Situazioni carceri: intervengono Roberto Ormea (SEL) e Claudio Martini (IDV)

1 gennaio 2011 | 22:04
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Situazioni carceri: intervengono Roberto Ormea (SEL) e Claudio Martini (IDV)

“Riteniamo altresì fondamentale che i detenuti vengano considerati persone a tutti gli effetti, e mai private dei loro inalienabili diritti”

Roberto Ormea, consigliere provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà, e Claudio Martini, consigliere provinciale di IDV, intervengono sulla situazione delle carceri:

La morte di Fernando Paniccia, detenuto nel carcere di Sanremo, lo scorso 27 Dicembre 2010, impone ancora una volta una riflessione sulla condizione delle persone che scontano il loro periodo di pena entro gli istituti penitenziari. Fernando Paniccia è morto a 27 anni, presumibilmente per arresto cardiaco, a causa delle sue proibitive condizioni di salute. Paniccia è il secondo detenuto morto nel carcere di Sanremo in soli 8 mesi. Il 25/05 era morto Giuseppe Bonafè, 44 anni, presumibilmente per una caduta dal terzo livello del letto a castello.
Le questioni che le due morti sollevano sono molteplici:
In regime di sovraffollamento, caratteristica ormai costante di molti penitenziari italiani, è possibile prestare la dovuta attenzione a tutti, e in particolare a persone dal quadro personale e clinico complesso e problematico?
Il personale, composto di agenti penitenziari, ma anche di tutti quegli operatori e volontari, specialistici e non, che operano nelle carceri, è adeguato come numero e come formazione, al fine di fornire l’adeguato supporto, promuovere i progetti di assistenza sanitaria e recupero sociale richiesti? La risposta non può che essere negativa: secondo un dossier sugli istituti penitenziari liguri redatto la scorsa estate 2010 dal Consigliere Regionale SEL Matteo Rossi e dall’avvocato Alessandra Ballerini, il carcere di Sanremo ha una popolazione carceraria di quasi 400 unità, il doppio dei numeri disponibili in termini di capienza della struttura; un terzo dei detenuti è tossicodipendente.
Il personale degli agenti di custodia, numericamente insufficiente, come in tutti gli istituti liguri e italiani in generale, è sottoposto inoltre a vari generi di stress e soggetto a turni di lavoro spesso massacranti.
In generale, i numeri delle carceri italiane ci dicono di un sovraffollamento sempre maggiore, di condizioni proibitive relativamente alla qualità della vita, di un aumento delle morti in carcere, un terzo delle quali per suicidio.
Riteniamo importante che i luoghi di pena, dimenticati sovente dalle istituzioni, non si degradino a discariche sociali per i soggetti marginali della nostra società, ma divengano luoghi di attenzione alla persona, di recupero delle abilità e delle risorse, di reinserimento sociale per i detenuti.
Chiediamo alle istituzioni competenti, in primo luogo al Ministero della Giustizia, che vengano stanziate le risorse necessarie per ottemperare agli obiettivi di cui sopra.
Riteniamo altresì fondamentale che i detenuti vengano considerati persone a tutti gli effetti, e mai private dei loro inalienabili diritti. Per questo motivo, in linea con la proposta di legge già presentata in Consiglio Regionale da Sinistra Ecologia Libertà nella persona di Matteo Rossi (sottoscritta anche da consiglieri IDV e Fed. Sinistra), chiediamo che negli istituti penitenziari liguri, come già in altre regioni italiane, venga istituita la figura del Garante dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, a tutela degli elementari bisogni e diritti delle persone detenute.
Crediamo che questo sia un atto dovuto e un imprescindibile segno di civiltà: "Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni" (Fëdor Michajlovič Dostoevskij).