficienti. Mi riappello alla proprietà, alla giunta. Credo che un atteggiamento sempre negativo su ogni tipo di possibilità di ricapitalizzazione sia abdicare al ruolo che la proprietà deve avere: se non vanno bene i conferimenti delle ville, le quote dell’Autostrada dei Fiori, andranno bene altre soluzioni. Per esempio un conferimento del Palafiori: ho trovato adesioni nel senso che potrebbe essere una struttura sinergica con il Casinò, naturalmente non nel senso di fare un altro casinò".

Francesco Prevosto ha poi messo in correlazione la situazione dell’Orchestra Sinfonica di Sanremo con la situazione dei lavoratori della Casinò Spa: "Quando l’azienda è in crisi i lavoratori sono i primi ad essere disposti a fare sacrifici. E tra i dipendenti della casa da gioco c’è la consapevolezza di fare sacrifici. All’Orchestra Sinfonica è passato il contratto di solidarietà con 22 voti favorevoli e 18 contrari, ovvero tra 22 dipendenti che vedevano la crisi e 18 che la negavano. Alla casa da gioco la situazione è molto meglio, perché la divisione è stata tra le modalità, tra le soluzioni, non tra chi vede la crisi e chi la nega. Al casinò abbiamo un fondo che le altre case da gioco non hanno"

"Non aver applicato il fondo di incentivazione all’esodo il 23 maggio ha comportato un costo per tutti" – ha spiegato Francesco Prevosto – "18 dipendenti avevano fatto la domanda, uno di questi è andato in pensione a zero euro: chi è contro dice che abbiamo risparmiato 25.000 euro. Ma non è vero, perché quel lavoratore dall’anno scorso ad oggi è costato 80.000-90.000 euro di costo del lavoro. La riforma Fornero costa più del doppio dei meccanismi adottati il 23 maggio. Invito tutti a non drammatizzare, lasciamo lavorare le persone, perché le soluzioni si trovano, arrivando a opzioni di solidarietà tra tutti i lavoratori"