Imprese agricole, aumenti di imposte fino al 400 %. Aziende a rischio chiusura

19 dicembre 2011 | 13:42
Share0
Imprese agricole, aumenti di imposte fino al 400 %. Aziende a rischio chiusura

“Da questo decreto per le imprese agricole tante tasse e niente sviluppo”. Questo il commento lapidario di Confagricoltura Liguria

“Da questo decreto per le imprese agricole tante tasse  e niente sviluppo”. Questo il commento lapidario di Confagricoltura Liguria alla manovra da 30 miliardi varata dal Consiglio dei ministri e in via di approvazione da parte dei rami del Parlamento. 
“Quello varato da Palazzo Chigi non possiamo considerarlo un provvedimento improntato all’equità – dichiara in una sua nota la Confagricoltura ligure -. Gli incentivi per l’Irap non riguardano i redditi agrari e quelli per l’aiuto alla crescita economica delle imprese non si applicano alla stragrande maggioranza delle aziende che operano in agricoltura. Inoltre, arriva la batosta dell’Imu sui fabbricati rurali, dimenticando che per noi sono mezzi di produzione, e si prevede una rivalutazione del loro valore insito in quello dei terreni attraverso una serie di moltiplicatori”.
“Siamo fermamente convinti che serva rigore per risanare la situazione dei conti pubblici e per far ripartire l’economia – afferma il presidente di Confagricoltura Liguria Andrea Mansuino – e il mondo agricolo, responsabilmente, non si tira indietro. Ma non può  accettare  di essere escluso dalle misure di rilancio di cui beneficiano gli altri settori economici. La manovra rischia di rendere la situazione delle imprese agricole, già di per sé difficile, ancor più drammatica”.
“Gravissime le conseguenze del decreto ‘salva Italia’ – continua Mansuino – per gli aumenti di imposte a carico degli agricoltori. L’incremento della base imponibile ai fini IMU, assieme alle nuove tasse sui fabbricati rurali, comporta incrementi di tassazione dal 100 per cento sino a valori assurdi del 400 per cento ad esempio per le nostre aziende della provincia di Imperia i cui terreni hanno valori catastali molto più alti che nel resto dell’Italia. Inoltre tutta la fascia costiera della provincia di Imperia, dove è concentrato il 90 per cento delle imprese agricole, si troverà a pagare l’ICI sui terreni in quanto si tratta di territorio non svantaggiato e non montano. L’agricoltura, già penalizzata dalla crisi congiunturale, non può essere – precisa con forza Mansuino – l’unico settore escluso dai provvedimenti sullo sviluppo e contemporaneamente vessato sotto il profilo fiscale”.
Secondo le stime elaborate dal Centro Studi di Confagricoltura, l’imposizione fiscale per un’azienda di circa 2 ettari (colture floricole) con quattro fabbricati rurali, che attualmente versa un’Ici sui soli terreni di circa 2.200 euro, passerebbe ad un totale di oltre 8.600  euro. Un aumento che supera i 6.400 euro, prossimo al 300 per cento dell’attuale carico fiscale.  
Confagricoltura ha chiesto al Governo, al Parlamento ed a tutte le istituzioni di correggere urgentemente questo aspetto del decreto e lo ha fatto in un silenzio assordante dell’intero sistema delle Organizzazioni professionali agricole. “Siamo convinti – afferma Andrea Mansuino – che occorre salvare l’Italia ma senza condannare la nostra agricoltura”.
La riduzione del moltiplicatore per stabilire la base imponibile dei terreni agricoli (da 120 a 110, a fronte dell’attuale coefficiente pari a 75) viene considerata da Confagricoltura Liguria: “una misura quasi irrilevante che non dà alcun sollievo ad un settore fortemente penalizzato dalla manovra”. A ciò si aggiunge la beffa per i pensionati che avendo in proprietà dei terreni, affittandoli ai figli che ne continuano l’attività agricola, si troveranno un fattore di moltiplicazione pari a 130, rispetto all’attuale 75, con aumento della tassazione del 500 per cento. 
“Qui non si tratta – spiega il presidente di Confagricoltura Liguria – di accontentare gli agricoltori con uno sconto del 10% sulla base imponibile. E’ l’intero impianto dell’imposizione fiscale sui terreni, ma soprattutto sui fabbricati strumentali all’attività agricola, che risulta iniqua e punitiva per le imprese del settore. Se poi fosse vero che si sta valutando la possibilità di una IMU separata per la sola proprietà è facile prevedere un incremento dei costi per i contratti di affitto”.   
Negli ultimi dieci anni la produzione agroalimentare del nostro Paese è cresciuta del 12%, il fatturato del 32%, l’export del 67%, a dimostrazione che il comparto ha marciato più speditamente degli altri. Restano però molti fattori di debolezza. Il calo della capacità di acquisto delle famiglie, la dimensione delle imprese, sia agricole, sia industriali, la criticità dei rapporti all’interno della filiera.
E’ dunque necessario ridare competitività alle aziende agricole, anche attraverso una rivisitazione del sistema contributivo che favorisca nuovi investimenti e aumenti l’occupazione. Così come è urgente avviare un dialogo costruttivo con i principali protagonisti della filiera  agroalimentare, che permetta ai produttori di recuperare margini, individuando soluzioni certe per i vari attori e venendo incontro alle richieste di efficienza e trasparenza dei consumatori.
"Alla luce di tutto ciò occorre – precisa Confagricoltura Liguria – affermare con chiarezza e serietà che questa manovra del Governo Monti  sta scaricando sugli agricoltori e sulle loro famiglie oltre il 10 per cento del peso della manovra. Come pensano Governo e Parlamento che questo comparto economico, insostituibile per l’alimentazione e strategico per la tutela ambientale, possa risollevarsi se lo si schiaccia con una pressione fiscale del genere? Questa che si sta licenziando a colpi di fiducia è una pura operazione per far cassa, senza dare il minimo contributo allo sviluppo di un sistema che già viveva una grave situazione di difficoltà, carenze strutturali ed emergenze”.
"Solo per quanto riguarda l’accatastamento dei fabbricati rurali – conclude Confagricoltura Liguria –  il prelievo, a ieri, era calcolabile in circa un miliardo di euro di ulteriori tasse.  Si brucia così il 10% del valore aggiunto prodotto in agricoltura e oltre mezzo milione di aziende sotto i 20 ettari di superficie rischiano di chiudere". Su questa vera emergenza, sociale oltre che economica, Confagricoltura sta chiedendo al Governo un incontro urgente per scongiurare il crollo del sistema agricolo nazionale.