Respinta la richiesta del pm Di Lazzaro di sequestrare cautelativamente i beni di Acquamare
La società, se i giudici avessero accettato il ricorso del pm, si sarebbe vista sequestrare quattro alberghi situati in Sicilia, per un totale di 288 milioni di euro.
Il tribunale collegiale di Imperia ha respinto la richiesta del pm Maria Antonia Di Lazzaro di sequestrare cautelativamente i beni di "Acquamare" (azionista al 33 per cento della Porto Imperia Spa) e di "Acqua Marcia", entrambe riconducibili al costruttore Francesco Bellavista Caltagirone, in carcere a Imperia, nell’ambito della vasta inchiesta per truffa ai danni dello Stato.
Il Collegio – formato dai giudici: Domenico Varalli, Marina Aicardi ed Enrica Drago – il 27 luglio scorso si era riservato di decidere ed oggi è arrivata la risposta. Il pm Maria Antonia Di Lazzaro, dopo che il gip Ottavio Colamartino aveva rigettato la misura cautelare reale, era ricorsa al tribunale; è improbabile che il pm faccia ora ricorso per Cassazione.
Se il Collegio avesse accettato il ricorso del pm, "Acqua Marcia" si sarebbe vista sequestrare quattro alberghi situati in Sicilia, per un totale di 288 milioni di euro. I motivi della decisione del collegio sarebbero due: il tribunale avrebbe infatti ritenuto la Porto di Imperia Spa, una società non pubblica, ma privata: "Si tratta di un fatto importante da un punto di vista giuridico – dichiara l’avvocato Nerio Diodà, che difende Caltagirone – in quanto potrebbe cambiare la prospettiva dei prossimi processi".
E, seconda motivazione, perchè non ci sarebbe alcun tipo di danno quantificabile a danni del Demanio e del Comune. Francesco Bellavista Caltagirone, che si trovava ai domiciliari, è finito nuovamente in carcere, lo scorso 18 luglio, mentre si trovava nella sua casa di Roma. Il 9 ottobre si aprirà il processo per 10 imputati, coinvolti nell’inchiesta per truffa aggravata ai danni dello Stato nella realizzazione del porto turistico.