La linea Cuneo – Ventimiglia – Nizza non si tocca

5 aprile 2013 | 19:48
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La linea Cuneo – Ventimiglia – Nizza non si tocca

L’associazione Giuseppe Biancheri è contraria ai tagli ciechi e incuranti
delle necessità della Valle Roya, del Cuneese e dell’area Mediterranea del Ponente Ligure e della Costa Azzurra

Domattina alle 10.00 inizia un confronto per definire quali iniziative intraprendere nei confronti della Regione Piemonte da parte di tutte le parti sociali coinvolte nella paventata proposta di chiusura della linea ferroviaria internazionale Cuneo – Ventimiglia – Nizza. L’Associazione Giuseppe Biancheri, è da sempre a sostegno della linea ferroviaria, "un ramo secco" come viene definita da alcuni miopi burocrati. All’incontro previsto nella sala Consigliare del Comune di Ventimiglia sono stati quindi invitati gli amministratori pubblici, le associazioni di categoria e i sindacati dei lavoratori per discutere sul presente ed il futuro della tratta ferroviaria e di conseguenza su un territorio inter-regionale e trans-frontaliero che non può continuare ad essere ostaggio di politiche contrarie al benessere e allo sviluppo della popolazione.
Le prospettive sono purtroppo a tinte fosche, una situazione diventata ormai insostenibile dopo la chiusura delle fermate in territorio italiano e francese, un disagio amplificato dal silenzio "assordante" dell’Assessore ai Trasporti Pubblici della Regione Piemonte Barbara Bonino, che dopo le molteplici richieste di intervento non si è mai prestata ad un confronto pacifico volto a individuare una soluzione, ad ogni costo, per salvaguardare un opera storica, frutto del sacrificio di molti uomini e esempio tangibile della volontà di costruire opere che uniscano territori e genti e non che li separino come pare sembra oggi essere l’unico risultato dei tagli ai servizi. L’animo pacifico e paziente dell’associazione è però purtroppo agli sgoccioli e di conseguenza, a seguito del confronto, l’Associazione comunicherà quali strade verranno intraprese per rendere ancora più evidente l’assurda arroganza dell’Assessorato Piemontese.