8 prestigiosi ospiti ai “Martedì letterari” della Casa da gioco della città dei fiori
FOLCO QUILICI, RENATO DEL PONTE, ALDO MOLA, ANTONIO ZARCONE, ALFIO CARUSO, ARMANDO TORNO, FLAVIO OREGLIO, MARCO VANNINI
Otto autorevoli autori affermati nel panorama letterario internazionale per altrettanti eventi sono i protagonisti della stagione autunnale de “I Martedì letterari” , curati da Ito Ruscigni, che da trent’anni porta nella casa da gioco grandi nomi del panorama culturale.
Dal 16 ottobre al 18 dicembre sono previsti otto appuntamenti che soffermeranno l’attenzione del pubblico sempre numeroso su alcuni temi di grande attualità.
Folco Quilici accompagnerà nei “misteri dei mari del mondo”; Renato Del Ponte farà scoprire “la terra del Drago: il Bhutan”, Aldo Mola inviterà al dibattito su “la Marcia su Roma 90 anni dopo”; Edoardo Boncinelli approfondirà i temi dell’anima; Alfio Caruso ripercorrerà “l’onore d’Italia”; Armando Torno ricorderà con una conferenza e un libro il cardinale Carlo Maria Martini. Flavio Oreglio presenterà un tipo “curioso” di scienza mentre Marco Vannini nell’approssimarsi del Natale commenterà i “libri dell’Antico Testamento.”
Apre la stagione autunnale il 16 ottobre nel Teatro dell’Opera alle ore 16.30 Folco Quilici che presenta il suo ultimo lavoro “Relitti e tesori. Avventure e misteri nei mari del mondo” corredato da un documentario.
(Dall’Introduzione)
“Nell’arco di oltre cinquant’anni sono stato testimone del passaggio dalla ricerca dilettantesca di reperti conservati dal mare allo sviluppo di una ricerca sistematica, sempre più perfezionata, sia come tecnica sia come impostazione scientifica."
Folco Quilici ha iniziato a immergersi quando era ragazzo, con l’ausilio di un residuato di guerra, un autorespiratore a ossigeno che gli ha permesso di perlustrare e fotografare i fondali in anni in cui erano davvero in pochi a interessarsi al mondo sommerso. Da allora, l’archeologia subacquea, oggi vera e propria disciplina scientifica, ha permesso non solo di aggiungere importanti pagine alla Storia, dai tempi antichi ai giorni nostri, ma anche di portare alla luce vicende degne dei migliori romanzi d’avventura. Se non ci stupisce, infatti, sapere che in fondo al mare, lungo le tratte tra il Centro America e la Spagna, giace un tesoro dal valore inestimabile, ricchezze di Aztechi, Maya e Incas razziate dai galeoni spagnoli e portoghesi in epoca moderna, o carichi di navi pirata vittime di tempeste. Più curiosa è la vicenda del treno scomparso tra i ghiacci del lago Bajkal all’inizio del secolo scorso, sulla transiberiana: la carrozza blindata conteneva migliaia di rubli d’oro spediti dallo zar per convincere i generali coreani a schierarsi contro i giapponesi.
Relitti e tesori
Avventure e misteri nei mari del mondo il nuovo libro di Folco Quilici,
È una cavalcata per i più famosi relitti, un affascinante viaggio sotto la superficie dell’acqua: un’immersione nel punto di incontro tra la potenza della natura e la tecnica degli uomini.( Il Sole24 Ore)
Folco Quilici, regista, scrittore, documentarista simbolo del mare a livello internazionale.
Il 23 ottobre sempre alle 16.30 nel Teatro dell’Opera Renato del Ponte presenta il volume: ” Nella terra del Drago. Note insolite di viaggio nel regno del Bhutan” La presentazione verrà accompagnata da Claudia Murachelli all’arpa celtica. Verranno proiettate alcune diapositive.
Il Regno del Bhutan o Druk-Yul (Terra del Drago) è forse l’unico paese al mondo in cui si è mantenuto uno stile di vita fedele ai ritmi della natura. Almeno sino ad ora … Così ritiene l’autore di questo libro, che ne ha percorso i sentieri lungo le pendici dell’Himalaya, tratteggiandone la storia e le sue straordinarie caratteristiche fisiche e naturalistiche.
E proprio per le sue potenzialità di miracoloso equilibrio ambientale, scrupolosamente amministrate da una monarchia illuminata, l’Autore considera questo Paese una “riserva naturale dell’umanità”. Ma anche “riserva spirituale”, dal momento che in questo libro vengono suggeriti alcuni itinerari “mistici” legati ai grandi Maestri del Buddhismo Tantrico che col Bhutan hanno avuto un forte rapporto: da Padmasambhava a quel Pema Lingpa da cui deriverebbe la dinastia oggi regnante.
In appendice, un raro testo del III Panchen Lama (1775) ci introduce all’affascinante mistero di Shambala “la Splendente”.
Il volume è corredato da numerose fotografie originali e illustrazioni a colori, con una tavola di acquarelli ripiegata fuori testo, stampato su carta pregiata in una tiratura limitata e numerata.
Renato Del Ponte (Lodi, 2L12.1944), già docente nei Licei (1971-2001), si è soprattutto dedicato allo studio delle religioni del mondo romano-italico, pubblicando Dèi e Miti italici (1985; 1988; 1998); La Religione dei Romani (1992 – Premio “Isola d’Elba”); La Città degli Dèi (2003); “Favete linguis!” (2010); Ambrosiae Pocula (2011). La sua monografia su I Liguri. Etnogenesi di un popolo (1999 – Premio “Cinque Terre-Riviera Ligure”) ha avuto numerose edizioni e ristampe. Dal 2001 collabora con le Università di Roma “La Sapienza” e quella di Sassari con interventi sul diritto religioso. In questo ambito, col CNR ha effettuato un viaggio di studio in Asia Centrale (Tagikistan) e, a titolo privato, in Bhutan, traducendo La cronologia vedica di B. G. Tilak (1994; 2006). Ha fondato e dirige, sin dal 1972, il periodico di studi tradizionali “Arthos”. Dal 2009 è membro della “Società Italiana di Storia delle Religioni”.
Il 30 ottobre nel Teatro dell’Opera ore 16.30 lo storico Aldo Andrea Mola presenterà il libro “Mussolini a pieni voti. Inediti sul 1922: da Facta a Mussolini”, un volume che stimola il dibattito su “La Marcia su Roma 90 anni dopo”.
Introduce il Col.Antonino Zarcone, Capo Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’esercito Italiano.
Mussolini a pieni voti? Da Bonomi a Facta: agonia del Parlamento.
Editoriale di Aldo A. Mola pubblicato su “Il Giornale del Piemonte” del 12/02/2012
Già un altro capo di governo tempo fa si ficcò in testa di “cambiare le abitudini degli italiani” e farli rigare diritti. Si chiamava Benito Mussolini. Nel Diario Galeazzo Ciano, tra divertito e sgomento, annotò che il Duce, suo suocero, aveva deciso di rimboschire l’Appennino per renderne il clima più rigido, farci nevicare di più e così selezionarne gli abitanti. Ma com’è che Mussolini divenne capo del governo? A novant’anni dalla mai avvenuta “marcia in Roma” (31 ottobre 1922), la sua ascesa a capo del governo rimane un nodo aggrovigliato e misterioso della storia d’Italia. Un punto è certo: Vittorio Emanuele III, rigorosamente costituzionale, gli affidò il governo non per paura né per capriccio, ma perché non ebbe alternative. La sua decisione era caldeggiata da fascisti e nazionalisti, ovviamente, ma anche da liberaldemocratici, demosociali, cattolici e persino da socialisti come Gino Baldesi e Bruno Buozzi. Il suo avvento fu l’approdo di tre anni di inconcludenza dei partiti e del parlamento e di una guerra civile a bassa intensità. La premessa furono le dimissioni di Ivanoe Bonomi, il 28 dicembre 1921, da appena sei mesi alla guida di una coalizione liberali, partito popolare (cattolici) e demosociali, dalle cui file egli stesso proveniva, anche se nel maggio 1921 era stato eletto in un blocco nazionale comprendente fascisti facinorosi come Roberto Farinacci, “ras” di Cremona. Rinviato dal Re alle Camere, il governo vivacchiò sino a quando i demosociali decisero di uscirne. Quattro giorni dopo le sue nuove dimissioni (2 febbraio 1922), il conclave elesse papa Achille Ratti, che prese nome di Pio XI. Il predecessore, Benedetto XV, aveva invano scongiurato la conflagrazione europea e deplorato la “inutile strage” voluta da militaristi, nazionalisti e rivoluzionari di varia sponda, incluso il socialmassimalista Benito Mussolini, apprezzato da Lenin. A incitare alla guerra erano stati tanti interventisti di complemento annidati ovunque, inclusa la società “Dante Alighieri”. Il torinese Efisio Giglio Tos, ideatore della Federazione internazionale studentesca “Corda Fratres” telegrafò minacciosamente a Vittorio Emanuele III: se non avesse preso la testa dell’intervento sarebbe stato spazzato via dalla rivoluzione. Il sedicente interventista democratico Gaetano Salvemini ricordò che le guerre per l’indipendenza erano costate appena 6.000 morti; era l’ora di sacrifici veri. Più sangue. Anche lui voleva “educare gl’italiani”. Le contraddizioni di dieci anni di bellicismo parolaio e di impotenza dei partiti nel febbraio 1922 esplosero. Il napoletano Enrico De Nicola e il siciliano Vittorio Emanuele Orlando rifiutarono la proposta di formare il governo. Il settantanovenne piemontese Giovanni Giolitti era invece pronto a riprenderne il fardello ma il segretario del partito popolare, il siciliano don Luigi Sturzo, oppose aspramente il “veto” dei cattolici. Perché? Nel suo quinto e ultimo governo Giolitti aveva proposto la nominatività di tutti i titoli (di Stato, obbligazionari, azionari), per far emergere i profitti di guerra e l’immensa ricchezza mobiliare dei cattolici. Il Re inviò alle Camere una seconda Bonomi, che il 12 febbraio vi fu sconfitto. Tra consultazioni, giochi di correnti e tiri mancini l’agonia si protrasse sino alla nomina del giolittiano Luigi Facta (Pinerolo, 1861-1930). Bene ammanicato col quadrumviro del fascismo Cesare Maria De Vecchi, Facta formò un governo di liberali, cattolici (Antonino Anile all’Istruzione, Giovanni Battista Bertone alle Finanze e Giovanni Bertini all’Agricoltura), demosociali. La lunghezza della crisi mise a nudo la crisi irreversibile del partitismo, favorito dal sistema elettorale,: non più i collegi uninominali a doppio turno, ma lo scrutinio di lista e riparto dei seggi in proporzione ai voti. La paralisi della politica sfociò nel “governo tecnico” del 31 ottobre 1922, presieduto da Mussolini, un trentanovenne diplomato maestro. Insegnante mancato, si mise subito all’opera per cambiare le abitudini degli italiani. Rieducarli. Anzi, rigenerarli. Finì male. Per tutti.
Il 6 novembre Edoardo Boncinelli illustra il libro “Quel che resta dell’anima” Introduce Ito Ruscigni.
“Quando noi diciamo che l’anima è spirito, non diciamo altro se non che ella non è materia, e pronunziamo in sostanza una negazione, non un’affermazione” scriveva Giacomo Leopardi nel 1824. Ma oggi, a distanza di quasi due secoli, ha ancora senso parlare di anima? Spirito vitale, immortale, capace di provare emozioni e di garantire autonomia e libertà di scelta, fin dall’antichità l’anima ha subìto varie trasformazioni semantiche e di contenuto. Finendo per coincidere con la mente e la coscienza, due dei nomi attribuiti a quella “natura superiore” che si ritiene operare nelle nostre decisioni. Attraverso un’indagine dei meccanismi della mente, che parte da Aristotele e Agostino, passa attraverso la filosofia cartesiana e la psicoanalisi freudiana e giunge ai preziosi contributi forniti dal neurocognitivismo, Edoardo Boncinelli pone nuovi interrogativi sull’anima e sul libero arbitrio e risponde ad alcune questioni fondamentali. In che modo conosciamo il mondo? Cosa lega la percezione all’idea di anima? Possiamo quindi definirci liberi? Il risultato è una sorta di autobiografia intellettuale, un viaggio affascinante tra i mille volti dell’anima, in cui l’autore riprende tutti i suoi possibili significati districandosi tra quel principio immateriale, che la tradizione considera come fondamento della vita organica, e le capacità percettive dell’essere umano, che interpreta il mondo attraverso i sensi.
Edoardo Boncinelli insegna alla facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Ha guidato per anni laboratori di ricerca in biologia molecolare dello sviluppo. Collabora con il “Corriere della Sera”. Per Rizzoli ha pubblicato Perché non possiamo non dirci darwinisti (2009) e Lettera a un bambino che vivrà 100 anni (2010).
Il 13 novembre Alfio Caruso presenterà la sua ultima fatica letteraria “L’onore d’Italia El Alamein: così Mussolini mandò al massacro la meglio gioventù.”
Sinossi
Per i ragazzi dell’Ariete, della Trento, della Folgore, della Trieste, della Littorio, della Bologna, della Brescia, della Pavia, del 4° e del 50° stormo d’assalto, El Alamein rappresentò l’appuntamento con un destino ingrato, onorato al meglio. A mandarli al massacro furono il tradimento degli ammiragli e la sanguinaria follia di Mussolini che preferì inviare undici divisioni e il meglio dell’artiglieria nel mattatoio sovietico anziché in Africa. Pur ignorati dalle ricostruzioni ufficiali, gli italiani scrissero pagine memorabili: non solo non scapparono, ma spesso coprirono gli errori di un Rommel strategicamente travolto da Montgomery. E gli stessi successi del maresciallo tedesco furono frutto, finché gli inglesi non se ne accorsero, di una straordinaria operazione di spionaggio condotta dal maggiore dei carabinieri Manfredi Talamo, in seguito fucilato alle Fosse Ardeatine. A El Alamein incominciò la presa di coscienza dei ragazzi della generazione sfortunata, che avrebbe poi indotto gran parte dei pochi sopravvissuti della Folgore ad arruolarsi, dopo l’8 settembre, con gli anglo-americani.
La biografia di Alfio Caruso
Catania, 1950
Scrittore italiano, è autore di quattro romanzi, thriller politici e di mafia, e di due saggi di sport con Giovanni Arpino. Oltre ai titoli apparsi in edizione TEA, presso Longanesi ha pubblicato Da cosa nasce cosa. Storia della mafia dal 1943 a oggi (nuova edizione, 2002), Arrivano i nostri (2004) e In cerca di una patria (2005). A Italiani dovete morire sono stati attribuiti il Premio Hemingway e il Premio Acqui Storia.
Il 20 ottobre Armando Torno ricorderà il Cardinale Carlo Maria Martini con il libro.” Parlate con il cuore.”
Parlate con il cuore
Carlo Maria Martini e Armando Torno
“Viene il tempo in cui l’età e la malattia mi danno un chiaro segnale che è il momento di ritirarsi maggiormente dalle cose terrene e prepararsi al prossimo avvento del Regno.” Con queste parole il cardinale Carlo Maria Martini prende congedo dalle pagine del “Corriere della Sera” e dai suoi lettori, che in questi ultimi tre anni lo hanno seguito con affetto e ammirazione. Il cardinale, come Cristo, rifugge il pulpito e si cala in mezzo alla folla. La ascolta, ne interpreta le paure e le angosce. Non solo spettatore, dunque, ma anche coraggioso esegeta della quotidianità. E anche quando le domande si fanno scomode e dirette non manca di reagire con garbo, forte del sostegno delle Sacre Scritture. Perché il dolore fisico? Perché la morte di un bambino senza peccati? Come sopravvivere alla tragedia della malattia? Come reagire all’apparente disinteresse del mondo religioso per la crisi economica attuale? In queste pagine si trovano alcune tra le risposte più toccanti e commoventi che il cardinale ha restituito a coloro che lo hanno interrogato. Pareri, opinioni, consigli, spesso anche soluzioni ai quesiti più delicati che soffocano l’animo umano, impedendogli di raggiungere la piena consapevolezza di Dio. Riflessioni che hanno contribuito ad aprire uno spazio di intesa, un percorso comune in cui la Fede abbraccia – e pure sostiene – la realtà del quotidiano. Con umiltà fraterna il pastore tende la mano e una parola di conforto a coloro che con fiducia si affidano alla sua voce. Ne scaturisce un dialogo con i credenti intimo e intenso condotto con la consueta semplicità e immediatezza a cui ci ha abituati nella sua lunga attività pastorale.
Armando Torno (Milano, 1953) è un giornalista e scrittore italiano.
Cenni biografici Attualmente scrive sul Corriere della Sera. Oltre all’attività di giornalista, ha pubblicati numerosi saggi, soprattutto sul tema del difficile rapporto tra religione e modernità, ma anche sulla figura di Mozart.
Conduce anche, su Radio 24, il programma musicale dal titolo "Musica maestro", in onda ogni domenica alle 21.
Tra le opere più recenti :
Armando Torno, La scommessa. Puntare tutto su Cristo? , Milano, Mondadori, 2010.
Armando Torno, L’uomo e l’opera incompiuta , Treviso, Morganti Editore, 2010.
Armando Torno, Il paradosso dei conservatori , Milano, Bompiani, 2011.
Armando Torno, Russia segreta. Viaggi, peregrinazioni e incontri in un mondo infinito , Milano, Carte Scoperte, 2011.
Armando Torno con Giovanni Gavazzeni e Carlo Vitali, O mia patria. Storia musicale del Risorgimento, tra inni, eroi e melodrammi , Milano, Dalai Editore, 2011.
Armando Torno, PortarTi il mondo fra le braccia Vita di Chiara Lubich , Roma, Città Nuova Editrice
Il 27 novembre sarà nel Teatro dell’Opera Flavio Oreglio con il suo libro “Storia curiosa della scienza”.”
Presenta il giornalista Claudio Porchia.
Flavio Oreglio, ovvero “il biologo che si è dato al monologo”. Che fosse un bravo cabarettista (ricordate “il momento è catartico“?) lo si sa, ma di lui si conosce ancora poco la passione per scienza e filosofia. Oreglio peraltro è laureato in scienze biologiche, e per anni ha insegnato matematica.
Flavio Oreglio spiega Storia curiosa della scienza in poche parole:
“Storia curiosa della scienza è per me l’amore di sempre. Ho una laurea in scienze biologiche con specializzazione in ecologia, quindi l’idea di cimentarmi in un ragionamento sulla storia della scienza portandolo avanti con il linguaggio e la metodologia che mi appartengono era un modo per unificare tutto quello che ho sempre fatto. Questo libro mi ha permesso di mostrare come si possa fare scrittura divertente ma parlando di cose serie e in maniera molto rigorosa. Intanto c’è l’intenzione di sfatare alcuni luoghi comuni, che vedono la scienza nascere nel ‘600 con Galileo Galilei, che è una figura straordinaria, ma quello che gli scienziati della sua epoca hanno fatto è stata una riscoperta di cose che i Greci avevano già capito tanti secoli prima. L’altro elemento del mio libro è una sorta di j’accuse nei confronti della scuola. L’ho fatto perché io amo molto la scuola, ma il problema vero è quello di dare le informazioni corrette alle menti giovani. Non è che la scuola dia informazioni scorrette, ma non racconta tutto. E allora come fanno i ragazzi a sviluppare il loro senso critico se non hanno di fronte il panorama completo?”
Il momento in cui Oreglio ha pensato di scrivere Storia curiosa della scienza:
“Il germe di questo libro nasce tanti anni fa, poi è stato in parte inglobato in un progetto differente … quindi dopo avere passato mesi a documentarmi è nato Le radici pagane dell’Europa che è il vero titolo del libro. Storia curiosa della scienza è il titolo di una serie di libri sull’argomento, in questo volume si va dall’uomo primitivo al crollo dell’impero romano d’Occidente. Poi l’idea è quella di proseguire con il medioevo, l’età moderna e l’età contemporanea. Il mio progetto è una serie di quattro libri.”
(Intervista da Bo.il )
La stagione autunnale si chiude il 18 dicembre con Marco Vannini e la presentazione del libro “. Meister Eckhart, Tutti i commenti ai libri dell’Antico Testamento. Testo latino a fronte
Frutto del suo insegnamento universitario a Parigi, i Commenti biblici di Eckhart che ci sono rimasti rappresentano uno dei vertici della tradizione di questo genere letterario. Eckhart legge la Sacra Scrittura con la scrupolosa adesione letterale di un Maestro medievale, ma la interpreta però alla luce della ragione, nella persuasione di un necessario accordo tra Scrittura e filosofia. Il primato va, anzi, a quest’ultima, in virtù del precetto agostiniano per cui niente deve valere di più della retta ragione, per cui la Scrittura lasciata a se stessa può nutrire solo la superstizione. Per Eckhart occorre andare oltre l’interpretazione letterale per scoprire il senso più vero della Parola di Dio, che si rivela solo allo e nello spirito, ovvero all’intelletto. Questi Commenti hanno perciò non solo un valore esegetico, ma anche e soprattutto un valore filosofico e mistico, tanto più rilevante oggi, in un momento in cui la verità letterale della Bibbia è pesantemente contestata.
Meister Eckhart, domenicano tedesco, contemporaneo di Dante, è unanimemente considerato il più grande mistico cristiano. La sua opera, sospetta di eresia, è stata rimossa per secoli e solo di recente riportata alla luce, riscuotendo enorme interesse.
MARCO VANNINI ha tradotto e pubblicato per la prima volta in italiano tutte le opere di Eckhart, nonché testi fondamentali di mistici tedeschi e francesi. Sue sono anche la Storia della mistica occidentale e La mistica delle grandi religioni. Presso Bompiani ha pubblicato nel 2010 Prego Dio che mi liberi da Dio. La religione come verità e come menzogna.
Otto autorevoli autori affermati nel panorama letterario internazionale per altrettanti eventi sono i protagonisti della stagione autunnale de “I Martedì letterari” , curati da Ito Ruscigni, che da trent’anni porta nella casa da gioco grandi nomi del panorama culturale.
Dal 16 ottobre al 18 dicembre sono previsti otto appuntamenti che soffermeranno l’attenzione del pubblico sempre numeroso su alcuni temi di grande attualità.
Folco Quilici accompagnerà nei “misteri dei mari del mondo”; Renato Del Ponte farà scoprire “la terra del Drago: il Bhutan”, Aldo Mola inviterà al dibattito su “la Marcia su Roma 90 anni dopo”; Edoardo Boncinelli approfondirà i temi dell’anima; Alfio Caruso ripercorrerà “l’onore d’Italia”; Armando Torno ricorderà con una conferenza e un libro il cardinale Carlo Maria Martini. Flavio Oreglio presenterà un tipo “curioso” di scienza mentre Marco Vannini nell’approssimarsi del Natale commenterà i “libri dell’Antico Testamento.”
Apre la stagione autunnale il 16 ottobre nel Teatro dell’Opera alle ore 16.30 Folco Quilici che presenta il suo ultimo lavoro “Relitti e tesori. Avventure e misteri nei mari del mondo” corredato da un documentario.
(Dall’Introduzione)
“Nell’arco di oltre cinquant’anni sono stato testimone del passaggio dalla ricerca dilettantesca di reperti conservati dal mare allo sviluppo di una ricerca sistematica, sempre più perfezionata, sia come tecnica sia come impostazione scientifica."
Folco Quilici ha iniziato a immergersi quando era ragazzo, con l’ausilio di un residuato di guerra, un autorespiratore a ossigeno che gli ha permesso di perlustrare e fotografare i fondali in anni in cui erano davvero in pochi a interessarsi al mondo sommerso. Da allora, l’archeologia subacquea, oggi vera e propria disciplina scientifica, ha permesso non solo di aggiungere importanti pagine alla Storia, dai tempi antichi ai giorni nostri, ma anche di portare alla luce vicende degne dei migliori romanzi d’avventura. Se non ci stupisce, infatti, sapere che in fondo al mare, lungo le tratte tra il Centro America e la Spagna, giace un tesoro dal valore inestimabile, ricchezze di Aztechi, Maya e Incas razziate dai galeoni spagnoli e portoghesi in epoca moderna, o carichi di navi pirata vittime di tempeste. Più curiosa è la vicenda del treno scomparso tra i ghiacci del lago Bajkal all’inizio del secolo scorso, sulla transiberiana: la carrozza blindata conteneva migliaia di rubli d’oro spediti dallo zar per convincere i generali coreani a schierarsi contro i giapponesi.
Relitti e tesori
Avventure e misteri nei mari del mondo il nuovo libro di Folco Quilici,
È una cavalcata per i più famosi relitti, un affascinante viaggio sotto la superficie dell’acqua: un’immersione nel punto di incontro tra la potenza della natura e la tecnica degli uomini.( Il Sole24 Ore)
Folco Quilici, regista, scrittore, documentarista simbolo del mare a livello internazionale.
Il 23 ottobre sempre alle 16.30 nel Teatro dell’Opera Renato del Ponte presenta il volume: ” Nella terra del Drago. Note insolite di viaggio nel regno del Bhutan” La presentazione verrà accompagnata da Claudia Murachelli all’arpa celtica. Verranno proiettate alcune diapositive.
Il Regno del Bhutan o Druk-Yul (Terra del Drago) è forse l’unico paese al mondo in cui si è mantenuto uno stile di vita fedele ai ritmi della natura. Almeno sino ad ora … Così ritiene l’autore di questo libro, che ne ha percorso i sentieri lungo le pendici dell’Himalaya, tratteggiandone la storia e le sue straordinarie caratteristiche fisiche e naturalistiche.
E proprio per le sue potenzialità di miracoloso equilibrio ambientale, scrupolosamente amministrate da una monarchia illuminata, l’Autore considera questo Paese una “riserva naturale dell’umanità”. Ma anche “riserva spirituale”, dal momento che in questo libro vengono suggeriti alcuni itinerari “mistici” legati ai grandi Maestri del Buddhismo Tantrico che col Bhutan hanno avuto un forte rapporto: da Padmasambhava a quel Pema Lingpa da cui deriverebbe la dinastia oggi regnante.
In appendice, un raro testo del III Panchen Lama (1775) ci introduce all’affascinante mistero di Shambala “la Splendente”.
Il volume è corredato da numerose fotografie originali e illustrazioni a colori, con una tavola di acquarelli ripiegata fuori testo, stampato su carta pregiata in una tiratura limitata e numerata.
Renato Del Ponte (Lodi, 2L12.1944), già docente nei Licei (1971-2001), si è soprattutto dedicato allo studio delle religioni del mondo romano-italico, pubblicando Dèi e Miti italici (1985; 1988; 1998); La Religione dei Romani (1992 – Premio “Isola d’Elba”); La Città degli Dèi (2003); “Favete linguis!” (2010); Ambrosiae Pocula (2011). La sua monografia su I Liguri. Etnogenesi di un popolo (1999 – Premio “Cinque Terre-Riviera Ligure”) ha avuto numerose edizioni e ristampe. Dal 2001 collabora con le Università di Roma “La Sapienza” e quella di Sassari con interventi sul diritto religioso. In questo ambito, col CNR ha effettuato un viaggio di studio in Asia Centrale (Tagikistan) e, a titolo privato, in Bhutan, traducendo La cronologia vedica di B. G. Tilak (1994; 2006). Ha fondato e dirige, sin dal 1972, il periodico di studi tradizionali “Arthos”. Dal 2009 è membro della “Società Italiana di Storia delle Religioni”.
Il 30 ottobre nel Teatro dell’Opera ore 16.30 lo storico Aldo Andrea Mola presenterà il libro “Mussolini a pieni voti. Inediti sul 1922: da Facta a Mussolini”, un volume che stimola il dibattito su “La Marcia su Roma 90 anni dopo”.
Introduce il Col.Antonino Zarcone, Capo Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’esercito Italiano.
Mussolini a pieni voti? Da Bonomi a Facta: agonia del Parlamento.
Editoriale di Aldo A. Mola pubblicato su “Il Giornale del Piemonte” del 12/02/2012
Già un altro capo di governo tempo fa si ficcò in testa di “cambiare le abitudini degli italiani” e farli rigare diritti. Si chiamava Benito Mussolini. Nel Diario Galeazzo Ciano, tra divertito e sgomento, annotò che il Duce, suo suocero, aveva deciso di rimboschire l’Appennino per renderne il clima più rigido, farci nevicare di più e così selezionarne gli abitanti. Ma com’è che Mussolini divenne capo del governo? A novant’anni dalla mai avvenuta “marcia in Roma” (31 ottobre 1922), la sua ascesa a capo del governo rimane un nodo aggrovigliato e misterioso della storia d’Italia. Un punto è certo: Vittorio Emanuele III, rigorosamente costituzionale, gli affidò il governo non per paura né per capriccio, ma perché non ebbe alternative. La sua decisione era caldeggiata da fascisti e nazionalisti, ovviamente, ma anche da liberaldemocratici, demosociali, cattolici e persino da socialisti come Gino Baldesi e Bruno Buozzi. Il suo avvento fu l’approdo di tre anni di inconcludenza dei partiti e del parlamento e di una guerra civile a bassa intensità. La premessa furono le dimissioni di Ivanoe Bonomi, il 28 dicembre 1921, da appena sei mesi alla guida di una coalizione liberali, partito popolare (cattolici) e demosociali, dalle cui file egli stesso proveniva, anche se nel maggio 1921 era stato eletto in un blocco nazionale comprendente fascisti facinorosi come Roberto Farinacci, “ras” di Cremona. Rinviato dal Re alle Camere, il governo vivacchiò sino a quando i demosociali decisero di uscirne. Quattro giorni dopo le sue nuove dimissioni (2 febbraio 1922), il conclave elesse papa Achille Ratti, che prese nome di Pio XI. Il predecessore, Benedetto XV, aveva invano scongiurato la conflagrazione europea e deplorato la “inutile strage” voluta da militaristi, nazionalisti e rivoluzionari di varia sponda, incluso il socialmassimalista Benito Mussolini, apprezzato da Lenin. A incitare alla guerra erano stati tanti interventisti di complemento annidati ovunque, inclusa la società “Dante Alighieri”. Il torinese Efisio Giglio Tos, ideatore della Federazione internazionale studentesca “Corda Fratres” telegrafò minacciosamente a Vittorio Emanuele III: se non avesse preso la testa dell’intervento sarebbe stato spazzato via dalla rivoluzione. Il sedicente interventista democratico Gaetano Salvemini ricordò che le guerre per l’indipendenza erano costate appena 6.000 morti; era l’ora di sacrifici veri. Più sangue. Anche lui voleva “educare gl’italiani”. Le contraddizioni di dieci anni di bellicismo parolaio e di impotenza dei partiti nel febbraio 1922 esplosero. Il napoletano Enrico De Nicola e il siciliano Vittorio Emanuele Orlando rifiutarono la proposta di formare il governo. Il settantanovenne piemontese Giovanni Giolitti era invece pronto a riprenderne il fardello ma il segretario del partito popolare, il siciliano don Luigi Sturzo, oppose aspramente il “veto” dei cattolici. Perché? Nel suo quinto e ultimo governo Giolitti aveva proposto la nominatività di tutti i titoli (di Stato, obbligazionari, azionari), per far emergere i profitti di guerra e l’immensa ricchezza mobiliare dei cattolici. Il Re inviò alle Camere una seconda Bonomi, che il 12 febbraio vi fu sconfitto. Tra consultazioni, giochi di correnti e tiri mancini l’agonia si protrasse sino alla nomina del giolittiano Luigi Facta (Pinerolo, 1861-1930). Bene ammanicato col quadrumviro del fascismo Cesare Maria De Vecchi, Facta formò un governo di liberali, cattolici (Antonino Anile all’Istruzione, Giovanni Battista Bertone alle Finanze e Giovanni Bertini all’Agricoltura), demosociali. La lunghezza della crisi mise a nudo la crisi irreversibile del partitismo, favorito dal sistema elettorale,: non più i collegi uninominali a doppio turno, ma lo scrutinio di lista e riparto dei seggi in proporzione ai voti. La paralisi della politica sfociò nel “governo tecnico” del 31 ottobre 1922, presieduto da Mussolini, un trentanovenne diplomato maestro. Insegnante mancato, si mise subito all’opera per cambiare le abitudini degli italiani. Rieducarli. Anzi, rigenerarli. Finì male. Per tutti.
Il 6 novembre Edoardo Boncinelli illustra il libro “Quel che resta dell’anima” Introduce Ito Ruscigni.
“Quando noi diciamo che l’anima è spirito, non diciamo altro se non che ella non è materia, e pronunziamo in sostanza una negazione, non un’affermazione” scriveva Giacomo Leopardi nel 1824. Ma oggi, a distanza di quasi due secoli, ha ancora senso parlare di anima? Spirito vitale, immortale, capace di provare emozioni e di garantire autonomia e libertà di scelta, fin dall’antichità l’anima ha subìto varie trasformazioni semantiche e di contenuto. Finendo per coincidere con la mente e la coscienza, due dei nomi attribuiti a quella “natura superiore” che si ritiene operare nelle nostre decisioni. Attraverso un’indagine dei meccanismi della mente, che parte da Aristotele e Agostino, passa attraverso la filosofia cartesiana e la psicoanalisi freudiana e giunge ai preziosi contributi forniti dal neurocognitivismo, Edoardo Boncinelli pone nuovi interrogativi sull’anima e sul libero arbitrio e risponde ad alcune questioni fondamentali. In che modo conosciamo il mondo? Cosa lega la percezione all’idea di anima? Possiamo quindi definirci liberi? Il risultato è una sorta di autobiografia intellettuale, un viaggio affascinante tra i mille volti dell’anima, in cui l’autore riprende tutti i suoi possibili significati districandosi tra quel principio immateriale, che la tradizione considera come fondamento della vita organica, e le capacità percettive dell’essere umano, che interpreta il mondo attraverso i sensi.
Edoardo Boncinelli insegna alla facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Ha guidato per anni laboratori di ricerca in biologia molecolare dello sviluppo. Collabora con il “Corriere della Sera”. Per Rizzoli ha pubblicato Perché non possiamo non dirci darwinisti (2009) e Lettera a un bambino che vivrà 100 anni (2010).
Il 13 novembre Alfio Caruso presenterà la sua ultima fatica letteraria “L’onore d’Italia El Alamein: così Mussolini mandò al massacro la meglio gioventù.”
Sinossi
Per i ragazzi dell’Ariete, della Trento, della Folgore, della Trieste, della Littorio, della Bologna, della Brescia, della Pavia, del 4° e del 50° stormo d’assalto, El Alamein rappresentò l’appuntamento con un destino ingrato, onorato al meglio. A mandarli al massacro furono il tradimento degli ammiragli e la sanguinaria follia di Mussolini che preferì inviare undici divisioni e il meglio dell’artiglieria nel mattatoio sovietico anziché in Africa. Pur ignorati dalle ricostruzioni ufficiali, gli italiani scrissero pagine memorabili: non solo non scapparono, ma spesso coprirono gli errori di un Rommel strategicamente travolto da Montgomery. E gli stessi successi del maresciallo tedesco furono frutto, finché gli inglesi non se ne accorsero, di una straordinaria operazione di spionaggio condotta dal maggiore dei carabinieri Manfredi Talamo, in seguito fucilato alle Fosse Ardeatine. A El Alamein incominciò la presa di coscienza dei ragazzi della generazione sfortunata, che avrebbe poi indotto gran parte dei pochi sopravvissuti della Folgore ad arruolarsi, dopo l’8 settembre, con gli anglo-americani.
La biografia di Alfio Caruso
Catania, 1950
Scrittore italiano, è autore di quattro romanzi, thriller politici e di mafia, e di due saggi di sport con Giovanni Arpino. Oltre ai titoli apparsi in edizione TEA, presso Longanesi ha pubblicato Da cosa nasce cosa. Storia della mafia dal 1943 a oggi (nuova edizione, 2002), Arrivano i nostri (2004) e In cerca di una patria (2005). A Italiani dovete morire sono stati attribuiti il Premio Hemingway e il Premio Acqui Storia.
Il 20 ottobre Armando Torno ricorderà il Cardinale Carlo Maria Martini con il libro.” Parlate con il cuore.”
Parlate con il cuore
Carlo Maria Martini e Armando Torno
“Viene il tempo in cui l’età e la malattia mi danno un chiaro segnale che è il momento di ritirarsi maggiormente dalle cose terrene e prepararsi al prossimo avvento del Regno.” Con queste parole il cardinale Carlo Maria Martini prende congedo dalle pagine del “Corriere della Sera” e dai suoi lettori, che in questi ultimi tre anni lo hanno seguito con affetto e ammirazione. Il cardinale, come Cristo, rifugge il pulpito e si cala in mezzo alla folla. La ascolta, ne interpreta le paure e le angosce. Non solo spettatore, dunque, ma anche coraggioso esegeta della quotidianità. E anche quando le domande si fanno scomode e dirette non manca di reagire con garbo, forte del sostegno delle Sacre Scritture. Perché il dolore fisico? Perché la morte di un bambino senza peccati? Come sopravvivere alla tragedia della malattia? Come reagire all’apparente disinteresse del mondo religioso per la crisi economica attuale? In queste pagine si trovano alcune tra le risposte più toccanti e commoventi che il cardinale ha restituito a coloro che lo hanno interrogato. Pareri, opinioni, consigli, spesso anche soluzioni ai quesiti più delicati che soffocano l’animo umano, impedendogli di raggiungere la piena consapevolezza di Dio. Riflessioni che hanno contribuito ad aprire uno spazio di intesa, un percorso comune in cui la Fede abbraccia – e pure sostiene – la realtà del quotidiano. Con umiltà fraterna il pastore tende la mano e una parola di conforto a coloro che con fiducia si affidano alla sua voce. Ne scaturisce un dialogo con i credenti intimo e intenso condotto con la consueta semplicità e immediatezza a cui ci ha abituati nella sua lunga attività pastorale.
Armando Torno (Milano, 1953) è un giornalista e scrittore italiano.
Cenni biografici Attualmente scrive sul Corriere della Sera. Oltre all’attività di giornalista, ha pubblicati numerosi saggi, soprattutto sul tema del difficile rapporto tra religione e modernità, ma anche sulla figura di Mozart.
Conduce anche, su Radio 24, il programma musicale dal titolo "Musica maestro", in onda ogni domenica alle 21.
Tra le opere più recenti :
Armando Torno, La scommessa. Puntare tutto su Cristo? , Milano, Mondadori, 2010.
Armando Torno, L’uomo e l’opera incompiuta , Treviso, Morganti Editore, 2010.
Armando Torno, Il paradosso dei conservatori , Milano, Bompiani, 2011.
Armando Torno, Russia segreta. Viaggi, peregrinazioni e incontri in un mondo infinito , Milano, Carte Scoperte, 2011.
Armando Torno con Giovanni Gavazzeni e Carlo Vitali, O mia patria. Storia musicale del Risorgimento, tra inni, eroi e melodrammi , Milano, Dalai Editore, 2011.
Armando Torno, PortarTi il mondo fra le braccia Vita di Chiara Lubich , Roma, Città Nuova Editrice
Il 27 novembre sarà nel Teatro dell’Opera Flavio Oreglio con il suo libro “Storia curiosa della scienza”.”
Presenta il giornalista Claudio Porchia.
Flavio Oreglio, ovvero “il biologo che si è dato al monologo”. Che fosse un bravo cabarettista (ricordate “il momento è catartico“?) lo si sa, ma di lui si conosce ancora poco la passione per scienza e filosofia. Oreglio peraltro è laureato in scienze biologiche, e per anni ha insegnato matematica.
Flavio Oreglio spiega Storia curiosa della scienza in poche parole:
“Storia curiosa della scienza è per me l’amore di sempre. Ho una laurea in scienze biologiche con specializzazione in ecologia, quindi l’idea di cimentarmi in un ragionamento sulla storia della scienza portandolo avanti con il linguaggio e la metodologia che mi appartengono era un modo per unificare tutto quello che ho sempre fatto. Questo libro mi ha permesso di mostrare come si possa fare scrittura divertente ma parlando di cose serie e in maniera molto rigorosa. Intanto c’è l’intenzione di sfatare alcuni luoghi comuni, che vedono la scienza nascere nel ‘600 con Galileo Galilei, che è una figura straordinaria, ma quello che gli scienziati della sua epoca hanno fatto è stata una riscoperta di cose che i Greci avevano già capito tanti secoli prima. L’altro elemento del mio libro è una sorta di j’accuse nei confronti della scuola. L’ho fatto perché io amo molto la scuola, ma il problema vero è quello di dare le informazioni corrette alle menti giovani. Non è che la scuola dia informazioni scorrette, ma non racconta tutto. E allora come fanno i ragazzi a sviluppare il loro senso critico se non hanno di fronte il panorama completo?”
Il momento in cui Oreglio ha pensato di scrivere Storia curiosa della scienza:
“Il germe di questo libro nasce tanti anni fa, poi è stato in parte inglobato in un progetto differente … quindi dopo avere passato mesi a documentarmi è nato Le radici pagane dell’Europa che è il vero titolo del libro. Storia curiosa della scienza è il titolo di una serie di libri sull’argomento, in questo volume si va dall’uomo primitivo al crollo dell’impero romano d’Occidente. Poi l’idea è quella di proseguire con il medioevo, l’età moderna e l’età contemporanea. Il mio progetto è una serie di quattro libri.”
(Intervista da Bo.il )
La stagione autunnale si chiude il 18 dicembre con Marco Vannini e la presentazione del libro “. Meister Eckhart, Tutti i commenti ai libri dell’Antico Testamento. Testo latino a fronte
Frutto del suo insegnamento universitario a Parigi, i Commenti biblici di Eckhart che ci sono rimasti rappresentano uno dei vertici della tradizione di questo genere letterario. Eckhart legge la Sacra Scrittura con la scrupolosa adesione letterale di un Maestro medievale, ma la interpreta però alla luce della ragione, nella persuasione di un necessario accordo tra Scrittura e filosofia. Il primato va, anzi, a quest’ultima, in virtù del precetto agostiniano per cui niente deve valere di più della retta ragione, per cui la Scrittura lasciata a se stessa può nutrire solo la superstizione. Per Eckhart occorre andare oltre l’interpretazione letterale per scoprire il senso più vero della Parola di Dio, che si rivela solo allo e nello spirito, ovvero all’intelletto. Questi Commenti hanno perciò non solo un valore esegetico, ma anche e soprattutto un valore filosofico e mistico, tanto più rilevante oggi, in un momento in cui la verità letterale della Bibbia è pesantemente contestata.
Meister Eckhart, domenicano tedesco, contemporaneo di Dante, è unanimemente considerato il più grande mistico cristiano. La sua opera, sospetta di eresia, è stata rimossa per secoli e solo di recente riportata alla luce, riscuotendo enorme interesse.
MARCO VANNINI ha tradotto e pubblicato per la prima volta in italiano tutte le opere di Eckhart, nonché testi fondamentali di mistici tedeschi e francesi. Sue sono anche la Storia della mistica occidentale e La mistica delle grandi religioni. Presso Bompiani ha pubblicato nel 2010 Prego Dio che mi liberi da Dio. La religione come verità e come menzogna.