La Diocesi di Ventimiglia-Sanremo festeggia il patrono principale San Secondo

La ricorrenza, alla scadenza delle vacanze, costituisce un richiamo a rientrare nella realtà quotidiana fatta di lavoro, di sacrifici, con la speranza di giorni impegnati e sereni
Il 26 agosto la diocesi di Ventimiglia-Sanremo festeggia il patrono principale San Secondo, un ufficiale della gloriosa legione tebea, martire per la fede cristiana.
La ricorrenza, alla scadenza delle vacanze, costituisce un richiamo a rientrare nella realtà quotidiana fatta di lavoro, di sacrifici, con la speranza di giorni impegnati e sereni.
Siccome i santi sono proposti come modelli di vita cristiana e come amici a cui rivolgersi per invocare aiuto, è bene ricorrere a San Secondo, della cui protezione le nostre popolazioni hanno goduto nei momenti e nelle situazioni di grandi calamità, al punto di sceglierlo come Patrono.
Così anche noi possiamo invocarlo con fiducia come i nostri padri, e veramente abbiamo bisogno del suo intervento nell’attuale situazione di confusione, di illegalità, di egoismi che grava pesantemente sulla nostra società.
Però San Secondo anzitutto ci ammonisce che non può esistere un mondo sereno, giusto a prescindere da un impegno serio e perseverante, da parte dei singoli come della comunità, ad essere fedeli agli ideali di vita cristiana.
E’ questa la condizione fondamentale perché la nostra preghiera sia esaudita. Infatti non basta riconoscere il male, vedendolo sempre e soltanto negli altri, come osserva argutamente Thomas S. Eliot: “l’uomo di oggi è uno che recita volentieri il mea culpa: battendo sempre, però, sul petto degli altri”.
Si richiede un atto personale di umiltà, con il quale l’uomo riconosce il proprio nulla, senza precipitare nella disperazione, perché alla luce della fede, si affida al Signore. “Se non ci fosse alcuna oscurità, l’uomo non avvertirebbe la sua corruzione; se non ci fosse alcuna luce, l’uomo non spererebbe alcun rimedio.
Così, non è solamente giusto, ma anche utile per noi, che Dio sia nascosto in parte e manifesto in parte, poiché è ugualmente pericoloso conoscere Dio senza conoscere la propria miseria, e conoscere la propria miseria senza conoscere Dio” (Pascal).
DON GIACOMO SIMONETTI
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