A Imperia smantellata organizzazione criminale di albanesi dedita a usura ed estorsione, 3 arresti





Il “cervello” del sodalizio, complice anche un aspetto gentile e apparentemente innocuo ed il fatto di essere egli stesso un imprenditore, avvicinava con modi amichevoli le vittime che sapeva in difficoltà economiche, proponendo loro di aiutarli
Due immigrati albanesi sono stati arrestati dai carabinieri con l’accusa di usura ed estorsione. Si tratta di: Dritan Idrizaj, 34 anni, gestore di esercizi di ristorazione residente, a Pietra Ligure (Savona) e Lek Bibaj, 42 anni imprenditore edile residente a Loano (Savona). Nell’ambito della stessa operazione sono stati, inoltre, denunciati: Lulezim Talka, 34 anni, già da alcuni mesi latitante perché colpito da un ordine di arresto nell’ambito di indagini sul traffico internazionale di stupefacenti, e Pavlin Bibaj, 29anni operaio edile.
L’operazione e’ scattata, stamani all’alba, fra Imperia, Pietra Ligure e Loano, ad opera dei militari del Nucleo Operativo della Compagnia di Imperia, al termine di una lunga indagine coordinata dal pubblico ministero Maria Antonia Di Lazzaro. Per quasi due anni i carabinieri hanno raccolto prove ed elementi a carico dei quattro albanesi che avevano organizzato nell’imperiese e nell’albenganese una tecnica ben oliata per avvicinare e poi ‘strangolare’ economicamente piccoli e medi imprenditori.
Dritan Idrizaj, probabilmente il ‘cervello’, complice anche un aspetto gentile e apparentemente innocuo ed il fatto di essere egli stesso un imprenditore, avvicinava con modi amichevoli le vittime che sapeva in difficoltà economiche, proponendo loro di aiutarli con piccole somme di denaro (da qualche centinaio a qualche migliaio di euro), che avrebbero poi restituito con comodo. Sfortunatamente, spesso, brutte situazioni non fanno altro che peggiorare e, quando la necessità di liquidità da parte dell’imprenditore diventava maggiore, allora i quattro mostravano il loro vero volto di strozzini. Almeno cinque le loro vittime, anche se si teme possano essere anche di più.
Tra questi un noto ristoratore del dianese, titolare di tre locali, il quale aveva in passato assunto come dipendente Idrizaj, che si era dimostrato un collaboratore valido e apparentemente affidabile. Per questa ragione, quando nel 2006 si era trovato in difficoltà economica, l’imprenditore non aveva esitato ad accettare un aiuto dal suo dipendente e ad indebitarsi sempre di più nei suoi confronti. Da poche migliaia, la somma dovuta agli usurai era salita a 250 mila euro. A questo punto era cominciato l’incubo dell’imprenditore che, dietro minacce sempre più pressanti, ha dovuto restituire ben 600 mila euro e cedere ai criminali la proprietà di due dei suoi tre locali.
Non dissimile la storia di una esercente di Alassio che, a fronte di un prestito di 2.000 euro, nel giro di soli due mesi ha dovuto consegnarne agli strozzini 25 mila e cedere la proprietà di un veicolo. Sono tuttora in corso gli accertamenti per riuscire a risalire alla provenienza del denaro di cui i quattro avevano tanta disponibilità anche se il coinvolgimento di almeno due di essi (Talka che è tuttora per questo attivamente ricercato e, in passato, Idrizaj) nel traffico degli stupefacenti non lascia molti dubbi sull’origine della liquidità.
D’altronde sono state proprio le indagini in materia di stupefacenti che hanno portato ad investigare i conti bancari e le disponibilità economiche del gruppo criminale. Dall’analisi dei dati erano infatti emersi numerosi versamenti “sospetti”, ma effettuati con regolarità e per somme sempre maggiori, da parte di imprenditori che nulla avevano a che fare con il giro della droga. Sono stati gli accertamenti successivi a dimostrare che quei pagamenti non erano legati agli stupefacenti ma erano il prezzo dell’usura in cui quegli sfortunati erano caduti.
Bisogna però aggiungere che purtroppo nessun aiuto è venuto da queste vittime che, sicuramente per il timore di ritorsioni da parte dei quattro, anche di fronte a prove evidenti, hanno sempre preferito negare la reale natura dei loro debiti.