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Sanremese retrocessa: “Che schifo…”, lo SFOGO degli ex calciatori corre su Facebook

13 luglio 2011 | 08:18
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Sanremese retrocessa: “Che schifo…”, lo SFOGO degli ex calciatori corre su Facebook
Sanremese retrocessa: “Che schifo…”, lo SFOGO degli ex calciatori corre su Facebook
Sanremese retrocessa: “Che schifo…”, lo SFOGO degli ex calciatori corre su Facebook
Sanremese retrocessa: “Che schifo…”, lo SFOGO degli ex calciatori corre su Facebook
Sanremese retrocessa: “Che schifo…”, lo SFOGO degli ex calciatori corre su Facebook

Gli ex tesserati rispondono così alla mancata iscrizione della Sanremese alla Lega Pro, dovuta al mancato rilascio della fideiussione bancaria alla famiglia Del Gratta

‘Onore a chi ci ha sempre sostenuto dall’inizio senza mai mollare, ma che vede vanificare tutto per colpa di persone incompetenti”. Quello dell’attaccante, Rodolfo Moronti, 26 anni, romano, e’ soltanto uno dei tanti messaggi di sfogo, pubblicati su facebook, dagli ex tesserati della Sanremese Calcio. Calciatori oggi disoccupati e delusi, dopo la mancata iscrizione alla Lega Pro, che ha comportato la retrocessione della squadra biancazzurra, dalla Seconda Divisione ai Dilettanti. Molti degli ex calciatori, che dovranno trovare sistemazione altrove o seguire le prossime vicende societarie del sodalizio sportivo, hanno utilizzato facebook per esprimere il proprio sdegno.

“Un applauso (ironico, ndr) agli artefici di tutto ciò…!”. Questo, invece, è il commento dell’attaccante Giuseppe Sifonetti; mentre Simone Siciliano, 32 anni, veterano della Sanremese, avverte: “E meno male che hanno fatto il possibile. Che schifo”. La mancata iscrizione alla Lega Pro, i cui termini scadevano alle 19 di ieri, e’ dovuta al mancato rilascio della fideiussione bancaria da 300mila euro alla famiglia Del Gratta, proprietaria della squadra, oggi nel ciclone giudiziario riguardante le presunte minacce ai calciatori della Sanremese, costretti a rescindere il contratto prima del tempo, senza beneficiare della buona uscita. La detenzione ai domiciliari di Riccardo e Marco Del Gratta, padre e figlio, considerati i mandanti delle minacce, non ha certo facilitato le trattative.

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