La tragica morte di 2 operai al depuratore di Riva: gup non ha ancora deciso su istanza perizia






L’inchiesta, che vede nei guai tre persone, mira a far luce sul tragico incidente che nel giugno del 2009 è costato la vita a due operai caduti in una vasca di raccolta delle acque nere del depuratore di Riva Ligure.
E’ slittata, al prossimo 27 febbraio, in quanto il gup Maria Grazia Leopardi non si e’ ancora espresso sull’istanza di una perizia (perchè in congedo), l’udienza preliminare relativa all’inchiesta sulla morte per annegamento e asfissia di: Francesco Mercurio, 40 anni, di Perinaldo e Gianfranco Iemma, 36 anni, di San Biagio della Cima, i due tecnici della ‘Ciem srl’, la ditta specializzata nella pulizia degli impianti depurazione, che il 15 giugno del 2009 sono caduti in una vasca di raccolta delle acque nere, situata all’interno de depuratore consortile di Riva Ligure.
Tre gli imputati accusati di omicidio colposo, lesioni ed omissioni in materia di sicurezza sul lavoro: Marco Cambiaso legale rappresentante della ‘Se.Com. Spa’, che gestiva il depuratore e oggi coordinatore cittadino del Pdl a Sanremo; Marco Marongiu responsabile tecnico dell’impianto per conto della stessa ‘Se.Com. spa’ e Antonella Mercurio legale rappresentante della ‘Ciem srl’, la ditta appaltatrice del servizio di spurgo delle vasche del depuratore nonché moglie e sorella delle due vittime.
Alla scorsa udienza, gli avvocati di Cambiaso (Alessandro Mager) e Marongiu (Filippo Gramatica, di Genova) hanno depositato una consulenza di parte – rispettivamente dell’ingegnere Michele Canevello e dell’architetto, Daniela Del Tordello, di Sanremo – con cui hanno voluto dimostrare l’estraneità ai fatti della Secom, che, secondo la difesa, aveva fatto il proprio dovere, incaricando una ditta specializzata nel settore di compiere i lavori.
Di parere la Ciem che lamenta una serie di omissioni, alla Secom, per quanto riguarda la sicurezza, consistenti nella: “mancanza di un accesso alla vasca con dimensioni tali da consentire l’agevole recupero di un lavoratore privo di sensi; mancata installazione nella vasca di un dispositivo di segnalazione della presenza di gas nocivi e nell’adozione di misure di controllo delle situazioni a rischio in caso di emergenza”.
Secondo i periti della Secom, tuttavia, la colpa per l’accaduto sarebbe da ricercarsi in una cattiva condotta degli stessi lavoratori. Per la difesa, infatti, nel momento in cui il tubo di aspirazione si era bloccato, i lavoratori avrebbero dovuto invertire l’aspirazione oppure togliere il tubo. Invece, Mercurio si sarebbe calato nella vasca con una scala, senza le necessarie protezioni, per smuovere il tubo, che dopo essersi rimesso in moto ha cominciato a sviluppare dei vapori nocivi, che lo hanno intontito, facendolo cadere. In quel momento, un operaio marocchino, di nome Abidi, rimasto soltanto ferito, e’ corso a chiamare Iemma che – secondo la difesa – avrebbe dovuto rivolgersi ai tecnici della sicurezza e, invece, e’ andato a soccorrere l’amico, finendo anche lui all’interno della vasca.