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Un nostro lettore: “Il festival di Sanremo? Un bene culturale”

31 marzo 2013 | 13:49
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Un nostro lettore: “Il festival di Sanremo? Un bene culturale”

“Un bene culturale non è limitato al campo materiale. Esistono, infatti, beni, cosiddetti immateriali, non percepibili fisicamente, ma con il cuore, il sentimento e la fantasia. Tra questi perché non ricordare Sanremo e il suo Festival”

Nell’assetto legislativo italiano, recepito anche dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, beni culturali sono solo cose materiali, mobili ed immobili, come ad esempio un’opera d’arte, come dipinto o una statua, un edificio o un monumento. Ciò non significa che un bene culturale sia limitato al campo materiale. Esistono, infatti, beni, cosiddetti immateriali, non percepibili fisicamente, ma con il cuore, il sentimento e la fantasia. Tra questi perché non ricordare Sanremo e il suo Festival.
Se non altro per il suo impatto canoro e spettacolare non soltanto sul piano nazionale. L’dea di Sanremo, ormai, è prevalentemente associata all’idea della manifestazione musicale di febbraio. Canzoni e musica fanno rima con Sanremo fino a costituire un patrimonio certamente sensibile dell’arte moderna di questo Paese. Cantautori e immagini della città si intrecciano inscindibilmente, al punto da richiedere di essere riconosciuti come un valore aggiunto da proteggere. Un valore che evoca le atmosfere delle giornate del Festival e dei suoi ricorrenti protagonisti. Un valore, dunque, da proteggere. Al riguardo sicuramente risulta uno slogan d’impatto la rivendicazione di uno status di bene culturale per un evento del genere che promuove la canzone italiana e al tempo stesso la sua impareggiabile cornice "geopolitica" sanremese. E’ da pensare forse una normativa su misura e su questo tema si possono misurare coloro che amano Sanremo e il suo ruolo di avanguardia nel campo della rappresentazione. Si tratta di una proposta che può offrire spunti e
stimoli interessanti, aldilà del dato contingente: un’occasione singolare per aprire un dibattito coerente. Quanti saprebbero persuadere,
dire perché essa valga la pena di essere promossa (ed estesa) con passione e convinta partecipazione?

Casalino Pierluigi