Nomine AgCom: presentato un ricorso a conclusione della campagna “Vogliamo trasparenza”
A formare oggetto di contestazione non è la competenza o esperienza dei singoli membri nominati ma l’idoneità del procedimento adottato dalla Camera dei Deputati e dal Senato della Repubblica per garantire al Paese la migliore Autorità Garante possibile
amministrativo da queste ultime seguito sia stato idoneo a garantire alla stessa Autorità adeguata indipendenza dalle influenze dei partiti e di alcuni leader dei mercati sui quali l’Autorità medesima è chiamata a vigilare.
E’ nelle segreterie dei partiti o nelle aule parlamentari che devono designarsi i membri di un’Autorità indipendente?
E’ questo il senso del ricorso notificato nelle scorse settimane alla Camera dei Deputati, al Senato, alla Presidenza della Repubblica ed ai membri dell’AGCOM nominati nei mesi scorsi a conclusione della campagna “Vogliamo Trasparenza” con la quale Open Media Coalition e numerose associazioni rappresentanti della società civile italiana hanno, a lungo, chiesto alle Istituzioni cui la legge affida il compito di nominare i membri di una delle Autorità indipendenti più importanti del nostro Paese di procedere a tale delicato compito sulla base di un meccanismo trasparente e meritocratico, al riparo da influenze partitiche.
Sfortunatamente, come è noto, non è andata così giacché il Parlamento ha permesso che i membri oggi nominati fossero designati sulla base del tradizionale meccanismo di spartizione partitica nelle segreterie dei partiti e si è limitato a ratificare l’operato di queste ultime.
A formare oggetto di contestazione non è la competenza o esperienza dei singoli membri nominati ma l’idoneità del procedimento adottato dalla Camera dei Deputati e dal Senato della Repubblica per garantire al Paese la migliore Autorità Garante possibile e, soprattutto, la più indipendente.
L’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni svolge in un Paese come l’Italia, cronicamente ammalato di assenza di pluralismo, scarsa libertà di informazione e gravissimo ritardo nella diffusione di Internet un ruolo fondamentale ed insostituibile per lo sviluppo democratico, sociale, culturale ed economico.
Il solo sospetto che essa sia meno indipendente di quanto previsto dalla legge è democraticamente insostenibile e potrebbe produrre conseguenze gravissime sul piano giuridico giacché qualora il procedimento di nomina dei membri risultasse
viziato ed illegittimo, tutti gli atti adottati dall’Autorità rischierebbero di essere travolti.
E’, probabilmente, la prima volta, in Italia, che la società civile chiede ai giudici di verificare se le Istituzioni cui la legge affida la nomina dei membri di un’Autorità indipendente abbiano fatto davvero l’interesse del Paese e, quindi, il loro dovere o si siano, invece, lasciate guidare da interessi diversi capaci di minare alla radice l’indipendenza dell’Autorità.
Il ricorso è stato firmato da Open Media Coalition, Agorà Digitale, Anso – Associazione Nazionale Stampa Online, Associazione Articolo 21, FEMI – Federazione dei media digitali indipendenti, Società Pannunzio per la libertà di informazione e dal Sen. Belisario quale parlamentare della Repubblica, leso nell’esercizio dei propri diritti di elettore.