Tentata estorsione all’imprenditore Andreotti. La difesa di De Marte “vicenda marginale al processo”
“E’ giusto condannarlo a 5 anni di reclusione per aver detto “allora mi devi dare 4000 euro?” ha chiesto l’avvocato Cesare Cicorella. L’udienza riprenderà il 17 novembre con l’avvocato Marco Bosio, difesa Pellegrino.
E’ stata un’intensa e dettagliata disamina dibattimentale quella dell’avvocato Cesare Cicorella a difesa di Rocco De Marte, tra gli imputati accusato di una presunta tentata estorsione ai danni dell’imprenditore Giovanni Andreotti all’agriturismo “Il Povero” di Seborga. Per la vicenda, che vede coinvolti oltre a Rocco De Marte, Francesco Valenti e Maurizio Pellegrino, l’accusa ha richiesto una condanna di 5 anni e 2 mesi di reclusione oltre ad euro 1.200 di multa. All’origine dei fatti, un prestito richiesto da Andreotti a De Marte inizialmente di 2.000 euro e raddoppiato a 4.000 e la gestione dell’agriturismo “Il Povero”, poi degenerato in un episodio di violenza e di minaccia nei confronti dello stesso Andreotti.
Il legale di De Marte ha sottolineato la condizione del suo assistito i cui “precedenti penali potrebbero distrarre”, sostenendo che la sua presenza in questo processo è casuale rispetto alla connessione con il suo coimputato e che avrebbe potuto essere trattata con un processo separato dal tronco principale dal momento che “non vi è correlazione tra De Marte e le diverse vicende”.
"L’attenzione mass mediatica al processo e le implicazioni con la criminalità evocate potrebbero solo distrarre rispetto alla trattazione del fatto a mio avviso non giuridicamente corretto – ha esordito l’avvocato – De Marte non ha alcuna correlazione con la Mafia al massimo è parente dei Pellegrino. La richiesta di 5 anni di reclusione impone che vi sia ragionevole certezza sul fatto e modalità che si sia verificato”.Il legale si è quindi concentrato sulla deposizione di Andreotti (parte lesa) cercando di contestare la tesi del reato di estorsione sostenuta dal Pm Cavallone con una serie di analisi sull’atteggiamento adottato dal suo assistito De Marte.
“Durante l’istruttoria dibattimentale Andreotti disse che la situazione era sotto controllo. Allora siamo già nel contesto nel quale la parte lesa afferma di non avere mai avuto timore per la propria incolumità. “Ho tolto la bottiglia di mano a De Marte e abbiamo parlato” ha detto Andreotti". Secondo Cicorella quella accaduta è dunque una vicenda marginale e secondaria che avrebbe avuto una diversa qualificazione. "C’è un evidente contrapposizione tra i due interlocutori, ma – sostiene il legale – l’atteggiamento di chi opera come estorsore non è certo quello di De Marte che non avrebbe mai assunto condotte tali da indurre i Carabinieri ad intervenire. Lo ha fatto per altre vicissitudini ma non per il fatto di cui ci stiamo occupando”.
Poi sull’erogazione del prestito: “In quel momento De Marte non li aveva, quindi non è un estorsore abituale, questo non è l’incipit di un rapporto estorsivo ordinario. Inoltre il sig. De Marte non si è fatto firmare neppure un foglio di carta relativamente al prestito concesso. Vi pare che sia l’atteggiamento mentale di chi si prepara ad esercitare la richiesta estorsiva? Non c’è neppure quella di interesse. In questo processo egli si è comportato in modo trasparente, dando denaro senza pretendere alcuna ricevuta o interesse”
L’avvocato Cicorella ha quindi chiesto al Collegio di non considerare i legami familiari o le vicende precedenti. Il signore De Marte, che ha due figlie e una moglie malata, è stata vittima di se stesso ma non si è sottratto a questa possibilità di dilazione di denaro e si aspettava che anche la persone da lui favorita si comportasse correttamente. Mentre il Sig. Andreotti ha approfittato della situazione, omettendo di informare. De Marte inoltreha pure omesso di controllare se questo denaro fosse stato restituito. E’ vero – ha aggiunto il legale – si è verificata una reazione ma tutta questa violenza o comportamento illecito vediamo che alla fine si concretizza in una desistenza mentale, nel recupero di un rapporto civile. C’è stata reazione spropositata forse eccessiva ma non è pretesa di un illecito. Non c’è nulla che riveli pericolosità sociale del sig. De Marte. Voi continuate a guardarlo come un criminale.. Questo signore è stato in carcere ingiustamente per due anni. E’ giusto condannarlo a 5 anni di reclusione per aver detto “allora mi devi dare 4000 euro?” Valutate nei limiti della sofferenza carceraria che ha patito”.
Il legale ha quindi avanzato la richiesta di revoca della misura cautelare dell’assistito De Marte. “Il carcere non è una medicina– ha concluso – Altro potrebbe essere un eccesso di ingiustizia”.
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