Inceneritore a Bevera, lettore: “Gravissimi problemi per la salute”

10 marzo 2011 | 18:05
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Inceneritore a Bevera, lettore: “Gravissimi problemi per la salute”

“Sig. Scullino spero che ora sia più informata e provveda all’immediata chiusura perchè molti malati potrebbero chiederle spiegazioni più che giustificate!!”

Per l’ennesima volta e fino a quando il nostro sindaco Gaetano Scullino non avrà dato una risposta,c ontinuero’ ad informare la gente sui rischi che si corrono, a livello di salute, per colpa dell’inceneritore della Val Bevera.
Dato che nonostante numerosi articoli e richieste di chiusura immediata dell’apparecchio non si ottiene dal sindaco risposta…..e se ne capiscono le ragioni….ci tengo a fargli presente che l’inceneritore è un arma di distruzione di massa e non sono io a dirlo ma fra i migliori scienziati e dottori del mondo fra cui il dottor Stefano Montanari che in un intervista spiega i rischi degli inceneritori e delle nanoparticelle.
Tempo fa esordì con una dichiarazione lapidaria:
"Un sindaco che consente l’installazione di un incenitore in città commette un genocidio."
Ora ci spiega il motivo.

"Prendendo ad esempio l’inceneritore di Brescia in cui bruciano 800mila tonnellate di rifiuti l’anno, proprio per la legge fisica della conservazione della materia, conosciuta sin dalla fine del ‘700 in cui Lavoisier affermò che "nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma", anche i rifiuti che immettiamo in un inceneritore subiscono una trasformazione, ma non possono scomparire."

Da Wikipedia leggiamo:
…. egli (Lavoisier) mostrò che, anche se la materia cambia il suo stato con una reazione chimica, la quantità di materia è la stessa all’inizio e alla fine di ogni reazione. Bruciò fosforo e zolfo nell’aria, e dimostrò che il prodotto pesava più della materia iniziale. Ciò non di meno, il peso acquisito era stato preso dall’aria. Questi esperimenti fornirono la prova per la legge di conservazione della
massa (in una reazione chimica la massa dei reagenti è esattamente uguale alla massa dei prodotti). (Wikipedia)

E quindi, continua Montanari, anche i rifiuti non scompaiono ma, bruciando, si trasformano.
Si trasformano in elementi talmente sottili che diventano ancora più pericolosi perché, se inalati, si infiltrano in ogni parte del nostro organismo.
E sono le nanoparticelle.

E c’è di peggio.
Alle tonnellate di rifiuti trattate, vanno aggiunti altrettanti materiali che servono per la loro combustione: acqua, metano, carbone, ecc.. che, nel processo totale, per lo stesso principio di Lavoisier, trasformandosi anch’essi, si sommano al materiale di base, e quindi alle 800mila tonnellate di immondizie da incenerire se ne sommano altrettante per la combustione, con il risultato di 1600000 tonnellate
di nanoparticelle che vengono disperse per aria e sono ancora più tossiche del materiale iniziale.
Le nanoparticelle sono invisibili ma nocivi al nostro organismo perché sono polveri non più degradabili ma eterne.

Quando le polveri vengono inalate, o mangiate, perché si depositano su frutta e verdura e quindi entrano nella catena alimentare, passano nel sangue e lì restano.
A differenza di altre polveri grossolane che si fermano alle prime vie aeree e possono essere eliminate soffiandosi il naso, le polveri sottili, molto più numerose, riescono a penetrare in profondità anche nell’alveo polmonare e da lì, in un minuto già sono nel sangue, e in 60 min negli organi..fegato, cervello, gonadi, stomaco…

Tali organi poi si comportano come filtri, imprigionano le polveri che restano lì in eterno.
Inoltre, se superano una certa concentrazione, l’organo reagisce e attornia le polveri con del tessuto infiammatorio che resta per tutta la vita.
Il problema è che una infiammazione blanda ma cronica ha una maggiore probabilità di trasformarsi in un cancro.

Ma potrebbe succedere anche che le polveri possono dare origine a dei coaguli nel sangue, causa di trombosi.
Inoltre sono polveri che la madre trasmette al feto e dare origine a malformazioni fetali o aborti.
O anche si possono annidare nel pancras e determinare il diabete.
Pare che dopo il disastro delle torri gemelli, a causa della enorme quantità di polveri sottili disperse nell’aria, i casi di diabete sono aumentati in maniera esponenziale.

Ma allora se gli inceneritori non sono adatti alla risoluzione del problema dei rifiuti, quali tecniche di smaltimento occorre adoperare?

Montanari è lapidario: il rifiuto più facile da smaltire è quello che non c’è.
E quindi occorre attivarsi per la riduzione dei rifiuti.
In Irlanda hanno tassato il sacchetto di plastica: 15 cent e sono diminuiti del 92%.

Già tassare l’imballo, pagare maggiormente per gli imballi più ingombrati, potrebbe essere una delle soluzioni. Calcolando che il 50/ 60 % dei rifiuti in discarica è costituito dagli imballi.

Noi ci illudiamo che l’usa e getta sia sinonimo di ricchezza "sono ricco in ragione di quanto butto"
Ora invece non ce lo possiamo più permettere e occorre invece privilegiare materale recuperabile.
Occorre anche migliorare la qualità dei prodotti: i prodotti che danno rifiuti non gestibili non possono essere giudicati idonei.
In germania le auto sono costituite da pezzi completamente riciclabili altrimenti non vengono omologate.
Un esempio di prodotto con imballo valido è il gelato: anche il cono che lo contiene è utilizzato.

Questa è una nuova sfida per i progettisti: fare in modo che l’imballo possa essere riciclato.

Per smaltire i rifiuti invece dovrebbero essere progettati e sperimentati i sistemi a freddo. A Pesaro un signore ha inventato un sistema a freddo, molto promettente ma non riesce a sperimentarlo, nessun comune è disponibile a ospitarlo.
Il problema è che con i sistemi a freddo non si fanno soldi. Mentre invece ne circolano in abbondanza per gli inceneritori.

Vi sono inoltre dei sistemi di abbattimento delle polveri. Lo stesso Montanari ha sperimentato un metodo al comune di Roma, montando sul tetto degli autobus una tecnologia che trasforma le polveri sottili in mattoncini di materiali inerti.

La vergogna del microspopio elettronico:
Comprato con i soldi di una sottoscrizione popolare e pagato 370mila euro, il microscopio elettronico serviva per la ricerca sulle nanoparticelle dei dottori Gatti e Montanari che, per trasparenza era stato affidato all’Associazione Bortolani onlus con la gestione alla dott. Gatti.
Bene l’associazione ha deciso di ufficio di trasferire il miscrospopio a Urbino, dove nessuno lavorerà mai sulle nanoparticelle.
E’ evidente che fattori esterni al mondo della ricerca siano intervenuti per interrompere le ricerche sulle nanoparticelle, troppo scomode al business degli inceneritori.

Sig. Scullino spero che ora sia più informata e provveda all’immediata chiusura perchè molti malati potrebbero chiederle spiegazioni più che giustificate!!