Incontro mensile per la formazione del Clero

15 marzo 2012 | 10:07
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Il tema di oggi: i Diaconi Permanenti: chi sono, cosa fanno?
Can. Antonio Rebaudo: “Il compito dei Diaconi è di essere interprete delle necessità e dei desideri delle comunità cristiane”

Presso il Seminario vescovile di Bordighera è in corso l’incontro per la formazione del Clero, e il tema: "I Diaconi Permanenti: Chi sono? Cosa fanno?". La scelta di questo tema anche per una preparazione all’ordinazione di nuovi 7 Diaconi Permanenti che sarà domenica 18 novembre. 
Subito dopo il momento di preghiera e il saluto del Vescovo Diocesano Mons. Alberto Maria Careggio ha preso la parola il Can. Antonio Rebaudo, incaricato per la formazione degli Aspiranti Diaconi Permanenti:

"Il ministero del diacono è sintetizzato con la triade «diaconia della liturgia, della parola e della carità ». In questo modo si esprime la partecipazione diaconale all’’unico e triplice munus di Cristo nel ministero ordinato. Il diacono «è maestro, in quanto procla­ma e illustra la parola di Dio; è  santificatore , in quanto amministra il sacramento del battesimo, dell’Eucaristia e i sacramentali, partecipa alla ce­lebrazione della Santa Messa, in veste di "mini­stro del Sangue", conserva e distribuisce l’Euca­ristia; è guida in quanto è animatore di comunità o settori della vita ecclesiale ». Così il diacono assiste e serve i Vescovi e i presbiteri, che presie­dono ogni liturgia, vigilano sulla dottrina e guida­no il popolo di Dio. Ancora: “Suo compito è di essere «interprete delle necessità e dei desi­deri delle comunità cristiane» e «animatore del servizio. Ossia della diakonia, che è parte essenziale della missione della Chiesa”.

Concludo riportando frammentariamente  alcune affermazioni che Mons. Luigi Conti, allora vescovo di Macerata, pronunziò in un Incontro della Commissione Presbiterale Italiana  del 2000.
Premesso che non può esistere una parte a se stante rispetto al tutto del ministero e che occorre che diaconi, preti e vescovi coltivino ciascuno la specificità del proprio ministero e, nella comple­mentarietà, insieme diano testimo­nianza della ricchezza ministeriale del sacramento dell’ordine, di cui rappresentano ognuno una particola­re sfaccettatura, «l’episcopato – cito Mons. Conti – è pienezza del sacra­mento dell’ordine (LG 21); presbi­terato e diaconato sono due ministe­ri distinti, due modalità differenti e convergenti (le braccia del vescovo) per condividere quella pienezza e contribuire a realizzarla nella prassi della vita della chiesa. L’episcopato sarebbe la sommità dell’angolo; pre­sbiterato e diaconato i due lati che interagiscono con il vertice. Il terzo lato rimane aperto: è l’intero popolo di Dio con la sua ministerialità dif­fusa».
Sarebbe dunque auspicabile che si superi una mentalità che vede la con­figurazione del sacramento dell’ordi­ne cronologicamente e dal basso ver­so l’alto, per riscoprire una "configu­razione a triangolo nella logica della differenza complementare", dove nessuno dei "gradi" esaurisce l’inte­ro ministero".