“Sanremo Sostenibile” risponde a Sergio De Nicola, presidente di Amat

“Vigileremo affinché i Sindaci non compiano atti non dovuti, salvaguardando aziende che non ne abbiano i requisiti, essendo pronti a procedere sia contro gli affidamenti illegittimi, che contro i Comuni che voteranno a favore della loroa salvaguardia”
Lettera aperta al Sig. Sergio De Nicola
e p.c.
all’Ing. Mauro Balestra,
al Presidente dell’Assemblea AATO Geometra Gabriele Saldo
a tutti gli Egregi Signori Sindaci dei Comuni della Provincia di Imperia.
In modo che la cittadinanza tutta sia aggiornata in merito a quanto succede riguardo la gestione del servizio idrico nella provincia di Imperia, desidero rispondere in modo aperto al Sig. Sergio De Nicola, presidente di Amat s.p.a., società per azioni a capitale misto pubblico-privato (con socio privato Iren s.p.a.), che gestisce tale servizio nella città di Imperia e in altri comuni limitrofi.
Egr. Sig. Sergio De Nicola,
a seguito dei Suoi “Appunti sul servizio idrico integrato della nostra provincia”, all’indirizzo dell’Ing. Mauro Balestra e di tutti i Sindaci dei Comuni della nostra Provincia, mi preme puntualizzare:
1) In riferimento al capitale pubblico/privato,
Lei scrive che “Nelle società Aiga spa, Acquedotto di Savona spa ed Amat spa, con capitale misto pubblico/privato, la maggioranza è detenuta dai rispettivi comuni nel pieno rispetto del primo punto del referendum”.
Non riesco a capire la sua affermazione e mi vengono in mente due possibili interpretazioni:
– La più improbabile è che Lei non abbia completa chiarezza circa il merito del quesito referendario al quale fa riferimento, cosa peraltro possibile, visto che, sia per la posizione che ricopre, ma specialmente per i contenuti di questa Sua nota, sono portata a pensare che Lei appartenga alla minoranza dei cittadini italiani che il 12 e il 13 giugno non sono andati a votare a favore dell’acqua pubblica.
Con tale quesito si è abrogato infatti l’obbligo alla privatizzazione delle gestioni e non ci si è certamente espressi per abrogare alcun tipo di forma societaria di gestione. E’ quindi ovvio che una società a capitale misto possa gestire il servizio idrico.
– Sono invece più propensa a pensare che la sua apparente disinformazione, voglia in realtà lasciare passare il messaggio che le tre società a capitale misto da Lei citate, possano a tutti gli effetti, essere ritenute pubbliche, visto che la maggioranza del loro capitale è pubblica e come tali, sarebbero quindi in perfetto accordo non solo con l’esito referendario, ma anche con il suo spirito fondante, che ha visto la maggioranza del popolo italiano schierarsi a favore dell’acqua pubblica.
Ma in questo caso, Sig. De Nicola, lasci dire a me e ai cittadini che per anni hanno lottato e che ancora lottano per l’acqua pubblica, quale era lo spirito referendario: sicuramente non quello di affidare la gestione del servizio idrico a società come quella che Lei presiede che, ricordiamolo, è una società per azioni, quindi una società di diritto privato (non pubblico), con un proprio autonomo consiglio di amministrazione e con scopo statutario di distribuire a fine anno un utile ai propri azionisti.
Lei crede veramente che ancora oggi, qualcuno possa credere alla favola che una spa, sia pure a maggioranza di capitale pubblico, non abbia scopo di lucro? Che Iren (il socio privato di Amat) abbia investito dei capitali per non guadagnarci niente?
La Sua Azienda è una di quelle che trasforma l’acqua bene comune in una merce, una di quelle che noi assolutamente non vogliamo.
Poco avanti sembra ancora confermare il carattere essenzialmente pubblico della Sua azienda, affermando che “queste società, gestiscono le reti e gli impianti sotto la direzione ed il controllo del potere pubblico.” Ma senza entrare nei dettagli giuridici sulla natura delle spa e dei suoi autonomi organi di controllo, per dimostrare l’inesattezza della sua affermazione, basta ricordare che proprio la Sua Azienda non ha fornito nei tempi e nelle modalità richieste all’autorità pubblica che lei invoca come organo decisionale e di controllo, i dati necessari alla pianificazione d’ambito. E mi risulta che abbia subordinato tale invio al rinnovo della salvaguardia!!!
2) Prosegue affermando che “Se l’Assemblea dei Sindaci deliberasse di non concedere la continuità gestionale alle società miste, peraltro dovuta, è ovvio, nonché giusto, che il socio privato debba ritornare in possesso del capitale che ha investito per la acquisizione di una parte minoritaria delle azioni;…”
Quindi secondo Lei la continuità gestionale alle tre società miste sarebbe “dovuta”, mentre mi risulta che ci siano almeno quattro pareri del Conviri (Commissione nazionale per la vigilanza sulle risorse idriche), di cui uno recentissimo a seguito della richiesta del sindaco di Taggia, Vincenzo Genduso, che affermano che gli affidamenti a queste tre società sono illegittimi e non ulteriormente salvaguardabili; in aggiunta, si esprime in tal senso anche l’autorevole parere dell’avvocato Farnetani, interrogato a proposito dal nostro stesso AATO.
Per molti, quindi, la continuità gestionale non solo, non sarebbe “dovuta”, ma sarebbe addirittura illegittima.
Sono a conoscenza che esiste anche un parere che si esprime in senso opposto, espresso dall’avvocato del socio privato della Sua Azienda.
3) Stimato in 45 milioni il rimborso che sarebbe dovuto alle tre società per la cessazione anticipata della gestione, prosegue affermando che “La restituzione del detto importo sarà ovviamente a carico, in funzione dei rispettivi abitanti, di tutti i sessantasette Comuni della nostra Provincia, in quanto soci della costituenda società in house providing di cui più oltre”.
Mi risulta invece che la Provincia, al momento della costituzione dell’ ATO, abbia emesso nei confronti dei singoli Comuni la direttiva di astenersi dal porre in essere procedure di affidamento che non fossero limitate alla gestione tecnica finalizzata fino all’entrata in servizio del gestore unico e che la mancanza di dette limitazioni avrebbe determinato al Comune l’accollo della conseguente responsabilità derivante dalla necessità di risoluzione del contratto in dipendenza delle determinazioni assunte dall’ATO.
Ritengo quindi che l’eventuale onere sarebbe a carico non di tutti i 67 Comuni, ma solamente di quelli che hanno deliberato gli affidamenti illegittimi.
4) In riferimento alle società a totale capitale pubblico poi è stato simpatico notare che la Sua opinione è che Amaie “deve essere salvaguardata sia perché essa è, per dimensioni, la più importante della Provincia, sia perché nacque ai primi del ‘900”.
La mia modesta esperienza mi dice che, più che la dimensione e l’anzianità, i criteri per la salvaguardia di un’azienda dovrebbero essere, in primo luogo la legalità dell’affidamento, e quindi l’efficienza e l’efficacia della gestione.
5) Infine, riguardo alla ipotizzata fusione tra Amaie e Secom, auspicata da qualcuno per venire a creare una società 100% pubblica capace di assumere il ruolo di gestore unitario del servizio idrico, Lei afferma che la contrarietà di Amat deriva non da motivi di campanile, ma dal fatto che “nessuno degli “Attuali Gestori” deve prendere il sopravvento sugli altri ma deve essere al servizio dell’intera comunità”.
E’ però incontestabile che la maggioranza del popolo italiano si è espressa a favore della gestione pubblica dell’acqua. La maggioranza dei cittadini, anche nella Sua Imperia, ha chiaramente detto che non vuole che siano aziende come la Sua a gestire il servizio idrico, perché non si devono fare profitti su un bene comune, forse il più prezioso bene comune che abbiamo; vuole, al contrario, che siano proprio aziende pubbliche come Amaie (o un’azienda pubblica come quella risultante tra la fusione di Amaie con Secom) a prendere il sopravvento sulle altre.
Concorderà con me, Sig. De Nicola, che in Italia vige (ancora) un sistema di democrazia rappresentativa, nel quale i Sindaci interpretano con la loro azione politica ed amministrativa la volontà della cittadinanza. Nel caso della gestione del servizio idrico, la volontà dei cittadini della Provincia di Imperia è molto chiara: sì all’acqua gestita da aziende pubbliche, no ad aziende che speculano sull’acqua, come le tre società miste.
Lei propone ai Sindaci di tradire il chiarissimo mandato degli elettori. Mi auguro che non lo facciano, non sarebbero coerenti al loro ruolo istituzionale e non avrebbero altra soluzione che rimettere il loro mandato, dimettendosi.
6) In riferimento alla remunerazione del capitale, non voglio dilungarmi: anche qui il popolo italiano si è espresso con estrema chiarezza: no ai profitti garantiti per legge sul capitale investito. Posso capire, anche in questo caso, la Sua personale interpretazione e anche la Sua contrarietà, al cessare di un lucro considerevole per gli azionisti della Sua Azienda.
E’ già iniziata in tutta Italia la campagna di “Obbedienza Civile”, con l’applicazione puntuale delle tariffe qualora da esse non venga tolta la quota corrispondente alla remunerazione del capitale investito: vigileremo affinché ciò avvenga.
Vigileremo anche affinché i Sindaci non compiano atti non dovuti, salvaguardando aziende che non ne abbiano i requisiti, essendo pronti fin da ora a procedere sia contro gli affidamenti illegittimi, che contro quei Comuni che, in sede AATO, voteranno a favore della loro salvaguardia.
Quali cittadini che tutelano il bene comune acqua e il rispetto della volontà popolare, forti di rappresentare la volontà di oltre 27 milioni di italiani, ci potremmo avvalere, se necessario, del supporto dei migliori avvocati e tecnici nel campo, consapevoli di poter sostenere le eventuali spese grazie al rimborso elettorale spettante al Comitato Referendario Nazionale.
Cordiali saluti,
Per Sanremo sostenibile
Il Presidente
Francesca Antonelli