L’odissea di una commerciante per ottenere l’esecuzione di un decreto ingiuntivo da 5.000 euro

13 luglio 2011 | 19:00
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L’odissea di una commerciante per ottenere l’esecuzione di un decreto ingiuntivo da 5.000 euro

Lei e’ Anna Sansonna, titolare del Centro Tim, situato sotto i portici, di via Bonfante, a Oneglia, che attende di essere pagata per la fornitura di ricariche online e schede telefoniche ad un negozio di telefonia.

E’ dal 2008 che attende l’esecuzione di un decreto ingiuntivo per il pagamento di una somma di circa 5mila euro. Lei e’ Anna Sansonna, titolare del Centro Tim, situato sotto i portici, di via Bonfante, a Oneglia, che attende di essere pagata per la fornitura di ricariche online e schede telefoniche ad un negozio di telefonia mobile della stessa città.

Tuttavia, tra un rinvio e l’altro, sono gia’ passati tre anni ed oggi, dopo l’ennesimo rinvio tecnico dell’udienza, Anna sollecita la Giustizia. ‘Il giudice civile Marina Aicardi – spiega Anna – sostiene che i decreti ingiuntivi non si fanno per cifre pari a 5mila euro, ma per somme ben superiori. Io rispondo al giudice che, come commerciante, nella situazione in cui mi trovo e con la crisi che attanaglia il settore, 5mila euro per me sono tanti e non è una cifra risibile’.

Ma non è tutto. La controporte, nel corso del procedimento, ha chiesto di compensare il debito con delle tim-card scadute e con il corrispettivo di una serie di gadget della telefonia mobile che erano stati dati al Centro Tim.

‘Noi, non abbiamo fornito alcuna tim-card scaduta e loro non hanno una minima fattura con cui accusarci di qualcosa che non abbiamo fatto’. Il tribunale, tra l’altro, aveva anche disposto una perizia, dalla quale era sì emerso che quelle card erano scadute, ma è impossibile ad oggi stabilire chi gliele abbia vendute. “Ogni udienza – ancora la commerciante – io devo chiudere il negozio e pagare il mio avvocato. Più passano i mesi e gli anni e più il debito nei miei confronti aumenta. La controparte pretendeva la compensazione per debiti inesistenti ed io, tra una lungaggine e l’altra, sono ancora qui che attendo di ricevere giustizia”.