Concattedrale di San Siro gremita in occasione dell’incontro con Padre Raniero Cantalamessa

11 maggio 2013 | 21:35
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Concattedrale di San Siro gremita in occasione dell’incontro con Padre Raniero Cantalamessa
Concattedrale di San Siro gremita in occasione dell’incontro con Padre Raniero Cantalamessa
Concattedrale di San Siro gremita in occasione dell’incontro con Padre Raniero Cantalamessa
Concattedrale di San Siro gremita in occasione dell’incontro con Padre Raniero Cantalamessa
Concattedrale di San Siro gremita in occasione dell’incontro con Padre Raniero Cantalamessa
Concattedrale di San Siro gremita in occasione dell’incontro con Padre Raniero Cantalamessa

Subito dopo l’introduzione del Vescovo Diocesano, Mons. Alberto Maria Careggio, un momento di riflessione intensa grazie alle parole del predicatore pontificio

Basilica Concattedrale di San Siro gremita per l’incontro/Catechesi con Padre Raniero Cantalamessa. Un momento di riflessione intensa grazie alle parole del predicatore pontificio.
Un appuntamento, quello a Sanremo, inserito nell’ambito delle iniziative per l’Anno della Fede e organizzato dalla Diocesi di Ventimiglia – Sanremo, attraverso l’ufficio pastorale. La conferenza aveva come tema: "Convertitevi e credete al Vangelo (Mc 1,15), la decisione che cambia la vita".
"Il tema di questo incontro mi è quasi imposto da due circostanze di tempo: siamo nel pieno dell’Anno della fede ed entriamo proprio oggi nella novena di Pentecoste – ha esordito Padre Raniero-. C’è qualcosa che unisce le due cose. Gesù iniziò la sua predicazione del Regno con il solenne appello: “Convertitevi e credete al Vangelo” (Marco 1,15). 
Queste parole che la Chiesa fa risuonare all’inizio della Quaresima hanno finito per evocare soltanto la necessità di cambiare vita, uscire dal peccato o dall’indifferenza e tornare al Signore. Se però convertirsi significasse solo questo, esso sarebbe un annuncio importante e austero quanto si vuole, ma non ancora, come lo chiama Gesù, il Vangelo, cioè una “lieta notizia”. Nell’Anno della fede è vitale scoprire il genuino senso di questo proclama di Gesù.
Esso non significa più, come nell’Antico Testamento, tornare indietro; significa fare piuttosto un passo, anzi un balzo, in avanti ed entrare nel regno di Dio che è venuto gratuitamente in mezzo agli uomini. 
“Convertitevi e credete” non sono due azioni diverse, ma la stessa cosa: convertitevi, cioè credete. Gesù non si stanca di inculcare questa novità assoluta del Vangelo con parabole come quella del banchetto, a cui tutti sono invitati gratuitamente, della pecorella smarrita, la cui conversione è consistita semplicemente nel lasciarsi prendere sulle spalle dal buon pastore (Non è lei che è tornata da sola al gregge!). 
All’inizio della predicazione apostolica, il giorno di Pentecoste, ascoltiamo sulle labbra di Pietro la stessa parola (identico verbo in greco e identica seconda persona plurale) metanoeite, convertitevi (Atti 2, 37).
Ma qui il senso è leggermente diverso, a causa di ciò che è avvenuto nel frattempo: gli uomini hanno rifiutato e crocifisso il Cristo.
Ora convertirsi significa anzitutto “pentirsi”, riconciliarsi con Dio, farsi battezzare (o confessarsi se si è già battezzati!), diventare parte attiva nella comunità nata dalla Pentecoste. Pietro aggiunge: “dopo riceverete il dono dello Spirito Santo”. Si delinea così davanti ai nostri occhi l’itinerario per celebrare un vero Anno della fede e per sperimentare qualcosa della “novella Pentecoste” auspicata da Giovanni XXIII nell’indire, 50 anni fa, il concilio vaticano II con queste parole: «Perché la Città terrena si organizzi a somiglianza della Città celeste "il cui re è la verità, la cui legge è la carità, la cui grandezza è l’eternità". Il Concilio che inizia sorge nella Chiesa come un giorno fulgente di luce splendidissima. È appena l’aurora: ma come già toccano soavemente i nostri animi i primi raggi del sole sorgente! Tutto qui spira santità, suscita esultanza. Contempliamo infatti stelle aumentare con il loro chiarore la maestà di questo tempio".