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Taggia, si è svolta la tradizionale benedizione dei cavalli

26 giugno 2011 | 13:22
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Taggia, si è svolta la tradizionale benedizione dei cavalli
Taggia, si è svolta la tradizionale benedizione dei cavalli
Taggia, si è svolta la tradizionale benedizione dei cavalli
Taggia, si è svolta la tradizionale benedizione dei cavalli

Dopo la processione per le vie del paese, i cavalli vengono benedetti con una cerimonia a cui partecipano i padroni

Si è svolta questa mattina a Taggia la tradizionale benedizione dei cavalli,in occasione della ricorrenza di S.Eligio,che a Taggia viene chiamato in dialetto "Santa O’ " il protettore dei cavalli.
Dopo la processione per le vie del paese, i cavalli vengono benedetti con una cerimonia a cui partecipano i padroni.

Breve storia di Sant’Eligio
Sant’ Eligio nacque a Chaptelat (presso Limoges in Francia) intorno al 590. L’Eligio storico, figlio di gente modesta, deve aver ricevuto tuttavia un’istruzione, perché venne assunto come apprendista dall’orefice lionese Abbone, che dirigeva pure la Zecca Reale. Sotto Clotario, Eligio va a dirigere la Zecca di Marsiglia e intanto continua a fare l’orefice. Col nuovo re Dagoberto I (623-639) viene chiamato a corte e cambia mestiere: il sovrano ne fa un suo ambasciatore, per missioni di fiducia. Altri incarichi se li prende da solo: per esempio, riscattare a sue spese i prigionieri di guerra, fondare monasteri maschili e femminili. Morto il re, sceglie la vita religiosa, e il 13 maggio 641 viene consacrato vescovo di Noyon-Tournai dove s’impegna nella campagna di evangelizzazione (e ri-evangelizzazione) nel Nord della Gallia, nelle regioni della Mosa e della Scelda, nelle terre dei Frisoni.
Ne diventa uno dei protagonisti, con altri vescovi come Audoeno (Ouen) di Rouen (che sarà anche il suo biografo), Amand di Tongres, Sulpizio il Pio di Bourges. E la sua vita si conclude appunto nel 660 sul campo, in terra olandese (di qui i suoi resti verranno riportati a Noyon solo nel 1952).
Della sua fama di artefice e di galantuomo parla un singolare racconto, non documentato: il re Clotario II gli commissiona un trono d’oro, dandogli il metallo occorrente. E lui, con quello, di troni gliene fa due. Dimezzato il preventivo: cose mai viste, né prima né dopo.
Una leggenda racconta che gli si presentò il diavolo vestito da donna: e lui, Eligio, rapido lo agguantò per il naso con le tenaglie. Questa colorita leggenda è raffigurata in due cattedrali francesi (Angers e Le Mans) e nel duomo di Milano, con la vetrata di Niccolò da Varallo, dono degli orefici milanesi nel Quattrocento
E subito parte l’altra storia di sant’Eligio: il suo culto si diffonde in Francia, in Germania, in Italia. Lo vogliono come patrono non solo gli orafi, ma in pratica tutti gli artigiani dei metalli, e poi i carrettieri, i netturbini, i mercanti di cavalli, i maniscalchi, e ai tempi nostri anche i garagisti.
(Fonte : Wikipedia.it)