Grande spiaggia artificiale prevista nel progetto del porto, esposto di Indulgenza, Miji e Gabrielli

La spiaggia artificiale fa parte dell’ Ambito 3 (insieme a eliporto, nautica minore, parco urbano, e all’interno di tale Ambito è individuata nei settori 04 (di 18.485 mq) e 05 (di 16.212 mq) di vera e propria battigia
Trasmetto, anche a nome degli altri firmatari, Mariano Mij e Alberto Gabrielli, l’esposto che abbiamo presentato in merito alle problematiche che si ritiene di aver rilevato presso l’area dove sarebbe stata da realizzare, con completamento entro il giugno dello scorso anno, la grande spiaggia artificiale prevista nel progetto definitivo del porto turistico.
La spiaggia artificiale fa parte dell’ Ambito 3 (insieme a eliporto, nautica minore, parco urbano, e all’interno di tale Ambito è individuata nei settori 04 (di 18.485 mq) e 05 (di 16.212 mq) di vera e propria battigia.
Pasquale Indulgenza
CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE
Sembra opportuno, agli scriventi, tenere alcune ulteriori considerazioni in ordine ad aspetti di ordine generale che si ritiene siano da ricondurre a quanto esposto, ai fini della valutazioni che saranno ritenute dagli Enti in indirizzo:
1) La necessità di tenere in stretta relazione la problematica di un corretto ripascimento con quella dei fenomeni di erosione delle coste e degli interventi finalizzati a ridurre questa azione. È noto, ad esempio, che la “Posidonia oceanica” (presente con significativi insediamenti nello specchio acqueo in argomento), costituisca una barriera naturale all’erosione, sia nella formazione di praterie a Posidonia, sia quando, recisa dagli strascichi o per altri motivi, si adagia sulla battigia.
Per fare alcuni esempi pertinenti, in Francia anche sulla battigia essa non si può rimuovere, e la cittadinanza è tenuta informata con cartelloni ambientali istallati persino sulle spiagge più remote; lo stesso accade alle Isole Canarie. Anche in Toscana, all’Argentario, la Posidonia spiaggiata viene lasciata in loco anche d’estate.
La protezione della Posidonia rappresenta quindi un vero e proprio investimento per i litorali e per le attività marittime in toto, oltre che azione di protezione e qualificazione ambientale.
2) È anche noto che nella maggior parte dei Paesi la tendenza è quella a non realizzare più dighe soffolte le quali, specie in assenza di indagini e simulazioni particolarmente accurate, a causa del moto circolare delle celle di acqua, finiscono per favorire l’accumulo del materiale della battigia sul lato interno della barriera (fetch), anziché garantirne la conservazione sul litorale, preferendosi, invece, intervenire con ripascimenti meccanici periodici.
Ove si decida di realizzare una diga soffolta, si ritiene opportuno farlo con particolari modalità di realizzazione, e cioè adagiando gli elementi richiesti (nel caso di specie, massi naturali) in modo tale da garantire lo scorrimento delle acque fra gli interstizi degli stessi ammassati uno sull’altro e, nel contempo, da creare le condizioni per un ripopolamento ittico e da non sporcare le acque con i fanghi sospesi.
Si tratta di una procedura dai costi significativi, ma essa risulta assicurare un più elevato standard di sicurezza e qualità. Al riguardo, sembrerebbe importante, agli scriventi, accertare che essa sia stata eseguita adeguatamente.
Occorre tenere ben presente, infatti, che l’alterazione dei fondali induce fatalmente un progressivo impoverimento della fauna ittica, poiché, soprattutto a causa dell’interposizione di barriere, che riduce la circolazione naturale limitando il costante ricambio fra acque superficiali e profonde e sconvolge i gradienti termici, vengono compromessi gli habitat e le condizioni di vita dei pesci e delle altre specie marine, riducendosi la biodiversità (si veda, ad esempio, il tratto tra la spiaggia del pilone-diga soffolta a Cervo).
Inoltre, si provoca un abbattimento della limpidezza delle acque, primo elemento di gradevole balneazione, come già verificabile lungo alcuni tratti di costa della nostra Provincia pesantemente invasi da barriere e pennelli non adeguatamente preceduti da analisi approfondite.
3) In caso di ripascimenti artificiali, risulta agli scriventi che sarebbe in ogni caso opportuno effettuare una misurazione con speciali ecoscandagli della granulometria presente sul fondo del mare ad una distanza di circa 80/100 m (vedi studio LigurImpact – Provincia di Imperia, realizzato dal Dipartimento DIPTERIS di Genova – Prof. Fierro) e, di conseguenza, apportare lo stesso materiale sulla spiaggia esistente. Ci si chiede se nel caso in argomento ciò sia stato fatto.