La truffa sui contributi dell’alluvione: Corte di Appello dispone perizia per tranche “Giuliano”

Il primo grado si era concluso, il 21 luglio del 2008, con sei condanne e due assoluzioni. In precedenza il procuratore generale, Enrico Zucca, chiese la conferma della pena per tutti i 6 imputati.
La Corte di Appello di Genova ha incaricato l’ingegnere Enrico Bianchi, del capoluogo ligure, quale perito chiamato ad accertare la corrispondenza tra i lavori eseguiti e quelli finanziati con i rimborsi, nell’ambito del secondo grado di giudizio relativo alla seconda tranche processuale della truffa per i contributi relativi ai danni alluvionali del 2000 che avrebbe consentito a decine di privati di ottenere rimborsi regionali per circa un milione di euro, per danni inesistenti oppure gonfiati, grazie alle perizie di tecnici compiacenti. Il primo grado si era concluso, il 21 luglio del 2008, con sei condanne e due assoluzioni. In precedenza il procuratore generale, Enrico Zucca, chiese la conferma della pena per tutti i 6 imputati. L’udienza in Appello è stata aggiornata al 17 aprile del 2012.
A ricorrere in Appello non furono soltanto gli imputati contro la condanna, ma anche il pubblico ministero Marco Zocco, contro le due assoluzioni. Il giudice monocratico, Massimiliano Rainieri condannò a 2 anni di reclusione, l’architetto Vito Giuliano di Ventimiglia (ex assessore comunale al Bilancio), considerato il principale degli imputati.
Le altre condanne vennero emesse a carico dei beneficiari dei contributi: Salvatore Russo 1 anno di reclusioone e 20.000 euro di provvisionale immediatamente esecutiva); Valter Agnesini (1 anno e 20.000 euro); Iride Pegliasco (1 anno e 6 mesi e 180.000 euro); Mafalda Palmero ( 1 anno e 25.000 euro) e Vincenzo Vista (1 anno e 3 mesi e 100.000 euro). Vennero, invece, assolti: Luigi Mingherlino e Adele Marassi. L’udienza è stata, poi, aggiornata al prossimo 18 dicembre.
Limitatamente ad alcuni capi di imputazione venne assolto anche Vincenzo Vista. Il giudice decretò anche la confisca degli immobili sequestrati, nei limiti del profitto eseguito, condannando gli imputati al risarcimento del danno a favore della parte civile, che è la Regione Liguria (rappresentata in giudizio dall’avvocato Maurizio Boeri) e al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva. Il ricorso degli imputati si basa sul fatto che il giudice monocratico Rainieri derubricò l’iniziale ipotesi di reato di truffa aggravata nell’articolo “316 ter” del codice penale ovvero “indebita percezione di contributi dello Stato”.
Tutto bene, se non fosse che per quello specifico reato – pur essendo meno grave della truffa – non è competente il giudice monocratico, ma il Collegio. Dunque, un palese vizio di competenza, a cui si aggiunge lo spettro della prescrizione. La Corte ha, poi, aggiornato l’udienza al prossimo 21 settembre. Diverse le possibili soluzioni. Se la Corte, dunque, dovesse ritenere nulla la sentenza e valida la prescrizione, decadrebbero anche gli effetti civili della precedente declaratoria. Se, invece, considerasse validi la prescrizione e l’ipotesi di truffa, ritenendo insussistente la derubricazione nell’articolo “316 bis”, allora il reato verrebbe sì prescritto, ma rimarrebbero valide le statuizioni civili.