Il Teatro Dell’albero e il Museo Civico incontrano Ottavia Piccolo

22 maggio 2011 | 07:42
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Il Teatro Dell’albero e il Museo Civico incontrano Ottavia Piccolo

Si è trattato di un gustoso anticipo, a tu per tu con l’attrice protagonista, dello spettacolo serale che è poi andato in scena alle ore 21 nella sala Beckett di San Lorenzo al mare

Sabato 21 maggio, alle ore 18 si è aperta la breve rassegna Dietro la maschera: incontri di teatro, nata dalla collaborazione del Museo Civico con il Teatro dell’Albero. Si è trattato di un gustoso anticipo, a tu per tu con l’attrice protagonista, dello spettacolo serale che è poi andato in scena alle ore 21 nella sala Beckett di San Lorenzo al mare.
Questa è infatti la formula pensata da Franco La Sacra, direttore artistico del teatro e da Loretta Marchi, direttrice del Museo e della Biblioteca Civica di Sanremo: gli attori che partecipano alla rassegna teatrale l’Albero in prosa incontrano nel pomeriggio il pubblico e stimolati dalle domande del giornalista Stefano Delfino, spiegano la genesi dello spettacolo di cui sono protagonisti.

Il primo dei tre appuntamenti è stato inaugurato da Ottavia Piccolo, attrice dalla solida e lunga carriera che attualmente dedica il suo teatro al dovere della testimonianza civile. Donna non rieducabile è il testo che Stefano Massini ha tratto dagli scritti di Anna Politkovskaja e che Ottavia Piccolo ha presentato di fronte al pubblico della sala conferenze del Museo civico.
L’attrice ha spiegato l’affinità che la lega a Massini con la necessità, per entrambi, di parlare di argomenti scomodi ma ineludibili com’è appunto quello della libertà di stampa, ovvero narrare i fatti di cui si è testimoni senza curarsi di urtare il potere politico.
È questa una libertà che 300 giornalisti russi, oltre Anna, hanno pagato con la vita e che anche nella democratica Europa è costata cara all’italiana Ilaria Alpi che indagava su un traffico d’armi e di rifiuti tossici.
Un testo ‘didattico’, quindi, ricordava la Piccolo, che andrebbe letto e commentato nelle scuole di giornalismo perché nessuno dimentichi mai la differenza tra l’essere un giornalista vero o un semplice portavoce del potere.
Ottavia Piccolo ha parlato anche di come ha pensato e affrontato la lettura delle parole di Anna, prendendo le distanze da ogni immedesimazione e somiglianza per trasmetterne con asciuttezza il dramma civile e personale.

E veniamo allo spettacolo serale, un memorandum teatrale su Anna Politkovskaja, costruito da Massini con una serie di istantanee, 21 momenti del lavoro della giornalista che sono altrettante situazioni da lei vissute. Attraverso il tono distaccato e fermo di Ottavia Piccolo ripercorriamo una serie di atrocità spaventose compiute dai Russi in Cecenia e che Anna Politkovskaja racconta con la lucidità disperata di un dovere da compiere fino in fondo. In scena l’arpa di Floraleda Sacchi punteggia la voce dell’attrice con un commento sonoro spigoloso e straziante come la prosa scarna della giornalista russa.
Man mano che gli articoli di Anna escono sulla Novaja Gazeta diventa sempre più chiaro che il suo destino è segnato. A partire dal 2001 si susseguono minacce, insulti, arresti, perfino una esecuzione simulata e l’avvelenamento in aereo per impedirle di raggiungere la scuola di Beslan durante l’assalto del 2004. A rendere ancora più amari gli ultimi mesi della Politkovskaja c’è il senso di colpa per aver causato la morte di due donne: una cecena colpevole solo di averle parlato e una sconosciuta entrata nel suo condominio e scambiata per lei.
Non cerca l’immedesimazione Ottavia Piccolo ma in alcuni momenti le loro personalità si sovrappongono e allora i corti capelli grigi di Ottavia, portati con tutto l’orgoglio della sua splendida maturità, diventano quelli di Anna e la fragilità dell’una rivive nella figura eretta dell’attrice che le dà voce in scena per la novantunesima volta.

Uccisa il 7 ottobre del 2006 Anna Politkovskaja cade in ascensore nel suo sangue e in mezzo ai pacchetti sfuggiti dalla borsa della spesa che teneva in mano. Doveva morire, e lo sapeva, per quel suo essere un testimone scomodo e tenace, per quei suoi appunti che raccoglieva in vista di un futuro processo per i crimini di guerra in Cecenia. Doveva morire perché la sua inflessibilità non era ‘rieducabile’.
Con la sua morte, tenuta il più possibile in sordina, è iniziata immediatamente la cancellazione della sua memoria da parte del regime russo ma fino a quando un’attrice del peso artistico di Ottavia Piccolo, in qualche parte del mondo, anche sul piccolo palcoscenico della sala Beckett, farà risuonare le sue parole, le scomode verità di Anna Politkovskaja continueranno a disturbare i suoi assassini.
Teatro esaurito e adesione convinta del pubblico.