Ventimiglia, 16 milioni di euro evasi dal gruppo di Pietro Pesce scoperti dalal Guardia di Finanza

8 febbraio 2011 | 18:01
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Ventimiglia, 16 milioni di euro evasi dal gruppo di Pietro Pesce scoperti dalal Guardia di Finanza

Tra le undici persone per le quali e’ stato richiesto il rinvio a giudizio dal pm Paola Calleri, oltre a Pietro Pesce, anche le figlie dell’uomo, Giovanna e Paola

Sono 170 gli acquirenti di immobili interrogati nell’indagine della Guardia di Finanza che ha portato a scoprire un’evasione fiscale di circa 16 milioni di euro, nei confronti di alcune società riconducibili al gruppo di Pietro Pesce, 76 anni, noto imprenditore del ponente ligure, col suo centro di interesse tra Celle e Albissola Marina, nel savonese.
Tra le undici persone per le quali e’ stato richiesto il rinvio a giudizio dal pm Paola Calleri, oltre a Pietro Pesce, anche le figlie dell’uomo, Giovanna e Paola.
Giovanna, 48 anni, era stata fermata dai finanzieri di Ventimiglia alla frontiera nel 2008 con 273 mila euro, nascosti nei mutandoni con doppio fondo.
E ancora, e’ stato chiesto il rinvio a giudizio per Stefano Parodi, presidente del consiglio provinciale di Savona ed ex sindaco di Albissola Marina, un commercialista di Savona, Davide Reverdito, l’agente monomandatario per le vendite di immobili, Carmelo Chinnici, Alberto Ferrando, dipendente di Pesce, la segretaria comunale Maria Enrichetta Boschi, la responsabile dell’urbanistica di Celle, Sonia Mitra e l’avvocato Giuseppe Muscolo, quest’ultimo indagato per violazione dei sigilli e favoreggiamento.
A febbraio dello scorso anno, era invece uscito di scena il dirigente delle Agenzie delle entrate, Roberto Bonfanti.
Le accuse, a vario titolo, vanno dalla corruzione, al riciclaggio, dall’abuso d’ufficio, al falso ideologico e truffa aggravata.
L’episodio ritenuto piu’ interessante sarebbe quello di una mazzetta da 50mila euro, che secondo le accuse della procura, sarebbe finita nelle mani di un sindaco del savonese, tramite un altro politico. E poi, centinaia di case ‘presentate’, truccando le carte, con un prezzo piu’ basso ma vendute in realta’ a un prezzo pieno, la cui differenza era tutta in nero.

(ANSA)