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Sanremo, lettrice interviene sui problemi dell’Autostazione di piazza Colombo

27 gennaio 2011 | 12:12
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Sanremo, lettrice interviene sui problemi dell’Autostazione di piazza Colombo

“E’ ora di non accettare più questa logica da insignificanti pedine da spostare a piacimento, vogliamo ci venga restituita la dignità di Cittadini”

chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo: sono i quesiti fondamentali che l’uomo, inteso nel senso nobile della parola, si pone da quando il lume della ragione si accende nella sua mente e che quasi mai trovano risposta, se non nell’ambito della fede che però, pur essendo un bene offerto a tutti, non è da tutti accolto.
Ora questi stessi quesiti irrompono nel quotidiano di ciascuno di noi cittadini, utenti, clienti quando ci sentiamo pedine da spostare su una scacchiera a piacere dei giocatori, senza che possiamo influenzare decisioni ed iniziative che ci riguardano personalmente, uno per uno, e che nella maggior parte dei casi tendono a rendere sempre più difficoltose e onerose le nostre già pesanti incombenze quotidiane, siano esse lavorative o domestiche, e quasi sempre entrambe contemporaneamente.
Tralasciamo il lungo elenco che dovremmo fare: limitiamoci ai disagi contingenti che continuano a pesare sugli utenti del trasporto pubblico locale e, principalmente, a partire proprio dall’Autostazione di Piazza Colombo.
I responsabili, non essendo stati in grado di mantenere ordine e pulizia nella parte coperta da dove, fino a qualche tempo, fa avvenivano numerose partenze, non avendo potuto "sfrattare" i balordi che disturbavano, rendendo pericolose le manovre e svolgevando le loro attività più o meno lecite tra i passeggeri in attesa, hanno pensato bene (si fa per dire!), una volta ristrutturato l’ambiente con interventi di asfaltatura e imbiancatura, di "sfrattare" i passeggeri chiudendo l’accesso al pubblico e spostando le partenze all’aperto con l’allestimento di un piccolo marciapiedi privo di pensilina sul lato ovest dell’Autostazione.
Come opporsi a cotanta strategia? Subendo una decisione impopolare e armandosi di sciarpa quando tira vento e di ombrello quando piove, ritagliandosi spazi per passeggini e carrozzine e posando borse pesanti e ingombranti, di solito colme di generi alimentari, direttamente sul selciato perché, più lunga è l’attesa e più il peso si fa sentire, creando disagio e sofferenza.
Ma tant’è, si fa buon viso a cattivo gioco e si tira avanti.
Adesso però, in vista del prossimo Festival canoro, che cosa è accaduto? Semplicemente quello che non avrebbe dovuto: l’area destinata ai passeggeri "sfrattati" è stata occupata dal solito, ingombrante mezzo della Rai cui era sempre stata concessa quando non vi insistevano le partenze. E’ evidente che la stessa Rai non può essere considerata responsabile dell’occupazione, in quanto ovviamente autorizzata dai responsabili del trasporto pubblico locale, ma questo aggrava di molto i disagi dei passeggeri costretti a sostare in zona a rischio, senza protezione alcuna e, nel contempo, a rendere difficoltose le manovre di uscita dei mezzi dalla rimessa coperta, di salita dei passeggeri, il tutto senza dimenticare la strettoia che così si è venuta a creare all’uscita delle corriere su Via Manzoni.
Ora, come recita un vecchio detto popolare, non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca, ma sembra che alla Riviera Trasporti la pensino diversamente, per loro la quadratura del cerchio è pratica di ordinaria amministrazione e, in quest’ottica, hanno previsto un pesante aumento delle tariffe, un altrettanto sconsiderato taglio delle corse urbane, l’eliminazione dei filobus, mezzo non inquinante e, a tale proposito, riesce incomprensibile come il nostro Sindaco progetti di dotare il Comune di mezzi esclusivamente elettrici senza opporsi energicamente ad un cambiamento che va esattamente nella direzione opposta, smentendo sé stesso che, in campagna elettorale (sì, va beh!), aveva affermato che in Città avrebbero dovuto circolare soltanto "filobus"!
Ecco perché, in circostanze come queste, ritornano le domande fondamentali: chi siamo? E la risposta sembra essere ovvia: delle pedine, piatte e senza identità, neppure le figure degli scacchi con la loro dignità di Re, Regine, Fanti, Pedoni ecc., da spostare a piacere, secondo l’umore del giorno e la direzione del vento, perché così pare vengano prese le decisioni che riguardano gli utenti dei servizi pubblici cittadini.
Da dove veniamo? Ma dalle nostre abitazioni, dove i mezzi di informazione ci raccontano che contiamo come il due di picche a briscola e che il destino del nostro Paese non è nelle nostre mani, perché sono sempre altri a decidere per noi e invece di rappresentarci rappresentano solo sé stessi.
Dove andiamo? Al lavoro, a fare spesa, ad accompagnare i figli a Scuola, a sbrigare incombenze, a fare code agli sportelli, ad assistere ammalati, a cercare parcheggi dove non ce ne sono più e allora… scegliamo il mezzo pubblico! Ma pare proprio che all’Azienda non importi un bel niente di noi che aspettiamo al freddo o al caldo, che non troviamo una pensilina agibile (la soluzione forse, nell’ottica attuale, sarebbe di toglierle!), che il traffico limiti la puntualità dei passaggi allungando i tempi di attesa, che ci sia una larga fetta di passeggeri che non pagano facendosi beffa di coloro che lo fanno e aggiungendo la beffa al danno, li costringono a a viaggiare in piedi, mentre loro occupano i posti a sedere e gli spazi riservati.
E, per favore, non mi si venga a dire che l’Autostazione di Piazza Colombo è destinata a scomparire per fare spazio ad una megapiazza con meraviglie assortite: credo di poter dire che questa è una delle pagine che compongono il famoso libro dei sogni che i nostri amministratori amano ogni tanto sfogliare, mentre nel frattempo l’esistenza dei Cittadini diviene sempre più difficile, faticosa, avvilente, tra sporcizia e degrado, incuria e insicurezza.
A quando, nell’impossibilità di approntare provvedimenti concreti, tempestivi ed efficaci, chiuderemo la Città, come è stato fatto con la parte coperta dell’ autorimessa di Piazza Colombo, con i parcheggi centrali che servivano anche a quei commercianti che hanno brindato alla chiusura del primo tratto di Via Matteotti, con il valzer di Piazza Eroi dove non si è avuto il coraggio di riconoscere l’errore iniziale cercando di rimediare con manovre dilettantesche?
E’ ora di non accettare più questa logica da insignificanti pedine da spostare a piacimento, vogliamo ci venga restituita la dignità di Cittadini e, nel caso dell’Azienda di Trasporto Locale, vorremmo che tra i rappresentanti sindacali dei lavoratori fosse inserita e riconosciuta la rappresentanza degli utenti, affinché anche la loro voce possa fornire indirizzi utili al miglioramento delle condizioni di un servizio che non può e non deve essere gestito con la logica del "decido tutto io", anche perché non sempre chi decide ha dimostrato di saperlo fare al meglio, anzi!

Teresa Barazzetti