Sui muri di Sanremo sarcastiche “pasquinate” contro Claudio Scajola

21 maggio 2010 | 05:06
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Sui muri di Sanremo sarcastiche “pasquinate” contro Claudio Scajola

Dal giorno delle sue dimissioni da Ministro delle Attività produttive, nella città dei fiori Claudio Scajola è fatto oggetto di vignette a volte spiritose a volte sarcastiche e feroci, sempre rigorosamente anonime

Da alcuni giorni, cioè da quando Claudio Scajola, nume tutelare e cavallo di razza della politica locale, ha rassegnato le proprie dimissioni da Ministro delle Attività Produttive, sui muri di Sanremo, l’eterna rivale in provincia del capoluogo Imperia feudo incontrastato della famiglia Scajola, sono comparse sui muri del centro cittadino alcune sarcastiche, ed in certi casi anche feroci, “ pasquinate” sotto forma di manifestini confezionati al computer.

Si usa chiamare “ pasquinate” queste forme anonime e scritte di dissenso dal momento che nella Roma papalina dell’ottocento il popolo era solito affiggere manifesti di protesta contro il governo, redatti in romanesco stretto, alla statua romana di Pasquino che si ergeva, e si trova tuttora, a metà del Corso, il rettifilo che collega Piazza del Popolo con Piazza Venezia.

Non trovandosi cotante vestigia scultoree nell’antica Matuzia ci si accontenta di affiggere i manifesti un po’ qua, un po’ la, nelle vie del centro cittadino. Le prime di queste “ pasquinate” apparvero in Via Giovanni Marsaglia all’indomani delle dimissioni di Claudio Scaiola, poi fu la volta della bacheca posta sotto il portico Renzo Orvieto cioè il passaggio che collega la barocca “ platea civitatis” sanremese ( Piazza Nota e Piazza Cassini) alla commerciale Via Palazzo. Su questo manifesto compare uno Scajola tratteggiato fin nei minimi particolari con un fiore in bocca che nelle intenzioni del disegnatore dovrebbe essere un anemone, intesa come pianta.

Chiarissimo il riferimento a Diego Anemone il costruttore accusato di aver fatto consegnare dall’architetto Zampolini all’ormai ex ministro ben ottanta assegni circolari per un valore complessivo di novecentomila Euro affinché l’uomo politico imperiese potesse perfezionare a Roma l’acquisto di un ammezzato in un moderno edificio di Via del Fregutale a pochi passi dal Colosseo. Ammezzato dalle cui finestre comunque non si gode neanche un ampia vista dell’imperiale Anfiteatro Flavio come, invece, vaneggiato da molti mass- media.

“ L’uomo dall’anemone in bocca”, come lo ha definito il Pasquino in salsa matuziana, poi ieri è stato fatto oggetto di un’ulteriore vignetta, questa volta decisamente più feroce, che lo ritrae in compagnia della moglie, Maria Teresa Verda. Quest’ultima nei giorni scorsi avrebbe rilasciato un’intervista al quotidiano Repubblica asserendo che l’unico motivo del silenzio in ordine alla vicenda, da parte del consorte, sarebbe da addebitarsi alla sua intenzione di non inguaiare altre persone. Il contenuto dell’intervista è stato immediatamente stigmatizzato dall’ex ministro.

Ancora ieri il giornalista di Repubblica Marco Preve tornava sulla donna sostenendo che gli ex suoi colleghi, Maria Teresa Verda era insegnante di storia dell’arte all’Istituto artistico di Oneglia, le avessero chiesto di stare al loro fianco piuttosto che a quello del ministro Gelmini dal momento che, in base alla riforma voluta dal titolare del dicastero della Pubblica Istruzione, la scuola d’arte di Imperia sarebbe oggi destinata alla chiusura. Proprio alla Scajola- story apparsa su Repubblica è dedicata la vignetta affissa sul cantone tra Via Venti Settembre e Corso Orazio Raimondo. In essa assai ingloriosamente Scajola appare mentre spiega di non voler parlare perché tanto “ una mano lava l’altra”. Ancora ignoto l’autore o gli autori di queste “ pasquinate”: d’altronde se non continuassero a rimanere anonimi avrebbe anche poco senso chiamarle in tal modo.

Sergio Bagnoli