Arrestato per la rapina alla Banca di Lodi il 35enne Massimiliano Uva: in carcere per altri 4 colpi

Incastrato dalle impronte digitali su una busta trovata in banca e soprattutto: i carabinieri hanno scoperto che all’indomani della rapina, leggendo il giornale, al bar, aveva espresso parole di apprezzamento per il rapinatore riuscito a farla franca
Un pregiudicato di 35 anni, Massimiliano Uva, di Foggia, è stato raggiunto da una misura cautelare, in carcere, in quanto ritenuto colpevole della rapina messa a segno, a metà settembre del 2010, alla Banca Popolare di Lodi, a Bordighera (Imperia). I carabinieri del Nor di Bordighera, diretti dal maresciallo Carlo Rivetti, gli hanno notificato la misura – emessa dal gip del Tribunale di Sanremo, su richiesta del pm Barbara Bresci – presso il carcere di Ravenna, dov’è detenuto per reati analoghi.
I fatti.
Era il 13 settembre, quando all’orario di chiusura, un soggetto col volto travisato da un collant, fa irruzione nella banca, situata in via Vittorio Emanuele. Armato di una pistola, che tiene nascosta nella tasca della felpa, minaccia un’impiegata e la direttrice e si impossessa di 3.675 euro in contanti, custoditi in una cassa.
Per assicurarsi la fuga fa sdraiare le due donne sul pavimento e le chiude in bagno, per poi allontanarsi. Quattro giorni dopo, il 17 settembre, viene rapinato il Monte dei Paschi di Siena di Imperia. Tra i due fatti vi sono molte analogie. La principale: il rapinatore indossa una felpa, pantaloni e scarpe griffate.
E’ la stessa persona e, grazie anche allo scambio informativo con i colleghi della Compagnia di Imperia che si stanno occupando della rapina dei Monte dei Paschi, le indagini si dirigono verso Massimiliano Uva, all’epoca ricercato poiché colpito da altre tre distinte ordinanze di custodia cautelare per diverse rapine in Banca messe a segno nel Nord d’Italia. Ad ottobre la svolta: Uva viene arrestato per i tre provvedimenti e successivamente per la rapina di Imperia.
A questo punto le indagini dei carabinieri si concentrano sui pochi, ma decisivi, elementi acquisiti a Bordighera: una busta toccata dal rapinatore e lasciata in banca e la presenza di Uva, in quel periodo, a Bordighera. Poi la svolta. Le impronte lasciate dal rapinatore sulla busta sono quelle di Uva.
In più, diversi testimoni confermano di averlo visto nella zona, pochi giorni prima e dopo la rapina, in compagnia di una signorina avvenente e sempre impeccabilmente “griffato”, con una grande disponibilità di denaro contante. Inoltre, particolare importante, il giorno dopo la rapina, in un bar di Bordighera, mentre faceva colazione, leggendo un quotidiano, si era soffermato sulla pagina che riportava la notizia della rapina, esprimendo parole di apprezzamento per il rapinatore che era riuscito a eludere l’intervento delle forze di polizia.