Don Ferruccio visita il Caseificio Caretti colpito dal terremoto per i primi contatti di solidarietà

19 giugno 2012 | 12:17
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Don Ferruccio visita il Caseificio Caretti colpito dal terremoto per i primi contatti di solidarietà

“Siamo fatti per il dono ed è soltanto il dono che potrà risollevare le sorti di un’economia e di una società così provata come quella della laboriosa Emilia. Sarà la logica del dono a rendere migliori anche noi, con il nostro piccolo impegno”

Trentanove gradi all’ombra e la frenesia del lavoro che incalza il dà farsi. Una situazione difficile da comprendere, che non puoi percepire se non ti fermi ad ascoltare l’agitarsi degli operai. Così in attesa della prima quantità di formaggio da portare a casa cercavo di ascoltare quel grido lanciato dagli occhi affaticati del personale del Caseificio di San Giovanni in Persiceto. Non è difficile regalare un po’ del proprio impegno per chi ha subito un dolore così grande.

Due amici, Marco e Simone, il furgone di Piero ed Antonella, e l’Amore diventa sudore, attenzione, dialogo. Non occorrono grandi gesti di eroismo per riaccendere la speranza di chi ha visto in pochi istanti perdere il frutto di una vita di lavoro. Basta saper attendere, mettersi in sintonia e si capisce la fatica di chi vorrebbe piangere e non fa uscire una lacrima davanti ai clienti che rimangono esigenti.

“Dobbiamo ripartire! Vi chiediamo di starci vicino”: sono parole scarne che muovono un desiderio di umanità. È la gratuità che ci è richiesto di scoprire, proprio come Benedetto XVI ha scritto: “La gratuità è presente nella vita dell’uomo in molteplici forme, spesso non riconosciute a causa di una visione solo produttivistica e utilitaristica dell’esistenza” (Caritas in Veritate 34).
Siamo fatti per il dono ed è soltanto il dono che potrà risollevare le sorti di un’economia e di una società così provata come quella della laboriosa Emilia. Sarà la logica del dono a rendere migliori anche noi, con il nostro piccolo impegno.

Don Ferruccio Bortolotto