Sanremo non è una, ma “tante”: alcune incantano, altre inquietano, altre ancora sconcertano
A Sanremo si compie, comunque, un prodigio: nelle sue vie, nelle sue piazze, nei suoi angoli, nei suoi ambienti si percorre un viaggio sempre inedito, specchio delle sue molte anime
Sanremo non è una, ma "tante". Alcune incantano, altre inquietano, altre ancora sconcertano Frammenti di Sanremo e delle sue storie. Una Sanremo moltiplicata come una rappresentazione di didascalie emotive, vicine e distanti da mode e tendenze.
Una cosa, tuttavia, rimane la stessa: questa città accende passioni.
A Sanremo si compie, comunque, un prodigio. Nelle sue vie, nelle sue piazze, nei suoi angoli, nei suoi ambienti si percorre un viaggio sempre inedito, specchio delle sue molte anime.
E oggi l’antico si coniuga con il nuovo, si confonde con stili opposti, con etnie rissose, con dimensioni informi, con ondate di suoni caotici e scomposti, con graffiti di street art dalle origini varie. Un itinerario che coglie ed interpreta alterne emozioni e vaghe sensazioni. Un labirinto di passi capace di aderire all’attimo fuggente, di esprimere percezioni da impaginare in cataloghi della
vanità. Una volontà di consegnarsi all’imprevedibilità, di spegnere i rumori di fondo e di cancellare i riferimenti contingenti, per slanciarsi verso un assoluto inatteso. E’, per certi versi, il racconto dello stato dell’anima, quello di Sanremo. Il risultato è stupore, ma anche smarrimento. Perché a Sanremo riesci ormai a vedere tutto dalla cima delle sue costruzioni, dai profili delle sue figure. Di
fronte agli spazi e agli scorci, ai paesaggi marini e collinari, alle sagome delle sue struggenti geografie, chi visita Sanremo si comporta come un investigatore e, insieme, come un architetto. Spesso non sa più riconoscere territori familiari di una reliquia dell’immaginario internazionale. Trasforma i suoi reportage in esercizi spirituali. Nel post moderno, Sanremo può giocare su tutto, anche con la morte.
Pierluigi Casalino