E mail a Riviera24 |
Imperia
/
Societa
/

La riflessione di un lettore sulla morte in campo del calciatore Morosini

15 aprile 2012 | 08:36
Share0
La riflessione di un lettore sulla morte in campo del calciatore Morosini

essendo un volontario della Croce Rossa abilitato al primo soccorso e all’ uso del defibrillatore automatico (BLSD),ho notato che si e’ parlato di respirazione assistita,di massaggio cardiaco ma non si e’ fatto cenno all’ utilizzo del defribillatore

Gentile Direttore,
vorrei fare una riflessione in merito alla tragica morte del giocatore Morosini del Livorno Calcio. Come milioni di italiani, ieri ho assistito addolorato alle cronache che hanno descritto le concitate fasi del soccorso al calciatore; essendo un volontario della Croce Rossa Italiana abilitato al primo soccorso e all’ uso del defibrillatore automatico (BLSD), ho subito notato che si e’ parlato di respirazione assistita e di massaggio cardiaco ma non si e’ fatto cenno alcuno all’ utilizzo del defibrillatore sul campo. Neanche nei vari reportage fotografici sono riuscito ad intravvedere la presenza dell’ apparecchio. La successiva dichiarazione del Ministro dello sport Piero Gnudi che cosi’ recita: "l’ idea di dotare tutti i campi di un defibrillatore e’ da valutare assolutamente in senso positivo, vedro’ con il Coni che cosa si puo’ fare", mi ha tristemente confermato che nell’ intera struttura dello stadio di Pescara NON era presente un defibrillatore automatico portatile (cosiddetto DAE). Mi stupisce, inoltre, il fatto che neanche i barellieri entrati in campo per soccorrere il giocatore abbiano estratto il DAE dall’ ambulanza, il che mi fa supporre che neanche il mezzo di soccorse ne fosse dotato. Mentre spero di essere clamorosamente smentito, espongo la mia riflessione: indipendentemente dal fatto che la presenza e l’ uso del DAE avrebbero potuto o meno salvare Morosini (a dispetto della pubblica opinione, il defibrillatore non e’ una macchina miracolosa ma puo’ essere usato solo in determinate patologie acute, come la fibrillazione ventricolare), rimane il fatto che ritengo gravissima l’ assenza di almeno un DAE in una struttura sportiva dove si sta svolgendo un incontro di Serie B. Le Pubbliche Amministrazioni, le Societa’ sportive e tutti coloro che sono coinvolti nell’ organizzazione di questi eventi (dai quali, di solito, si ottengono guadagni) dovrebbero vergognarsi e, quantomeno, correre immediatamente ai ripari, acquistando un adeguato numero di apparecchi portatili. Ricordo che il DAE ha un costo unitario di circa mille euro e mi rifiuto di pensare che, in ambienti dove si acquistano giocatori di calcio per milioni, non ci siano fondi per questi apparati importantissimi. La realta’ e’ che l’ ignoranza e la colposa insensibilita’ al problema la fanno da padrone. Seguo il calcio dal divano di casa ma vivo in prima persona e sul campo lo sport del rugby e vorrei chiudere dando testimonianza di un esempio virtuoso: a Piacenza, gli Stadi del calcio e del rugby sono adiacenti; la struttura che ospita il rugby, inoltre, e’ dotata di due campi e, ovviamente, si estende per molte centinaia di metri. Ebbene, tutto il comprensorio sportivo e’ dotato di postazioni DAE, debitamente segnalate, ad una distanza, fra di loro, di non piu’ di 80-100 metri. Cio’ significa, secondo me, che una corretta sensibilita’ al problema, unita ad una Pubblica Amministrazione funzionante (indipendentemente dal colore politico della stessa) possono rendere realta’ cio’ che in altri contesti sembra impossibile o, ancor peggio, futile. Mi scuso per la lunghezza del mio intervento e ringrazio per l’ ospitalita’.
Giacomo De Thomatis  Imperia