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2 giugno: ottavo pellegrinaggio all’Abbazia di SANTA MARIA di Staffarda a Cuneo

20 maggio 2012 | 07:43
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2 giugno: ottavo pellegrinaggio all’Abbazia di SANTA MARIA di Staffarda a Cuneo

La meta scelta dagli organizzatori della Parrocchia è: L’Abbazia cistercense di Santa Maria di Staffarda (CN), per informazioni e prenotazioni, rivolgersi ai frati della Parrocchia. In allegato il programma

La parrocchia di N.S. Della Mercede a Sanremo, organizza per il 2 giugno l’ottavo pellegrinaggio, la meta scelta dagli organizzatori della Parrocchia è: L’Abbazia cistercense di Santa Maria di Staffarda (CN), per informazioni e prenotazioni, rivolgersi ai frati della Parrocchia. 

PROGRAMMA:
ore 6.30: partenza in pullman da corso Cavallotti (Parrocchia)
sosta in autogrill
ore 10.15: arrivo a Staffarda e visita guidata dell’Abbazia
ore 11.30: Santa Messa
ore 13.00: Pranzo presso il ristorante Il Sigillo nella Foresteria
ore 15.30: Partenza per la visita alla Cappella Marchionale a Revello
ore 16.30: Partenza per la visita al Castello di Lagnasco
ore 18.00: Vespri e Benedizione Eucaristica presso la Parrocchia
di Santa Maria delle Grazie
ore 19.00: Partenza e ritorno

Informazioni e iscrizioni (entro il 20 maggio 2012) in Sacrestia

Pellegrinaggi già organizzati:
2011. SAN MICHELE
2010. OROPA
2009. Santuario di CREA
2008. DON BOSCO
2007. CINQUETERRE SOVIORE
2006. SOTTO IL MONTE
2005: VICOFORTE

L’Abbazia cistercense di Santa Maria di Staffarda (CN)
e i suoi simbolismi

(di Marisa Uberti)
Staffarda è una frazione di Revello, in provincia di Cuneo. Il toponimo(longobardo?) riguarda un’area situata alla destra del torrente Martina, non lontana dalla romana Forum Vibii Caburrum (l’odierna Cavour, patria del famoso Camillo Benso che ne fu conte, in cui ha sede un’altra bella abbazia, quella di Santa Maria, recentemente restaurata e anch’essa visitabile). Il luogo però ha finito col confondersi in un tutt’uno con la presenza del monastero e dire ‘Staffarda’ equivale a dire Abbazia! Le cui origini sono tutt’altro che certe. Qui, nel lontano 1135 un gruppo di monaci cistercensi provenienti da Tiglieto, in Liguria, abbazia della linea di La Fertè(1), in Borgogna, ebbe incarico di prendere possesso di un monastero-probabilmente già esistente- donato loro dai Marchesi di Saluzzo. Diversi autori hanno proposto la data del 1135, venendo esplicitamente citata l’abbazia(2) come appartenente all’Ordine di San Bernardo da Clairvaux fin dal 1138, ma si sono ipotizzate anche date antecedenti. Come loro consuetudine, i cistercensi bonificarono l’area e diedero vita ad una e propria ‘impresa’, oltre alla chiesa e al complesso monastico:ancora oggi restano ben nove cascine attorno. Il suo numero di fondazione è 87 (cioè è l’ottantasettesima abbazia in ordine cronologico costruita dall’Ordine cistercense) e a sua volta ebbe una ‘figlia’, Santa Maria di Sala, lontana parecchi chilometri, trovandosi infatti nel Viterbese, esattamente a Castro o Farnese (Lazio). Di questa abbazia -sorta prima di Staffarda- non si conosce molto, eccetto che nel 1189 il vescovo di Castro la offrì ai monaci di Staffarda affinchè potessero istruire i monaci già presenti (forse eremiti) sulla Regola di San Bernardo ma nel 1257 dovette essere venduta all’abbazia di San Martino al Cimino(sempre cistercense) e in seguito fu abbandonata (oggi in rovina). Abbastanza misteriose le circostanze, dunque, sul perchè venne affidata inizialmente ai monaci di Staffarda- parecchio lontani-e non a quelli più vicini; pare che il terreno dove sorgeva fosse impervio e non coltivabile e che il numero di monaci non raggiungesse nemmeno quello minimo previsto per la fondazione (dodici). Non esistono rilievi su detta chiesa di Santa Maria di Sala ma l’edificio è ancora parzialmente visitabile. Il suo numero di fondazione era 490.
C’è un altro punto oscuro relativo alla ‘discendenza’ di S.Maria di Staffarda dalla linea di La Fertè: un documento del 1459 la cita come appartenente alla giurisdizione di Morimond. Tuttavia si presume che vi fosse passata solo per un periodo temporaneo ma ignoriamo il perchè.

Negli anni seguenti alla sua fondazione, l’abbazia di Staffarda ricevette riconoscimenti papali e imperiali, godendo di diversi privilegi. Acquistò prestigio divenendo importantissimo centro fieristico e commerciale; fu oggetto di numerosi lasciti e donazioni ma sul finire del XIII secolo cominciò a decadere. Caso, questo, comune a moltissime abbazie cistercensi,come abbiamo visto nella sezione a loro dedicata. Abbiamo ipotizzato che con il decadere di un altro ordine con cui condivideva la stessa Regola, quello Templare, queste abbazie cistercensi non godessero più di appoggi finanziari o di floridi scambi commerciali com’era stato prima. In ogni modo -tra alterne vicende. sopravvisse fino al 1463, quando fu data in Commenda. Nel 1690 venne assalita dalle truppe francesi e saccheggiata; per mano del re Vittorio Amedeo II di Savoia potè essere restaurata (una lapide lo ricorda nella controfacciata, all’interno della chiesa) ma il 10 ottobre 1750 passò per ordine del papa Benedetto IV all’Ordine Mauriziano; dal 1804 è Parrocchia.

L’ingresso al complesso è situato sul lato occidentale, poco più avanti della facciata. Qui c’è un cortile dove è possibile anche parcheggiare nei giorni di minore affluenza; per le macchine è però disponibile anche un’area apposita sul lato settentrionale, dal quale si gode una bella prospettiva del monumento e dell’area circostante. Nel cortile prospettano da un lato diversi edifici:la Loggia dei Mercanti, l’ingresso alle cascine (abitate), i bagni, e dall’altro lato i locali della Foresteria e l’antico ospizio per i pellegrini, le scuderie. Il complesso era autonomo nelle proprie necessità, un paese in miniatura. Si può tranquillamente aggirare l’intero complesso dell’abbazia, passando sul versante orientale, meglio se dalla strada carrozzabile, dalla quale si possono apprezzare -da lontano- le absidi e il campanile(del 1250) cosa che sarebbe impossibile a distanza ravvicinata. Parte absidale e transetto risalirebbero ad una fase precoce (ante 1160) mentre al XII secolo risale tutto il resto; probabilmente vi lavorarono maestranze diverse, da quelle lombarde (Comacine) a quelle borgognone. A causa di terremoti e saccheggi, nel corso del tempo ha necessitato di alcuni interventi di sostegno, come l’apposizione di archi rampanti (1400-1500) sul lato di settentrione. Risale invece al XVII secolo la facciata, che denuncia stili vistosamente diversi.

La visita inizia con il locale della biglietteria e prosegue nel chiostro, che al tempo della sua massima funzione doveva rappresentare qualcosa di magnifico. In stile gotico, è composto da un doppio quadrato, al centro del quale vi è il consueto giardino ma qui è possibile vedere ancora le canalizzazioni che servivano a portarvi l’acqua per irrigare le coltivazioni e c’è naturalmente il pozzo. I porticati si aprono ad arco su doppie file di colonnine con capitelli istoriati, tutte le murature sono in mattoncini rossi. Si può visitare il Refettorio dei Monaci, unico locale riscaldato, in cui si consumavano i pasti e si ascoltavano i sermoni:infatti è presente una scaletta scavata nella muratura, dalla quale il Priore saliva per accedere al pulpito. Rimane sul muro a sinistra dell’ingresso,sulla parete di fondo, un residuo affresco forse rappresentante un’ Ultima Cena, della quale si distinguono pochi personaggi. Qui c’erano le cucine. A sud si aprono il Laboratorio, dove si svolgevano lavori manuali; la Sala Capitolare, attualmente in fase di restauro ma visitabile; lo Scriptorium, dove i monaci amanuensi copiano ed elaboravano manoscritti. Era ubicato sul lato sud, in modo che potesse essere meno freddo. Dal chiostro si accede alla chiesa. Varcandone la soglia, si entra i un universo particolarmente seducente, si viene accolti dalle tinte calde dei colori e della luce dosata con abilità.

Non ci vogliamo dilungare con una descrizione artistico-architettonica, che è facilmente rintracciabile sulle guide (tra l’altro con il biglietto d’ingresso viene consegnata una audio-guida che illustra tappa per tappa tutto il complesso visitabile), ma su alcuni particolari che abbiamo potuto osservare e cogliere durante il nostro sopralluogo. Dettagli che fanno sorgere alcune domande, perchè la chiesa presenta delle simbologie non dovute al caso, partendo da quanto avevamo in precedenza appreso visitando in particolare la mostra di Pinerolo sull’archeoastronomia. Ci eravamo appuntati, infatti, che:
Sull’asse della monofora centrale corrispondente all’asse della navata, sorge il Sole agli Equinozi
Sull’asse della monofora destra sorge la Luna alla sua minima declinazione
Sull’asse della monofora sinistra sorge la Luna alla sua massima declinazione
Queste affermazioni, derivanti da studi scientifici accreditati, dimostrano che chi ha costruito l’edificio non era digiuno di conoscenze astronomiche, matematico-architettoniche e filosofiche, che nel medioevo era riunite in quella che veniva appellata Tradizione. Ma perchè conferirle queste peculiarità? Cosa rappresentava Staffarda? Un microcosmo in armonia con il macrocosmo, creazione perfetta di Dio?
Ma a Staffarda non c’è perfezione, il contrario, c’è irregolarità, forse quella che necessita per rimarcare che la perfezione appartiene solo a Dio e base indispensabile per aspirare ad un cammino iniziatico verso di Lui.. I pilastri non hanno uguale distanza, per esempio, e le tre absidi semicircolari sono diverse l’una dall’altra: la sinistra è più bassa della destra e ha una sola monofora, mentre quella destra ne ha tre. Si è rimarcato parecchio il fatto che questa abbazia non presenta le caratteristiche dell’architettura cistercense e in particolare lasciano perplessi le tre absidi di quella forma, quando le altre chiese dell’ordine le hanno quadrate o rettangolari. Effettivamente, a Staffarda non mancano riferimenti astronomici ulteriori, o quanto meno…celesti! Ma anche ‘velatamente’ alchemici, dato che i colori che spopolano nell’ambiente sono il nero, il bianco e il rosso, come risulta ben chiaro anche nella nostra galleria di immagini.

La guida ci dice che i dipinti delle volte sono originali:li guardiamo e restiamo rapiti: stelle, fiori della Vita, cerchi, elementi in cui ricorre un preciso intento simbolico e numerologico, come i 33 gradini che conducono al Dormitorio dei Monaci, o come le stelle a sei e a otto punte. C’è anche qualche croce patente, e qualche altra diremmo curiosa (vedi sempre le immagini a corredo). Ma pare che la navata centrale sia stata rialzata nel XV secolo, e se fosse così, cadrebbe la possibilità di ascrivere ciò che vi è dipinto ad un’epoca precedente(Templare ad esempio, dato che Fiori della Vita e stelle a otto punte sono spesso presenti in edifici ad essi collegati). Ma indagheremo! Sappiamo per certo invece che i pilastri attuali hanno la policromia originaria (bianca e rossa con inserti neri) e anche il pavimento è stato rimesso in luce.