Sabato 2 giugno presso il locale “La Cave” di Sanremo: “A spasso con Bach”

1 giugno 2012 | 11:13
Share0
Sabato 2 giugno presso il locale “La Cave” di Sanremo: “A spasso con Bach”

“A spasso con Bach” vuole dare un messaggio di semplicità e di informalità nell’approccio all’ascolto di un compositore come Bach.

Sabato 2 giugno, dalle ore 22.00, presso il locale "La Cave" di Sanremo, serata dedicata alle Suites per violoncello solo di J.S.Bach e intitolata "A spasso con Bach"
"A spasso con Bach" vuole dare un messaggio di semplicità e di informalità nell’approccio all’ascolto di un compositore come Bach.
Coloro che conoscono in maniera più approfondita Johann Sebastian Bach considerano la sua musica una monumentale opera di raffinato ingegno matematico e spirituale. Viene quasi spontaneo paragonare il suo genio a quello di Leonardo Da Vinci, anche se in ambiti ed espressioni artistiche differenti.

L’immagine più suggestiva e toccante in cui vengono a trovarsi coinvolte le Suites per violoncello solo di Johann Sebastian Bach è quella che vede il celebre violoncellista russo Mstislav Rostropovich seduto all’aperto sotto il muro di Berlino che sta cadendo sotto i colpi di piccone. In quel clima di totale confusione il suo “Sol, re, si, la, si, re, si, re..” (Preludio, Suite n.1) fa uno strano e commovente effetto. Il messaggio di fratellanza, di libertà, di dignità intellettuale e morale finalmente recuperate, vola alto portato dalla musica di Bach e dal suono di uno strumento il cui timbro profondo fa vivere a chi lo sa ascoltare momenti di profonda riflessione. La storia e la musica, gli interpreti e i compositori, gli strumenti musicali e la voglia di comunicare, sono relazioni e intrecci che da sempre hanno reso il nostro vivere più ricco. La scelta di questo artista straordinario di voler partecipare in prima persona a quell’evento epocale facendo di queste raffinatissime espressioni musicali una sorta di “Marsigliese” non solo personale ma proiettata in un’ottica mondiale; a testimonianza della carica di valori etici e morali e direi anche civili possa essere investito il capolavoro bachiano.

Fra le tante invenzioni e deformazioni romantiche di un Bach “tutto casa” e “soprattutto chiesa”, c’é il luogo comune per cui Johann Sebastian Bach avrebbe rinunciato, con cristiana ancorché dolorante rassegnazione, a comporre musica da chiesa nel periodo trascorso a Koethen (dal 1717 al 1723). In realtà, a Koethen, più che prendersi una vacanza da se stesso, prima della “ripresa sacra” di Lipsia nel ‘23, e vivere, com’è stato scritto, “in una gabbia dorata” Bach si “tuffa nella musica strumentale” senza rimpianti per l’organo e le Cantate per il servizio luterano e lo fa con una foga per cui, una volta tanto, “alla solita fase della frenesia iniziale non seguono riflussi di nausea, svogliatezza e rifiuto”.
Ed è proprio a tale periodo che risalgono le Sei Suites per violoncello solo.
Queste Suites non sono altro che un insieme di danze; esse vedono la canonica sequenza di Allemanda – Corrente – Sarabanda – Giga con un Preludio in testa e, secondo la prassi francese, ma con il rigore matematico di Bach, una coppia di Minuetti per la prima e la seconda Suite, una di Bourrées per la Terza e la Quarta e una di Gavotte per la Quinta e Sesta, prima della Giga conclusiva.
Si ha così, come per miracolo, pure a tenere conto della molta letteratura preesistente per viola da gamba, la trasformazione polifonica di uno strumento monodico per eccellenza.
Pablo Casals, tredicenne promettente violoncellista dei primi del novecento, gira per negozi di musica di seconda mano alla ricerca di spartiti per esercitarsi con il violoncello e, fra carte ammuffite, scopre la partitura delle Sei Sonate o Suites per violoncello solo di Johann Sebastian Bach. L’amore è istantaneo, totale. Casals suona le Suites ogni giorno, per dodici anni, fino a che, nel 1902, con la prima esecuzione pubblica, rivela al mondo quale capolavoro sia stato ignorato per quasi due secoli. Un capolavoro il cui cammino non si è più interrotto. Bach aveva scritto le Suites per uno strumento, il violoncello, che agli inizi del Settecento era ancora in cerca di se stesso. La scelta si rivelò precorritrice. Cosa accadde però al manoscritto originale? Anna Magdalena, l’amata moglie, l’aveva frettolosamente copiato, poi scomparve. Come mai? La risposta a questo mistero aleggia dalla morte di Bach. Grazie a Pablo Casals il violoncello ha trovato un nuovo modo di esprimersi e di stupire.