La bufera giudiziaria sul porto di Imperia: nuovi RETROSCENA. Venerdì gli interrogatori di garanzia





Sembra che si gonfiassero le spese a favore delle quote in concessione per Acquamare. Quel che appare chiaro è che nella stragrande maggioranza dei casi si sarebbe trattato di vilazioni di legge di natura fiscale.
Si svolgeranno dopodomani, venerdì 9 marzo, nel carcere di Imperia gli interrogatori di garanzia per Francesco Bellavista Caltagirone e Carlo Conti, rispettivamente presidente della Acquamare spa ed ex Presidente della porto Imperia Spa. L’accusa che ha portato agli arresti di lunedì scorso è quella di truffa aggravata ai danni dello stato in concorso. Caltagirone è difeso dall’avvocato Nerio Diodà di Milano eAlesandro Moroni di Sanremo; per carlo conti il legale è l’avvocato Alessandro Mager di sanremo
Nella lista degli indagati figurerebbero anche gli imprenditori dell’olio Pietro Isnardi e Ginafranco Carli; Domenico Gandolfo, ex direttore della Porto Imperia, che risulta essere indagato assieme a: Paolo Calzia, 69 anni, di Imperia, che all’epoca dei fatti contestati era direttore generale del Comune di Imperia; Delia Merlonghi, 67 anni, di Roma (arrestata stamani nella Capitale), legale rappresentante della società di Caltagirone Acquamare e Beatrice Cozzi Parodi, socia di Imperia Sviluppo, la società composta da privati che detiene il 33,3 per cento delle azioni della Porto d’Imperia Spa; con il Comune di Imperia e l’Acquamare di Caltagirone azionisti per un altro 33,3 per cento ciascuno. Altro funzionario coinvolto il dirigente tecnico comunale Ilvo Calzia, che nel frattempo è stato sospeso da incarichi pubblici.
Gli indagati e gli arrestati avrebbero sostanzialmente gonfiato le spese e fatto lievitare i costi di realizzazione delle opere. La conseguenza – fine più rilevante di questa presunta truffa : far si che la Aquamare di Francesco Caltagirone acquisisse i 70% della concessione demaniale del porto, all’interno del 100% che spetta alla Porto Imperia S.p.a., società alla quale AcQuamare. Le opere ammonterebbero a un corrispettivo di 209 milioni di euro.
Le violazioni di legge commesse dai coinvolti probabilmente sono state molteplici, quel che appare chiaro è che nella stragrande maggioranza dei casi si sia trattato di reati di natura fiscale. Infatti, nonostante la prima segnalazione sia arrivata alla Polizia Postale, dopo pochi mesi alle indagini si è affiancata la Guardia di Finanza, in virtù di una sua maggiore competenza in materia. Non a caso sembra che molte delle ultime perquisizioni abbiano vista il sequestro di parecchio materiale contabile, quali fatture e libri mastri.