“La marcia su Roma 90 anni dopo” ai martedi letterari con Aldo Mola e il colonnello Zarcone
I martedì letterari si soffermano su una pagina importante della storia contemporanea, quella della Marcia su Roma nel novantesimo anniversario, un evento da cui non si può prescindere per comprendere il ventennio fascista.
Introducono il Col. Antonino Zarcone, Capo Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’esercito Italiano e Ito Ruscigni, curatore della rassegna letteraria.
I martedì Letterari si soffermano su una pagina importante della storia Contemporanea quella della Marcia su Roma nel novantesimo anniversario, un evento da cui non si può prescindere per comprendere il ventennio fascista.
Mussolini a pieni voti? Da Bonomi a Facta: agonia del Parlamento.
Editoriale di Aldo A. Mola pubblicato su “Il Giornale del Piemonte” del 12/02/2012
Già un altro capo di governo tempo fa si ficcò in testa di “cambiare le abitudini degli italiani” e farli rigare diritti. Si chiamava Benito Mussolini. Nel Diario Galeazzo Ciano, tra divertito e sgomento, annotò che il Duce, suo suocero, aveva deciso di rimboschire l’Appennino per renderne il clima più rigido, farci nevicare di più e così selezionarne gli abitanti. Ma com’è che Mussolini divenne capo del governo? A novant’anni dalla mai avvenuta “marcia in Roma” (31 ottobre 1922), la sua ascesa a capo del governo rimane un nodo aggrovigliato e misterioso della storia d’Italia. Un punto è certo: Vittorio Emanuele III, rigorosamente costituzionale, gli affidò il governo non per paura né per capriccio, ma perché non ebbe alternative. La sua decisione era caldeggiata da fascisti e nazionalisti, ovviamente, ma anche da liberaldemocratici, demosociali, cattolici e persino da socialisti come Gino Baldesi e Bruno Buozzi. Il suo avvento fu l’approdo di tre anni di inconcludenza dei partiti e del parlamento e di una guerra civile a bassa intensità. La premessa furono le dimissioni di Ivanoe Bonomi, il 28 dicembre 1921, da appena sei mesi alla guida di una coalizione liberali, partito popolare (cattolici) e demosociali, dalle cui file egli stesso proveniva, anche se nel maggio 1921 era stato eletto in un blocco nazionale comprendente fascisti facinorosi come Roberto Farinacci, “ras” di Cremona. Rinviato dal Re alle Camere, il governo vivacchiò sino a quando i demosociali decisero di uscirne. Quattro giorni dopo le sue nuove dimissioni (2 febbraio 1922), il conclave elesse papa Achille Ratti, che prese nome di Pio XI. Il predecessore, Benedetto XV, aveva invano scongiurato la conflagrazione europea e deplorato la “inutile strage” voluta da militaristi, nazionalisti e rivoluzionari di varia sponda, incluso il socialmassimalista Benito Mussolini, apprezzato da Lenin. A incitare alla guerra erano stati tanti interventisti di complemento annidati ovunque, inclusa la società “Dante Alighieri”. Il torinese Efisio Giglio Tos, ideatore della Federazione internazionale studentesca “Corda Fratres” telegrafò minacciosamente a Vittorio Emanuele III: se non avesse preso la testa dell’intervento sarebbe stato spazzato via dalla rivoluzione. Il sedicente interventista democratico Gaetano Salvemini ricordò che le guerre per l’indipendenza erano costate appena 6.000 morti; era l’ora di sacrifici veri. Più sangue. Anche lui voleva “educare gl’italiani”. Le contraddizioni di dieci anni di bellicismo parolaio e di impotenza dei partiti nel febbraio 1922 esplosero. Il napoletano Enrico De Nicola e il siciliano Vittorio Emanuele Orlando rifiutarono la proposta di formare il governo. Il settantanovenne piemontese Giovanni Giolitti era invece pronto a riprenderne il fardello ma il segretario del partito popolare, il siciliano don Luigi Sturzo, oppose aspramente il “veto” dei cattolici. Perché? Nel suo quinto e ultimo governo Giolitti aveva proposto la nominatività di tutti i titoli (di Stato, obbligazionari, azionari), per far emergere i profitti di guerra e l’immensa ricchezza mobiliare dei cattolici. Il Re inviò alle Camere una seconda Bonomi, che il 12 febbraio vi fu sconfitto. Tra consultazioni, giochi di correnti e tiri mancini l’agonia si protrasse sino alla nomina del giolittiano Luigi Facta (Pinerolo, 1861-1930). Bene ammanicato col quadrumviro del fascismo Cesare Maria De Vecchi, Facta formò un governo di liberali, cattolici (Antonino Anile all’Istruzione, Giovanni Battista Bertone alle Finanze e Giovanni Bertini all’Agricoltura), demosociali. La lunghezza della crisi mise a nudo la crisi irreversibile del partitismo, favorito dal sistema elettorale,: non più i collegi uninominali a doppio turno, ma lo scrutinio di lista e riparto dei seggi in proporzione ai voti. La paralisi della politica sfociò nel “governo tecnico” del 31 ottobre 1922, presieduto da Mussolini, un trentanovenne diplomato maestro. Insegnante mancato, si mise subito all’opera per cambiare le abitudini degli italiani. Rieducarli. Anzi, rigenerarli. Finì male. Per tutti.
Aldo Alessandro Mola (Cuneo, 17 aprile 1943) è uno storico e scrittore italiano.
Nato a Cuneo nel 1943, Aldo Alessandro Mola è stato preside in alcuni licei dal 1977 al 1998. Nel 1980 riceve la medaglia d’oro di benemerito della scuola, della cultura e dell’arte. Docente di storia contemporanea all’Università degli Studi di Milano, è, dal 1986 direttore del Centro per la storia della Massoneria] e dal 1992, contitolare della cattedra "Pierre-Théodore Verhaegen" dell’Université libre de Bruxelles. E’ direttore del Centro Europeo Giovanni Giolitti, presidente del comitato cuneese dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano e dell’Associazione di studi sul saluzzese e presidente del Centro studi Mario Pannunzio di Alessandria.
Editorialista pungente del quotidiano «Il Giornale del Piemonte», diretto da Fulvio Basteris, e importante coordinatore editoriale de Il Parlamento italiano 1861-1992, Mola ha organizzato numerosi convegni di studi, specialmente per il Ministero della Difesa (Garibaldi, generale della libertà nel 1982 e la serie Forze Armate e Guerra di Liberazione). Direttore di collane di storia per vari editori, è, dal 1967, autore di saggi. Nel 2004 riceve dalla Presidenza del Consiglio dei ministri il Premio alla Cultura.
Monarchico, è presidente della Consulta dei Senatori del Regno.
Opere Storia della massoneria – Bompiani.
1882-1912: fare gli italiani – Società Editrice Internazionale.
Saluzzo. Un’antica capitale – Newton Compton Editori.
Garibaldi vivo. Antologia critica degli scritti con documenti inediti – Mazzotta – 1982.
Per una scuola che funzioni. Dal mito delle riforme alla ricerca dell’efficacia – Armando Curcio Editore – 1990.
Storia della massoneria dalle origini ai nostri giorni – Bompiani – 1994.
Passando a nord-ovest – Bastogi Editrice Italiana – 1996.
Umberto II di Savoia – Giunti Editore – 1996.
La costanza di un liberale: Antonio Salandra dalla presidenza del governo alla morte – Lacaita – 1996.
Antonio Jerocades nella cultura del Settecento – Falzea – 1998.
Corda fratres. Storia di una associazione internazionale studentesca nell’età dei grandi conflitti (1898-1948) – CLUEB – 1999.
Geografia e storia dell’idea di libertà 1799-1999 – Falzea – 2000.
La svolta di Giolitti: dalla reazione di fine ottocento al culmine dell’età liberale – Bastogi Editrice Italiana – 2000.
Storia della massoneria italiana – Bompiani – 2001.
Storia di Cuneo 1700-2000 – L’Artistica Editrice – 2001.
Storia di Bra, dalla rivoluzione francese al terzo millennio – L’Artistica Editrice – 2002.
Storia della monarchia in Italia – Bompiani – 2002.
Giolitti. Lo statista della nuova Italia – Arnoldo Mondadori Editore – 2003.
Giovanni Giolitti. Fare gli italiani – Edizioni del Capricorno – 2005.
Silvio Pellico. Carbonaro, cristiano e profeta della nuova Europa – Bompiani – 2005.
Declino e crollo della monarchia in Italia. I Savoia al referendum del 2 giugno 1946 – Arnoldo Mondadori Editore – 2006.
Giosuè Carducci. Scrittore, politico, massone – Bompiani – 2006.
Torna Garibaldi – Bompiani – 2007.
Gelli e la P2. Fra cronaca e storia – Bastogi Editrice Italiana – 2008.
Italia un Paese speciale. Storia del Risorgimento e dell’Unità (quattro volumi) Edizioni del Capricorno – 2011.
Col. Antonino ZARCONE
Nato a Palermo il 20 marzo 1962, sposato con Giorgia con 1 figlio.
Ha assolto incarichi di Comando presso il 21° Reggimento di Artiglieria di Bologna e la Scuola Militare "Nunziatella" di Napoli ed ha Comandato il Battaglione Difesa Nucleare Batteriologica e Chimica del 7° Reggimento D. NBC – Civitavecchia ed il Distretto Militare Regionale di Bologna.
Ufficiale Addetto e Capo Sezione nel settore logistico e della guerra elettronica dello Staff della 3^ D. Italiana – Milano, dopo aver frequentato il 121° Corso di Stato Maggiore ed il 1° Corso di Stato Maggiore Interforze è stato impiegato presso lo Stato Maggiore dell’Esercito con l’incarico di Ufficiale Addetto alla Sezione Telecomunicazioni e Guerra elettronica dell’Ufficio C4, di Capo Sezione Comando e Controllo presso l’Ufficio Comunicazioni e Sistemi e dall’aprile del 2007 ha assunto l’incarico di Capo Ufficio Storico.
Ha partecipato alle operazioni militari in Bosnia quale Vice Direttore per le Operazioni Terrestri del Comando IFOR a Sarajevo, a Timor Est Senior Rappresentante Nazionale ed Ufficiale di Collegamento con il Ministero della Difesa australiano a Camberra ed in Iraq come Assistente Militare del Vice Comandante del Corpo d’Armata Multinazionale in Iraq a Baghdad.
Oltre ai corsi regolari dell’Accademia Militare di Modena (164° Corso) e la Scuola di Applicazione di Torino, ha frequentato il Corso Avanzato per Ufficiali di Artiglieria Terrestre alla Scuola di Artiglieria USA di Fort Sill Oklahoma, il Corso d’inglese presso la Scuola di Lingue dell’Esercito Britannico, di portoghese presso la Scuola Lingue Estere dell’Esercito a Perugia ed il 1° Corso Difesa Nucleare Batteriologica e Chimica per Comandanti e Vice Comandanti di Unità NBC.
Laureato in Scienze Strategiche all’Università di Torino e in Scienze Diplomatiche ed Internazionali all’Università di Trieste ha il Master in Scienze Strategiche dell’Università di Torino ed in Studi Internazionali Strategico Militari dell’Università di Milano. E’ decorato della Medaglia Commemorativa delle Operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dall’alluvione in Valtellina; della Medaglia NATO per l’Operazione IFOR/SFOR in Bosnia e per l’Operazione KFOR in Kosovo; delle Croci Commemorative per le Operazioni di Pace per la missione in Bosnia e Timor Est; per l’Operazione Vespri Siciliani in Sicilia e per le Operazioni umanitarie; della Meritorious Service Medal – USA per l’impiego in Iraq; della Croce d’Oro per anzianità di servizio – 25 anni; della Medaglia di Benemerenza della Croce Rossa Italiana per la Missione in Iraq, insignito della Croce con Spade del Sovrano Ordine Militare di Malta ed è stato nominato Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Si fregia del Distintivo d’Onore di Ferita in Servizio ed è Cittadino Onorario della città di Lawton OK -USA dal 15 Dicembre 1993. Co – autore di "Dalla Grande Guerra ad una Grande Forza" e della traduzione inglese "From World War I, a Great Force", di "Con la croce e le stellette. Don Otello Carletti cappellano militare, curatore di "Ettore Viola, Vita di Guerra" (2^ Edizione aggiornata) e di numerosi saggi di storia militare presentati in occasione di vari convegni. Vincitore del Premio "G. Calducci" 2008,l Comune di Pietrasanta (LU) per la saggistica militare.
Il 6 novembre Edoardo Boncinelli illustra il libro “Quel che resta dell’anima” Introduce Ito Ruscigni.