Adesca minorenni su Facebook: arrestato il macellaio ventimigliese Massimo Trifarò

28 giugno 2011 | 13:41
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Adesca minorenni su Facebook: arrestato il macellaio ventimigliese Massimo Trifarò
Adesca minorenni su Facebook: arrestato il macellaio ventimigliese Massimo Trifarò
Adesca minorenni su Facebook: arrestato il macellaio ventimigliese Massimo Trifarò
Adesca minorenni su Facebook: arrestato il macellaio ventimigliese Massimo Trifarò
Adesca minorenni su Facebook: arrestato il macellaio ventimigliese Massimo Trifarò

L’uomo dovrà rispondere delle accuse di estorsione, minacce, violenza sessuale, sostituzione di persona, detenzione di materiale pedopornografico

Arrestato questa mattina dal Commissariato di Ventimiglia e dalla Polizia Postale di Imperia Trifarò Massimo, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare del Tribunale di Genova, in quanto era stato denunciato dalla Polizia di Stato alcuni mesi or sono per la propria “attività” su Facebook.
Il Trifarò, residente a Ventimiglia, di professione macellaio, era stato oggetto di oltre 40 denunce per aver adescato altrettante minorenni, “selezionate” tra gli oltre duecento contatti sul proprio profilo personale di Facebook.
Alle prime ore dell’alba è stato condotto nel carcere genovese di Marassi a disposizione dell’autorità giudiziaria, di fronte alla quale dovrà rispondere delle accuse di estorsione, minacce, violenza sessuale, sostituzione di persona, detenzione di materiale pedopornografico.
Nel corso della perquisizione è stato trovato anche un coltello ed una carta di credito proveniente da reato.
Il provvedimento era scaturito da una “confidenza” raccolta dai Poliziotti del Commissariato presso le Scuole Medie “Biancheri” che, a
seguito di un’indagine molto delicata (per il coinvolgimento di minori), era diventata una notizia di reato dai risvolti preoccupanti: il Trifarò, infatti, dopo aver creato un falso profilo su Facebook a nome di Davide Balestra (con tanto di foto di un ignaro e sconosciuto adolescente), si era insinuato nelle “amicizie” di numerose ragazzine tra i 12 e 16 anni, persuadendole a chattare con lui, acquisendone così la confidenza, tanto da farsi mandare fotografie che le ritraevano nude o in biancheria intima:  in particolare, dopo aver carpito la fiducia di una ragazza di 14 anni, aveva cominciato a minacciarla per costringerla a girare un video intimo con la web cam del computer; si era poi presentato a lei con un’altra identità, dicendole di aver distrutto il video girato da “Davide Balestra” e che, quindi la ragazzina avrebbe avuto un debito di riconoscenza con lui, vantando un credito di 50 euro, che riusciva ad ottenere.
Nel caso di un’altra ragazzina (questa volta di 12 anni) si era “limitato” alle minacce di “picchiarla in una galleria buia” se non gli avesse inviato una foto che la ritraeva a seno nudo.
Ma non si è fermato qui: dopo aver raccolto cospicuo materiale pedopornografico (tra cui le foto di numerose ragazzine da lui ingannate), lo ha condiviso in rete con un noto programma di “file-sharing”, come è stato appurato dalla Polizia Postale dopo un’attenta analisi tecnica del suo personal computer nel quale sono stati trovati anche filmati dai titoli (e contenuti) inequivocabili.
A completare il quadro dell’attività del Trifarò si aggiunge anche il capo di accusa di violenza sessuale, per aver costretto una ragazza
di 14 anni ad avere rapporti sessuali, minacciandola di raccontare ai genitori di “avere avuto una storia con lui”.
Il Giudice per le Indagini Preliminari di Genova ha ritenuto quindi che, allo stato, l’unica misura cautelare adeguata alla natura e alla gravità dei fatti commessi ed idonea a prevenire la reiterazione di ulteriori reati sia quella della custodia cautelare in carcere.

Si coglie l’occasione per sottolineare che da tempo la Polizia di Stato collabora con istituti scolastici e associazioni garanti dei diritti dell’infanzia come l’ Unicef per promuovere nel comprensorio la cultura della sicurezza in rete, per informare gli studenti sui rischi della navigazione in Internet e sensibilizzarli ad un uso consapevole e responsabile della rete, coinvolgendo anche le famiglie ad una partecipazione sempre più attiva ed un maggior controllo anche per evitare soprattutto contatti di amicizia a rischio nei social network e la dipendenza da internet.
Si ricorda alle famiglie l’importanza di rivolgersi alla Polizia in analoghe situazioni per ottenere l’aiuto necessario con la massima riservatezza.