Pasquale Indulgenza su quanto asserito dall’on. Scajola

5 giugno 2011 | 14:56
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Pasquale Indulgenza su quanto asserito dall’on. Scajola

“Osserviamo altresì che FORZA ITALIA, il soggetto politico berlusconiano di cui è figlio il PdL, non a caso definito dalla nascita ‘partito azienda’ e ‘partito di plastica’, non è stato esattamente un modello di democrazia”

L’intervista all’on. Scajola su La Repubblica di ieri stimola più di una riflessione sulla politica e sulla crisi della nostra democrazia.
Nel sostenere che il PdL debba cambiare sollecitamente nome e simbolo e che occorra prendere a lavorare ad una riunificazione con i moderati (leggi UDC), egli afferma che "finalmente con Alfano si chiude questa fase insopportabile di provvisorietà, usciamo dal 70-30, dai numeri uno e numeri due, dalle nomine calate dall’alto, dalla mancanza di luoghi di confronto".
In primo luogo, rileviamo che finalmente si dichiara la negatività (e insostenibilità) di una situazione strutturata di direzione e gestione di una forza politica che fino ad oggi è stata mantenuta in piedi consensualmente e convintamente. Una forza politica, sottolineiamo, maggioritaria in Parlamento e con la responsabilità del Governo del Paese.
Facciamo poi notare che anche Alfano è stato nominato per volontà del Capo.
Osserviamo altresì che FORZA ITALIA, il soggetto politico berlusconiano di cui è figlio il PdL, non a caso definito dalla nascita partito azienda e partito di plastica, non è stato esattamente un modello di democrazia. Certamente, non di una vera democrazia ‘congressuale’ di cui oggi, nel PdL , a fronte di una crisi via via più evidente e allarmante, si ‘scopre’ il bisogno impellente.
Che cosa si vuol dire, dunque? Che le cose dette dall’on. Scajola, per la loro delicatezza e importanza, avrebbero meritato altro approfondimento che non una intervista lanciata nel rutilante ‘dibattito’ mediatico di queste settimane.
Esse pretenderebbero di essere elaborate giusto in un autentico ‘luogo di confronto’ che consentisse di affrontare in modo esauriente questioni del potere politico affermatosi in Italia da oltre venticinque anni che sono questioni di fondo, sin dall’ora della famosa ‘discesa in campo’, e che fino ad oggi erano state date sostanzialmente per scontate. Un storia ben lunga della vita nazionale, insomma, non un intervallo di qualche anno da appuntare nell’ ‘agenda politica’. La storia delle trasformazioni che hanno portato il sistema politico ad un agire sempre più marcatamente inteso a trasformare la vita democratica in senso plebiscitario, con una forte accentuazione di tratti populustici, personalistici e carismatici e con l’esaltato primato della leadership rispetto al confronto e alla collegialità nei processi di formazione delle decisioni.
Una forma del politico che, dentro una cornice ideologica di stampo presidenzialistico e bipolaristico e in grazie dell’imposizione maggioritaria, è stata capace – ahinoi – di imporsi trasversalmente (seppur in misura differente nelle diverse formazioni), e, per dirla qui in due parole, ha portato a privilegiare il consenso rispetto alla partecipazione, determinando una sempre più forte passivizzazione dei cittadini, visti e ‘agiti’ come elettori/consumatori di prodotti più o meno attraenti sul mercato/vetrina della politica. Con tutte le conseguenze di disaffezione e disgusto che oggi presentano il conto.
Abbiamo idea che simili trasformazioni, di cui ora – nel pieno di una crisi sistemica che è economica, sociale, politica e istituzionale – si vedono i danni, siano di tale portata da non poter essere adeguatamente affrontate, nell’urgenza degli insuccessi contingenti, prestando soluzioni ‘pragmatiche’ come il cambio del nome e del simbolo (essi vorranno pur dire qualcosa….), ma, al contrario, da dover essere analizzate e meditate nei luoghi di confronto deputati con una adeguata profondità di lettura storica che faccia luce sul significato dei fenomeni di lunga durata e sui loro effetti. Questo, certo, è il punto di vista che corrisponde alla nostra impostazione politico/culturale, ma in verità siamo convinti che anche gli esponenti più illuminati e saggi della Democrazia Cristiana di un tempo si sarebbero dedicati alla materia, intrinsecamente complessa, con analogo approccio, prima di darsi delle risposte su come rinnovare il proprio ruolo nella società rilanciando una prospettiva.

Pasquale Indulgenza
capo gruppo P.R.C/S.E. al Comune di Imperia
e del Coordinamento Prov.le della Federazione della Sinistra