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Antonello Acquarone e Barbara Boeri saranno interrogati dal pm il 9 maggio

4 maggio 2012 | 06:47
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Antonello Acquarone e Barbara Boeri saranno interrogati dal pm il 9 maggio

I due noti imprenditori imperiesi sono stati arrestati, lo scorso 2 maggio, dalla Guardia di Finanza, con l’accusa di bancarotta fraudolenta per aver portato al fallimento almeno tre società collegate tra loro, che sono state “svuotate” dei loro beni.

Antonello Acquarone, titolare della Geobeton e della Nuova Lavori Liguri, e la sua ex moglie, Barbara Boeri, saranno sentiti dal pm Maria Antonia Di Lazzaro il 9 maggio. I due noti imprenditori imperiesi sono stati arrestati, su disposizione del gip Massimiliano Botti, lo scorso 2 maggio, dalla Guardia di Finanza, con l’accusa di bancarotta fraudolenta per aver portato al fallimento almeno tre società collegate tra loro, che sono state "svuotate" dei loro beni.

L’indagine, coordinata dal procuratore di Imperia, Giuseppa Geremia, è stata condotta dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Imperia. In particolare, i finanzieri hanno scoperto che, Antonello Acquarone, difeso dagli avvocati Antonio Lerici e Giuseppe Carretto, e Barbara Boeri, difesa invece da Elena Quarteo, soci e amministratori delle società depauperate, provvedevano a tramutare le somme versate dai clienti in assegni circolari che venivano incassati per contanti, facendoli fittiziamente transitare sul “conto cassa” delle società. In seguito a una serie di accertamenti di natura patrimoniale, è emerso che i due arrestati, con la complicità di una impiegata di fiducia, messa ad hoc a capo di una delle società depauperate, avevano sottratto dalle casse societarie somme per un ammontare complessivo superiore al 1,5 milioni di euro.

I due agivano secondo un ben preciso modus operandi, consistente nel “spogliare” progressivamente le loro società fino al fallimento, facendo migrare gli “asset” (trasferimento mezzi d’opera, passaggio dei dipendenti, continuazione di lavori in appalto e via dicendo) verso nuove compagini via via create, formalmente riconducibili a terzi ma di fatto direttamente amministrate, distraendo, anche in tempi recentissimi, ingenti somme di denaro. In particolare, dalle intercettazioni telefoniche è emersa la creazione di una nuova società, operante sempre nel settore edile ed intestata ad una “testa di legno”, servita agli arrestati per operare liberi dai debiti e proseguire, di fatto, l’attività di una società prossima al fallimento.