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Raccolta firma a Diamo Marina per petizione per la difesa dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori

17 marzo 2012 | 08:59
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Raccolta firma a Diamo Marina per petizione per la difesa
dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori

Il partito di rifondazione comunista raccoglie firme presso il punto raccolta che sarà presente oggi, dalle 16.00 alle 19.00, e
domani, dalle 9.30 alle 12.30, a Diano Marina, in via
Genova angolo via Genala.

Il Circolo Dianese del Partito della Rifondazione Comunista invita i cittadini a firmare una petizione per la difesa e l’estensione
dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, presso il punto raccolta firme che sarà presente sabato 17 marzo, dalle 16.00 alle 19.00, e
domenica 18 marzo, dalle 9.30 alle 12.30, a Diano Marina, in via Genova angolo via Genala.

Il testo della petizione recita:
«Noi sottoscritti/e consideriamo l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori una norma di civiltà. L’obbligo della reintegra di chi viene ingiustamente licenziato è garanzia per ogni singolo lavoratore ed è al tempo stesso il fondamento per l’esercizio dei diritti collettivi delle lavoratrici e dei lavoratori, a partire dal diritto a contrattare salario e condizioni di lavoro dignitose. Se l’articolo 18 fosse manomesso ogni lavoratrice e ogni lavoratore sarebbe posto in una condizione di precarietà e di ricatto permanente, essendo licenziabile arbitrariamente da parte del datore di lavoro. Se l’articolo 18 fosse manomesso verrebbero minate in radice le agibilità e libertà sindacali. Per questo motivo va respinta ogni ipotesi di manomissione o aggiramento dell’articolo 18.
L’articolo 18 va invece esteso a tutte le lavoratrici e i lavoratori nelle aziende di ogni dimensione.»

Spiega il Segretario del Circolo Pierluigi Zuccolo: «Non è vero, come sostengono molti, che l’art. 18 impedisce ai datori di lavoro di
licenziare un dipendente: quello che viene tutelato è invece il diritto del lavoratore di non essere sottoposto ad abusi. I licenziamenti “all’americana”, per esempio perché il dipendente non fa il tifo per la stessa squadra di calcio del padrone, non sono tollerabili in una società che si definisca civile. I diritti dei lavoratori sono il frutto di decenni di lotte, e bisogna che la classe lavoratrice prenda di nuovo coscienza del fatto che è molto più numerosa della classe padronale: uniti si può ancora decidere del proprio futuro, le divisioni invece sono solo a vantaggio dei padroni».