Acqua pubblica in tutta la provincia di Imperia: “AATO subito”






“Chiediamo al Presidente dell’AATO Saldo la convocazione in tempi brevi di questa Assemblea per completare le decisioni e poter quindi avviare la nuova fase di gestione dell’acqua” dice il Coordinamento imperiese per l’Acqua Pubblica
Lo scorso 22 dicembre si è tenuta l’Assemblea dei sindaci per l’AATO (Autorità di Ambito Territoriale Ottimale per la Gestione del servizio idrico integrato della Provincia di Imperia). Un’assemblea richiesta da 30 sindaci.
La decisione più importante è stata quella di “confermare la scelta della forma di gestione in house di cui alla deliberazione n.51/2007, ritenendola ancora oggi la forma di gestione più confacente all’interesse pubblico ed alle esigenze del territorio”.
È stata, invece, rinviata a una successiva Assemblea la decisione sulla permanenza o meno di gestioni private o miste pubblico-private in provincia. Una questione di rilevante importanza per rendere pubblica la gestione del servizio idrico in tutto il nostro territorio.
L’Assemblea per attuare questa decisione non è stata ancora convocata, malgrado fosse ipotizzata per lo scorso 16 gennaio.
Riteniamo questo allungamento dei tempi inopportuno: chiediamo, quindi, al Presidente dell’AATO Saldo la convocazione in tempi brevi di questa Assemblea per completare le decisioni e poter quindi avviare la nuova fase di gestione dell’acqua.
In caso contrario, chiediamo ai Sindaci (ne bastano 23) di richiedere ancora una volta loro l’indizione dell’Assemblea.
Nel frattempo è stata inviata a tutti i sindaci una lettera da parte di Sergio De Nicola, presidente AMAT SpA, nella quale viene esposto il punto di vista di chi vuole continuare a fare, oltre che i propri personali interessi, quelli delle aziende private di gestione dell’acqua.
Questa lettera, oltre a contenere arbitrarie e minacciose considerazioni nei confronti dei Sindaci, disconosce completamente le risultanze dei referendum dello scorso giugno e ipotizza soluzioni, per il mantenimento delle gestioni privatistiche, inapplicabili e già dichiarate non valide dall’organismo di controllo nazionale, il CONVIRI.
Di seguito la sintesi delle nostre considerazioni sull’intervento di De Nicola. Queste considerazioni sono state inviate ai Sindaci e all’AATO (vedi allegato).
1. L’affidamento alle società a capitale privato e misto pubblico/privato non può essere salvaguardato perché illegale, in quanto:
– è contrario al voto referendario, con il quale gli italiani hanno deciso che l’acqua deve essere pubblica e che la sua gestione non deve generare profitti
– l’AATO idrico Imperiese ha ricevuto due pareri molto chiari in tal senso, dal proprio consulente legale, l’avv. Farnetani, esperto di diritto dei servizi pubblici, e dal CONVIRI, che con recente parere, datato 6 dicembre 2011, riconferma peraltro quanto già espresso nei propri atti a partire dal 2007. Entrambi i pareri, dopo l’analisi di tempi e modalità di affidamento, giungono infatti al medesimo parere, e cioè che le società a capitale privato o misto pubblico/privato possono proseguire la gestione fino a quando non sarà individuato il gestore unico, dopo di che necessariamente decadranno dall’affidamento.
2. La proposta avanzata di mantenere le attuali gestioni, sottoponendole al controllo e all’indirizzo di un soggetto a capitale totalmente pubblico di nuova costituzione è irricevibile, in quanto:
– è contraria alla normativa nazionale, che prevede un unico gestore del servizio idrico integrato proprio al fine di superare la frammentazione degli affidamenti;
– è incompatibile con l’indirizzo già in passato espresso dall’AATO (delibera n. 51/2007) e ribadito con la delibera del 22 dicembre scorso, di scegliere la gestione in house in quanto più confacente all’interesse pubblico ed alle esigenze del territorio
3. Il Presidente De Nicola avvisa i Sindaci che, qualora non acconsentissero a salvaguardare le società a capitale misto, i Comuni sarebbero obbligati a restituire a queste società le somme sinora investite per l’acquisto delle quote sociali e per gli investimenti, stimate in 45 milioni di euro, oltre a vedersi citati in giudizio con la richiesta di risarcimento danni per la rescissione anticipata del contratto. Le nostre considerazioni su questo punto:
– al momento in cui le società decadranno dalla loro gestione, i Comuni affidatari acquisiranno le loro quote, che verranno pagate, secondo le comuni regole del mercato, sulla base della loro valutazione, e non certo nella misura dell’intero capitale investito
– la richiesta di risarcimento danni per il recesso anticipato non si spiega, visto che al momento della convenzione con il Comune queste società potevano e dovevano conoscere la normativa vigente e quindi sapere che tutte le funzioni in materia di s.i.i. erano già state trasferite all’AATO e che, pertanto, la concessione del Comune era ammissibile nei limiti delle esigenze di continuità del servizio, non oltre il momento di individuazione del gestore unico.
4. Vorremmo che questo scambio di considerazioni potesse essere anche l’occasione per sensibilizzare tutti i soggetti in campo (enti pubblici, gestori, associazioni di categoria, movimenti, utenti) sull’importanza della trasparenza della gestione delle tariffe applicate e dei piani di investimento, in modo che ci fosse un costante ed ampio controllo sul rispetto delle regole.
Si scrive Acqua, ma si legge Democrazia.
CIMAP – Coordinamento imperiese per l’Acqua Pubblica