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Commemorazione del massacro dell’Albarea: le parole di Benoit Gaziello

9 agosto 2012 | 12:11
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Commemorazione del massacro dell’Albarea: le parole di Benoit Gaziello

Sui monti delle Alpi Marittime e sul Grammondo Partigiani italiani e Partigiani francesi, insieme, combatterono per la libertà e insieme morirono per la pace e per il sogno di un mondo di giustizia e dignità per tutti

Domenica 12 agosto a Sospel (Francia) ci sarà la commemorazione del massacro dell’Albarea, un episodio che ai più è sconosciuto eppure meriterebbe maggiore attenzione.
Sui monti delle Alpi Marittime e sul Grammondo Partigiani italiani e Partigiani francesi, insieme, combatterono per la libertà e insieme morirono per la pace e per il sogno di un mondo di giustizia e dignità per tutti, diciassette partigiani italiani e francesi dopo due giorni e tre notti di atroci torture, furono fucilati dai nazifascisti, per coprire le urla dei Partigiani torturati i Tedeschi fecero rullare a lungo i tamburi.

Con queste parole Benoit Gaziello, da sito web del Museo de la Resistence Azureenne,
(http://www.musee-resistance-azureenne.com/le-maquis-franco-italien-de-lalbarea-et-le-drame-de-sospel.html)
racconta l’eccidio:
…..I tedeschi, dal megafono, chiedono ai superstiti di arrendersi e deporre le armi. Non avendo scelta, obbediscono. Essi non sono consapevoli del destino a loro riservato. Ma prima di condurli alla caserma li obbligano a togliersi le scarpe e legano loro le mani dietro la schiena. Sono a piedi nudi sul sentiero sassoso e spinoso. Due ore più tardi dove saranno incarcerati a Sospel nella caserma Salel .

Le porte dell’inferno si chiudono su di loro!

La lunga agonia ha inizio, interrogatori di giorno e notte, senza cibo o bevande, torture, pestaggi con un grosso bastone di legno verde con la corteccia che si strappa e viene coperta di sangue …
Il Sospellois e Sospelloises che hanno vissuto questi momenti ricordo ancora i lamenti e le grida dei carnefici, le urla di dolore, le grida di aiuto e diede loro il brivido della paura.

Questo trattamento ignobile dura più di otto giorni. Il sindaco, del momento, il signor Domerego, interviene presso l’occupante, al fine di porre fine a questa tortura. Nulla può e i barbari rifiutano.

Tutte le raffinatezze di crudeltà sono vengono attuate, e, infine, annunciano alle loro vittime che erano liberi e potevano uscire.

In piedi insieme, i partigiani si diressero verso l’uscita ma arrivati in mezzo al percorso i tedeschi liberano i cani che come belve si scagliano sui malcapitati piantando i loro denti nelle carni lacerate, eccitati dai loro padroni e accompagnandoli con le risate.

Con questo trattamento, mancanza di cibo, e il calore di agosto che aiutano le infezione e le malattie sono dei morti viventi che Sabato, 12 agosto 1944, i tedeschi caricano su un carro.

Povera umanità, povero mondo! Quale immagine ci dai in questo momento!
Circondato da un plotone d’esecuzione, il sinistro corteo traversa tutta Sospel per arrivare al capanno della cooperativa. Il corteo viaggia una città tremante di paura, ma che stringe i pugni.

Persiane chiuse, le donne si inginocchiano nelle loro case, si fanno il segno della croce e pregano.

Non un grido, non un pianto dalla bara ambulante.

Nel cortile della cooperativa, i nazisti scaricano questi mezzi morti e li assassinano per la seconda volta fucilandolie I loro corpi vengono abbandonati nella piazza di Sopel

Queste fatti andrebbero raccontati ogni volta, senza odio e senza rancori ma solo per ricordare ed evitare che nell’oblio si ripercorrano certe strade.

Il tempo passa e noi abbandoniamo vergognosamente i pezzi della nostra storia come se non ci appartenessero più, nonostante che è da lì che nasce la nostra libertà e la nostra democrazia, siamo sempre più imbarazzati a ricordare e facciamo scivolare tutto nell’oblio dell’indifferenza.

Mauro Merlenghi